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IDROSCALO 93 - regia Ivan Castiglione

"Idroscalo 93", regia Ivan Castiglione. Foto Vincenzo Antonucci "Idroscalo 93", regia Ivan Castiglione. Foto Vincenzo Antonucci

La morte di Pier Paolo Pasolini
Drammaturgia di Mario Gelardi
Consulenza di Carla Benedetti
Con Ivan Castiglione e Riccardo Ciccarelli
Voice Over Connie Bismuto
Musiche originali Mariano Bellopede
Regia di Ivan Castiglione

produzione Nuovo Teatro Sanità
Napoli, Nuovo Teatro Sanità 3, 4, 5 marzo 2017

www.Sipario.it, 4 marzo 2017

Un anniversario importante: per riflettere senza mai dimenticare; per celebrare il Poeta, ricchezza inestimabile che il Paese ha perduto (come sottolineato da Alberto Moravia). Tributo e testimonianza di cui, con senso civico e riconoscenza, si fanno carico validi autori e drammaturghi come Mario Gelardi.
Idroscalo 93 è una toccante riscrittura della morte di Pier Paolo Pasolini: il caso, non solo giudiziario; il mistero fitto che da 42 anni tiene l'Italia con il fiato sospeso, impedendole di far pace con il proprio passato e di ritrovare un'identità civile.
Mario Gelardi e il Nuovo Teatro Sanità (coraggioso avamposto della cultura in un quartiere partenopeo particolarmente difficile) scelgono di rappresentare lo spettacolo nel weekend in cui ricorre l'anniversario della nascita di Pier Paolo Pasolini: per offrire con generosità uno spunto al pubblico napoletano; l'opportunità di riflettere e conoscere.
La regia è affidata a Ivan Castiglione, che è anche protagonista. Mattatore, deus ex machina, voce narrante e coriaceo scuotitore di coscienze. Castiglione entra in scena portando sulle spalle una figura umana, come un sacco di rifiuti: è Giuseppe Pelosi, il 17enne accusato dell'omicidio Pasolini.
Il poeta, drammaturgo, scrittore, regista e giornalista, viene ammazzato nella notte del 2 novembre 1975 all'Idroscalo di Ostia. La presenza di Pelosi sul luogo del delitto, unitamente al fatto che stesse trascorrendo la serata insieme a Pasolini, è ad oggi l'unico fatto certo.
Perché è stato ucciso Pier Paolo Pasolini? La domanda viene ripetuta continuamente durante lo spettacolo (presentato per la prima volta al Teatro Mercadante nel 2002 nell'ambito del Progetto Petrolio di Mario Martone). Un excursus serrato, il cui ritmo non può concedere tregua, degli atti del processo Mattei. Enrico Mattei, presidente dell'ENI, scomparso in un attentato nei cieli di Bascapé nel 1962. Di lui Pasolini scriveva nel suo libro/inchiesta Petrolio: incompiuto. E sempre su Mattei faceva ricerche Mauro De Mauro, giornalista e consulente del regista Gianfranco Rosi (che avrebbe realizzato un film): anche queste indagini rimasero incompiute, dopo la misteriosa sparizione del cronista De Mauro.
Una spirale di veleni e morti ammazzati da cui l'Italia non riesce a uscire da decenni. Un vortice di casi irrisolti, di verità che non hanno prove pur essendo sotto gli occhi di tutti; di delitti che non si possono confessare, ma si devono gridare. In faccia alla gente, ai ben pensanti, agli indifferenti. Proprio come fa il regista e protagonista Castiglione (partendo dal testo di Gelardi), dando insieme all'altro personaggio (interpretato da Riccardo Ciccarelli) una magistrale prova fisica.
Un oceano di melma, una macchia scura e puzzolente di petrolio in cui il gabbiano resta annegato. Il suo canto, però, continua a volare alto. La poesia resta. Come ricordava Alberto Moravia nel famoso elogio funebre all'amico Pier Paolo Pasolini, l'Italia nella notte del 2 novembre 1975 ha perduto uno dei suoi maggiori poeti. E un poeta è rara grandezza di un Paese intero. La memoria, dunque, è omaggio civile contro lo smarrimento.

Giovanni Luca Montanino

Ultima modifica il Domenica, 05 Marzo 2017 05:15

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