regia Antonio Latella
di Carlo Goldoni
drammaturgia Linda Delisi
con Sonia Bergamasco, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Marta Cortellazzo Wiel, Marta Pizzigallo, Valentino Villa, Gabriele Pestilli
scene Annelisa Zaccheria
costumi Graziella Pepe
musiche e suono Franco Visioli
luci Simone De Angelis
produzione Teatro Stabile dell’Umbria
Pordenone, Teatro Verdi, 27, 28, 29 ottobre 2023
Chissà come sarebbe stata Mirandolina nell’adolescenza, nella prima giovinezza se solo Carlo Goldoni avesse pensato di scrivere un prologo a La locandiera, chissà quale sarebbe stato il carattere in via di formazione prima di diventare adulta. Che in questo caso più che mai significa donna arguta, lucida,ben padrona del proprio gioco e della propria sorte, dei sentimenti incontrati. La Mirandolina di Antonio Latella, nell’interpretazione della bravissima Sonia Bergamasco nell’allestimento del Teatro Stabile dell’Umbria controlla e per bene, sagacemente, i tre uomini che le girano attorno ospiti della propria locanda: due farfalloni innamoratisi subito e disposti più o meno a tutto per conquistarla, e il terzo, ultimo arrivato con fido servitore, altero e rigido nei suoi confronti. E’ un continuo di mosse psicologiche che si riverberano sulla scena, quello che succede, tanto da ribaltare la situazione del Cavaliere di Ripafratta, facendo perdere la testa anche a lui per la donna, nonostante le parvenze iniziali di forte misoginia. Un punto forte ce l’ha certo il personaggio del servo Fabrizio, altro innamorato di Mirandolina e servo fidatissimo, scelto non a caso come sposo dal padre della locandiera, alla sua morte (molto buona la prova di Valentino Villa). Succede di assistere così,e più che mai in questo allestimento, alla rivincita della donna, ai suoi gesti che di politico, come lo stesso Latella suggerisce, hanno molto, elevandola rispetto ai tempi narrati, rendendola sapientemente abile giostratrice che respinge le bassezze e la falsità, ma anche l’arrogante nobiltà e la spregiudicata spocchiosità di chi possiede denari. Ambientata in epoca moderna, visti i costumi, finalmente Mirandolina si libera di lazzi e frizzi spesso inutili visti talmente tanto nei testi goldoniani da far passare in secondo piano tutto il resto, cioè le vere denunce dello scritto, la vera introspezione. Goldoni fa un grande insegnamento, e Latella altrettanto nel suospettacolo, mostrando il peggio dell’umano ma anche il meglio, nella donna appunto, in questa figura che non permette di essere trascinata nei gorghi più bassi, subendo il ruolo di donna deciso a monte dalla società. Mirandolina trascina, e Sonia Bergamasco non si risparmia di certo in toni e sfumature padroneggiando la scena fino al completo, esaustivo lieto fine, a una scelta consapevole, ferrata, politica, appunto. Curiosi i costumi, dalla felpa al cappellino con visiera, alla tuta da ginnastica, a completi (anche)improbabili. Mirandolina gira a piedi scalzi o con un impegnativo paio di scarpe nere, in camiciola, l’unico un po’ fuori posto (solo per l’abbigliamento) pare essere il Cavaliere, con cappottone e infradito. I cascamorti si beccano la giusta punizione dalla loro padroncina, come amano chiamarla. Lo spettacolo è asciutto, elegante, si svolge tutto davanti a una scena parietale simbolica, sotto un’illuminazione raffinata a tratti smorzata, con musiche lievi ma di enorme effetto. Tutto è andato in scena al Verdi di Pordenone, moderno e funzionale teatro rinato una ventina di anni fa sulle ceneri del suo predecessore, davanti a un folto pubblico che ha giustamente tributato applausi alla compagnia. Gli attori, tutti da citare, dopo i precedenti, tutti bravi. Dall’Ortensia di Marta Cortellazzo Wiel e il suo profondo semi canto orgasmico alla Dejanira di Marta Pizzigallo, a Giovanni Franzoni e Francesco Manetti, nobili pieni di se stessi, al servitore Gabriele Pestilli, al Cavaliere Ludovico Fededegni. Francesco Bettin