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LUCIDO - regia Milena Costanzo e Roberto Rustioni

Lucido - regia Milena Costanzo e Roberto Rustioni Lucido - regia Milena Costanzo e Roberto Rustioni

di Rafael Spregelburd
Traduzione di Valentina Cattaneo e Roberto Rustioni
Regia di Milena Costanzo e Roberto Rustioni
Con Milena Costanzo, Antonio Gargiulo, Maria Vittoria Scarlattei e Roberto Rustioni
Assistente alla regia Elisabetta Carosio
Coproduzione Associazione Teatro C/R, Fattore K, Olinda, Teatro i
Genova, Teatro della Tosse fino dal 10 al 12 aprile 2014

www.Sipario.it, 11 aprile 2014

La stagione del Cantiere Campana del Teatro della Tosse si conclude con Lucido dell'argentino Rafael Sprengelburd, pezzo da novanta della drammaturgia contemporanea, diretto e interpretato da Milena Costanzo e Roberto Rustioni.
Il soggetto della pièce può essere collocato nella categoria "famiglia disfunzionale": Tetè (Milena Costanzo), è una madre ingombrante, bugiarda e apparentemente anaffettiva; Lucrezia (Maria Vittoria Scarlattei), è la figlia che emigra facendo perdere le proprie tracce per quindici anni; Luca (Antonio Gargiulo), è il figlio minore con problemi di salute a cui la sorella ha donato un rene quando erano ancora bambini; Dario (Roberto Rustioni), è il compagno della madre che cerca di orientarsi nel caos che regola i rapporti tra i membri di questa famiglia.
Il dramma prende le mosse dal ritorno inatteso di Lucrezia che mette in crisi la quotidianità già precaria di Tetè e di Luca. Nonostante il personaggio della madre domini la scena, seguiamo lo svolgersi degli eventi dal punto di vista del figlio che, guidato dal suo psicoterapeuta, vive tra realtà e sogni "lucidi", ovvero momenti onirici ad alto livello di coscienza, durante i quali tenta di sublimare il proprio disagio familiare, in particolare il rapporto conflittuale con la madre.
La penna esperta di Sprengelburd si fa sentire: l'intreccio è ben costruito e il testo è ricco di scambi di battute esilaranti che strappano risate in platea. Sul finale non manca il colpo di scena che ribalta il gioco in cui avevamo creduto sin dal principio. Tuttavia i diversi piani di realtà, i colpi di scena e le battute divertenti non bastano a costruire una tensione drammatica che arrivi alle viscere dello spettatore.
Nonostante la messinscena non manchi di ritmo e vivacità, in particolare nell'interpretazione di Milena Costanzo che dona al personaggio della madre una comicità vecchio stile alla Franca Valeri, ci si emoziona poco.
Persino sul finale, che propone ancora una volta un cambio di scenario in cui finalmente si va a toccare la miseria della condizione umana, il sacrificio di Lucrezia resta sospeso: non viene agito, bensì letto da Tetè attraverso le parole di Piccole donne di Louisa May Alcott, rinunciando alla potenza simbolica e catartica del gesto teatrale.

Marianna Norese

Ultima modifica il Venerdì, 11 Aprile 2014 09:20

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