di Jeff Baron
traduzione Michela Zaccaria
regia: Piergiorgio Piccoli
con Massimo De Francovich e Maximilian Nisi
scene e costumi: Theama Teatro
musiche originali: Stefano De Meo
luci: Gigi Saccomandi
produzione: Theama Teatro
Milano, Piccolo Teatro Grassi dal 7 al 12 febbraio 2017
Un spettacolo pluripremiato e di grandissimo successo internazionale Visiting Mr. Green diventato in Italia Mister Green - uscito nel 1996 dall'arguta, sensibile e introspettiva penna di Jeff Baron, romanziere, drammaturgo e sceneggiatore statunitense che si è ispirato a dialoghi reali tra l'autore e la nonna novantenne - rimasto in cartellone per un anno al Manhattan Union Square Theatre, prodotto in circa cinquanta Paesi e tradotto in oltre ventitré lingue: il segreto del suo successo sta in un testo all'apparenza semplice, ma non banale che nasconde nelle pieghe di un linguaggio quotidiano problemi, significati, pregiudizi, paure, difficoltà e normalità del vivere di tutti.
Apparentemente semplice anche la motivazione per cui due individui sconosciuti e di età diverse sono costretti a convivere per qualche ora la settimana e che, invece, rivela un intelligente, civile, costruttivo e inusitato (almeno da noi) modo di procedere verso chi ha sbagliato contro la società rendendolo consapevole e cosciente di situazioni sociali uguali a quelle che chiunque può vivere in ogni momento della vita: non pene pecuniarie, quindi, ma svolgimento di servizi utili alla comunità, in questo caso assistere nelle faccende domestiche per alcuni mesi l'anziano che per un pelo non è stato 'fatto fuori' dalla sua foga di giovane conducente.
Il lavoro teatrale - che ha debuttato a Roma nel 2004 per la regia di Mario Mattia Giorgetti al Teatro Cometa con Corrado Pani (scomparso nel 2005) e Maximilian Nisi oggi nuovamente sul palcoscenico insieme a Massimo De Francovich, inossidabile ed eccellente ottantenne - vede i due validissimi attori battibeccare duettando guidati dall'equilibrata e raffinata regia di Piergiorgio Piccoli in un difficile approccio tra due persone all'apparenza lontane anni luce: un anziano pensionato vedovo da poco, burbero, tenace e ostinato nei propri pregiudizi e spento nei desideri e negli entusiasmi, ma non nell'intelligente e sagace arguzia che lo guida nelle 'microscelte' del quotidiano e un giovane in carriera, irreprensibile, apparentemente sicuro di sé e dotato di un senso del dovere e della legge che non gli permettono sfuggire l'impegno affidatogli ancorché lo nasconda come frutto di una colpa, ma con un suo male di vivere.
È proprio vero che in una New York così concitata e ubriaca di vita due esseri possono vivere come se si trovassero ciascuno in un deserto di incomunicabilità, rotto da lontani echi di un mondo che tutto sembra fagocitare? Non è forse dimostrato che proprio la vita indaffarata e affannata di una metropoli o di una grande città genera inquietudine, indifferenza e una solitudine immensa?
E gli esseri umani sono veramente ciò che appaiono o al di là delle apparenze nascondono un mondo sconosciuto e celato all'altro se già Metastasio recita nel '700 "Se a ciascun l'interno affanno si leggesse in fronte scritto, quanti mai, che invidia fanno, ci farebbero pietà!"?
Un dialogo prima sofferto e mal tollerato, poi desiderato e cercato alla ricerca di sé e dell'altro, conversazione che attrae per la sua icastica semplicità e per la sofferta umanità e che lascia sotteso l'invito a creare rapporti e non barriere che solo all'apparenza sono insormontabili anche quando sembrano muri che possono essere frantumati da fiori freschi: una pièce dal fresco e spontaneo umorismo che fa riflettere e lascia il desiderio di rivederla.
Wanda Castelnuovo