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MA NON È UNA COSA SERIA - regia Romano Bernardi

"Ma non è una cosa seria", regia Romano Bernardi "Ma non è una cosa seria", regia Romano Bernardi

di Pirandello
Regia di Romano Bernardi
Scene: Susanna Messina
Costumi: Sorelle Rinaldi
Luci: Sergio Noè
Interpreti: Debora Bernardi, Filippo Brazzaventre, Sebastiano Tringali, Salvo Scuderi,
Camillo Mascolino, Maria Rita Sgarlato, Riccardo Maria Tarci, Riccardo Vinciguerra,
Evelyn Famà, Lorenza Denaro, Gianmarco Arcadipane, Maria Juvara
Produzione: Teatro della città di Catania

al Brancati di Catania dal 7 dicembre 2017 al 7 gennaio 2018

www.Sipario.it, 8 dicembre 2017

Un Dongiovanni da strapazzo crede di fare i comodi suoi e alla fine ci riesce pure. Si può condensare così il plot di Ma non è una cosa seria di Pirandello andata in scena la prima volta quasi un secolo fa al Teatro Rossini di Livorno e riproposta adesso con successo al Teatro Brancati di Catania in un'accurata messinscena di Romano Bernardi e con un cast per lo più etneo che eccelle in bravura. Certamente lo spunto iniziale, quello del matrimonio per burla, per finta o bianco era stato già trattato in altri lavori da Pirandello: con toni drammatici in Diana e la Tuda, con accenti paradossali come nel Gioco delle parti. Qui, nella commedia in questione, tratta dalle novelle La signora Speranza e Non è una cosa seria, sembra d'entrare in un film surreale di Buñuel per come lo sciupafemmine Memmo Speranza, interpretato con esiti felici da Filippo Brazzaventre, si accosta al pianeta femminile, considerato soltanto un campo su cui piantare effimeri alberelli, se è il caso pure di duellare con mancati cognati, decidendo ad un tratto di non correre più il rischio di ammogliarsi prendendo moglie. Un modo paradossale per continuare a dragare signorinelle disponibili, compiacenti e sorridenti, come le due donnine fru-fru, rispettivamente la Fanny di Lorenza Donato e la più disponibile Loletta di Evelyn Famà, senza più nessuna che gli dica di sposarsi perché già sposato. E con chi s'è sposato, solo in municipio, questo latin lover elegante nei suoi doppi petti? Con una brava e grigia donna con cuffia nera in testa di trentadue anni che ne dimostra venti di più di nome Gasparina, vestita con grande adesione e bravura da Debora Bernardi, una sorta di governante sicula che gestisce una piccola pensione, frequentata da personaggi agés come il polemico Grizzoffi di Camillo Mascolino e il canuto Barranco di Sebastiano Tringali che sotto-sotto aveva fatto un pensierino nei confronti di quella donna così a modo e attempata e dove vi lavorano come camerieri Maria Iuvara e GianMarco Arcadipane. In concreto la poverina, che mai aveva pensato che un uomo potesse prenderla in moglie, diventando la signora Speranza non gestirà più la pensioncina, avrà un vitalizio e una villetta dove abitare e quando, dopo cinque mesi di illibatezza, deciderà di metamorfosarsi in una donna attraente dagli abiti floreali, il marito, forse perché il Barranco è li pronto a prenderla in moglie, forse perché all'improvviso vede in lei un'altra donna, bella, sorridente e giovanile, s'innamora all'istante e quel matrimonio-burla si trasforma in qualcosa di molto serio, senza sapere se poi i due vivranno felici e contenti. Nelle tre location dei tre atti si nota il professore Virgadamo di Salvo Scuderi, colto poi da un colpo apolettico e accudito dalla maestrina Terrasi di Maria Rita Sgarlato e i due amici di merenda di Memmo Speranza, rispettivamente il Magnasco di Riccardo Maria Tarci e il Lamanna di Riccardo Vinciguerra. Le scene che vanno puntellate meglio erano di Susanna Messina, i costumi anni '20 delle Sorelle Rinaldi, le luci di Sergio Noè.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Sabato, 09 Dicembre 2017 08:26

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