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MEDEA E LA LUNA - regia Giancarlo Cauteruccio

Medea e la luna Medea e la luna Regia Giancarlo Cauteruccio

"Lunga notte di Medea" di Corrado Alvaro
regia: Giancarlo Cauteruccio
con Patrizia Zappa Mulas, Fulvio Cauteruccio, Paolo Lorimer, Peppe Voltarelli
e con Laura Marchianò e Rosalba di Girolamo
e i musicisti Raffaele Brancati, Gennaro De Rosa,
Giovanni Cannata, Luca Marino
musiche: Peppe Voltarelli, costumi: Massimo Bevilacqua, progetto luci: Trui Malten, video: Andrea Montagnani
Prato, Teatro Fabbricane, dal 3 al 7 maggio 2007

Corriere della Sera, 6 maggio 2007
«La lunga notte di Medea» di Alvaro, regia di Giancarlo Cauteruccio

Lo scontro di due opposte ragioni Mai oblio fu più totale. La lunga notte di Medea di Corrado Alvaro ero certo di averlo solo letto. Poi, ricordavo un appunto di Salvatore Quasimodo, cronista piuttosto sciatto dello spettacolo con Tatiana Pavlova, per la quale Alvaro scrisse la sua commedia. Quasimodo definì l' «urlato» della Pavlova «la triste eredità di un' arcadia sonora e folgorante». A sorpresa (l' ho letto, dopo una ricerca in archivio, in una mia recensione!), quella triste eredità si perpetuava nello spettacolo di Geppy Gleijeses del 2001, con Mascia Musy. Perché avevo dimenticato lo spettacolo di Gleijeses? Perché la Musy vi aveva parte di mattatrice, un modo d' essere che è la ragione (suppongo) del mio oblio. A maggior ragione ha per me senso questo rinvenimento archeologico di fronte allo spettacolo che dal dramma di Alvaro ha tratto Giancarlo Cauteruccio. Disposto su diciotto tavoli, di altezze disuguali, Lunga notte di Cauteruccio è uno spettacolo corale, in specie nell' uso (sono suonate dal vivo) e nella qualità delle musiche, canti popolari calabresi, nenie, una ninna-nanna scritta dallo stesso regista, canzoni di marinai. Suggestive sono le due nero-vestite compagne di Medea, Laura Marchianò e Rosalba di Girolamo; e di convincente presenza Peppe Voltarelli, Paolo Lorimer (Creonte) e Fulvio Cauteruccio (Giasone). Nella recitazione, anche rispetto ai compagni, il timbro stilistico lo dà Patrizia Zappa Mulas, Medea: ella non si sottrae al furore, quando necessario, né si nega allo spasimo e al dolore; ma prevalente è il dipanarsi discorsivo, ai limiti del parlato e del ragionamento ad alta voce. Insomma, l' opposto della triste tradizione. Vi è in tutto ciò una ragione profonda: rispetto al testo, non certo un arbitrio. La consuetudine vuole che Alvaro, poiché calabrese, sia uno scrittore quanto meno corrusco. Vi è poi una lettura obbligata della sua Medea in quanto Medea: questa donna è una barbara e una maga, sarà quindi lecito abbandonarsi a brutali isterie. Non solo. Con la complicità dello stesso autore (in una sua nota) si vuole che la novità di Lunga notte sia l' umanizzazione della protagonista e delle sue ragioni criminali. Medea uccide i figli non per vendetta nei confronti di Giasone, ma per sottrarli a un destino miserabile di profughi. Il tema insomma non è la gelosia per la nuova sposa, Creusa, e lo strazio per l' abbandono. È un altro, forse sfuggito di mano ad Alvaro, o forse no, forse da lui celato. Ciò che patisce Medea è un effetto, che come tutti gli effetti ha il suo valore per così dire ostensivo. Ma quale la causa di tale effetto? Che cosa vi è di remoto nella scelta di Giasone e nel contrasto tra lui e la moglie? Credo che il vero tema sia il rapporto tra l' antico eroismo di Giasone e la necessità di trasformare questo eroismo in qualche cosa di ancora vivibile, o di «moderno». Per Medea, decente sarebbe una vita normale, da sconosciuti, da dimenticati. Per Giasone, è vietato. Per lui, l' unica via è diventare re, mutare l' eroismo in potere, cioè in un valore politico. A pensarci bene, questo è il tema per eccellenza di tutti i momenti storici di trapasso. Non dimentichiamo che il dramma è del 1949. Siamo ancora nel dopoguerra. Perché non immaginare come sarebbero andate le cose a un «eroe fascista» sopravvissuto? La lunga notte è un dramma sulla fine del fascismo in cui, a torto o meno, la donna (il valore femminile) impedisce all' uomo (al valore maschile) di portare a compimento il suo piano. Si scontrano due opposte ragioni. A rigore, che la barbara ne abbia una umana e giusta è una contraddizione. Un' altra lo è che questa barbara, nello spettacolo di Cauteruccio, si esprima ragionevolmente. Ma sono contraddizioni che renderanno Alvaro più duraturo nella mia memoria. LA LUNGA NOTTE DI MEDEA di Alvaro/Cauteruccio Fabbricone di Prato

Franco Cordelli

Ultima modifica il Venerdì, 11 Ottobre 2013 11:52

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