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OPERE COMPLETE DI SHAKESPEARE IN 90 MINUTI (LE) - regia Fabrizio Checcacci, Roberto Andrioli, Lorenzo Degl'Innocenti

"Le opere complete di Shakespeare in 90 minuti", diretto e interpretato da Fabrizio Checcacci, Roberto Andrioli, Lorenzo Degl'Innocenti "Le opere complete di Shakespeare in 90 minuti", diretto e interpretato da Fabrizio Checcacci, Roberto Andrioli, Lorenzo Degl'Innocenti

di Long, Singer, Winfield
Produzione:
Coproduzione Politeama S.r.l. - La Macchina del Suono
diretto e interpretato da Fabrizio Checcacci, Roberto Andrioli, Lorenzo Degl'Innocenti
Silvano Toti Globe Theatre di Villa Borghese, 26, 27, 28 giugno 2019

www.Sipario.it, 28 giugno 2019

Ridere di un classico, oltraggiarlo per scorgerne gli aspetti ironici, divertenti, contradditori e scoprirne le sottili imprecisioni: operazione mal gradita agli specialisti in stiffelius che popolano cattedre dalle quali si tramandano le grandi opere in modo accigliato e senza entusiasmo, con colori smorti. Come spiegare a costoro che lo studio è divertimento, intelligente irrisione dell'altrui genio? Solo così i segreti di un autore e della sua opera s'apriranno con tutta la potenza e vivacità delle metafore poste in campo.
Proprio questo, si può dire, è l'intento di Tutte le opere complete di Shakespeare in 90 minuti: girandola pirotecnica di invenzioni comiche; tagli scientifici ai capolavori del sommo drammaturgo preservandone il cuore; una riscrittura che impone stili recitativi sempre tesi, rapidi; poco prediligendo ritmi lenti e pause leggermente prolungate: ecco le principali caratteristiche che rendono l'idea dello spettacolo. Il quale, nella versione che è in scena al Globe di Villa Borghese, fra una risata ed una situazione da intramontabile teatro di rivista, cerca di posare un occhio critico su una moda prevalente nel teatro contemporaneo: riproporre un classico trasponendolo ai giorni nostri senza alcun riguardo per l'epoca nella quale fu scritto e ambientato. Non si tratta, è bene dirlo, di praticare regie di stampo archeologico; fare teatro vuol soprattutto dire innovare, per permettere al classico di giungere fino a noi, parlando la nostra lingua ma preservandone la sua unicità, la sua purezza, le sue peculiarità (felice lezione, questa, di Bertolt Brecht).
Ciò detto, i tre interpreti che hanno rappresentato l'opera omnia di Shakespeare – Fabrizio Checcacci, Roberto Andrioli, Lorenzo Degl'Innocenti – in un'ora e mezza precisa sforando di qualche minuto e poche manciate di secondi, hanno mostrato ottima padronanza della scena, disinvoltura nell'utilizzo dei tempi recitativi – fondamentali nel teatro comico – e sapiente dosaggio di presenza fisica. Anche le situazioni ironiche entro cui le opere del poeta si son trovate inscritte, sono risultate simpatiche, godibili e hanno strappato fra il pubblico generose risate senza mai ricorrere a stilemi volgari.
Unico appunto: in conclusione perché non rappresentare e recitare una scena, un monologo shakespeariani in modo canonico – le battute finali di Prospero de La tempesta o l'arringa di Enrico V prima dell'assedio di Azincourt, ad esempio – in modo da dar prova della bellezza del nostro poeta e consentire ai tre attori di mostrare le loro capacità interpretative?
Ciò che può aver indotto il pubblico a distrarsi dallo spettacolo ogni tanto, vinto anche dall'afosa canicola dei primi giorni d'Estate, è stato l'eccesso di girandole e pirotecnie comiche che non hanno conosciuto pause, ignorando che pure il dramma classico – se rettamente inteso –, ordito su d'un'ironia sottile per raffinate intelligenze, può esser altrettanto dilettevole e divertire con pari leggerezza della commedia.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Sabato, 29 Giugno 2019 08:15

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