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PROMETEO - regia Claudio Longhi

Prometeo Prometeo Regia Claudio Longhi. Foto Fabio Caia

di Eschilo
Traduzione di Guido Paduano, Regia di Claudio Longhi, Scene di Gianluca Sbicca, Costumi di Giacomo Pedini, Musiche di Andrea Piermartire
Coreografie Martha Graham Dance Company
Direttore artitico Janet Eilber
Con Massimo Popolizio, Michele Dell'Utri, Gaetano Bruno, Massimo Nicolini, Daniela Giovanetti, Mauro Avogadro, Gaia Aprea, Ermes Jacopo
Direzione del Coro Elena Polic Greco. Prod. Inda.
Teatro Greco di Siracusa dal 10 maggio al 30 giugno 2012

www.Sipario.it, 18 luglio 2012

Il denominatore comune delle rappresentazioni 'classiche' proposte quest'anno al Teatro Greco di Siracusa dall'Istituto Nazionale per in Dramma Antico è, a nostro parere, di ordine estetico. Poiché ciascuno degli allestimenti in cartellone sino a fine giugno (ne ha già scritto Caterina Barone) si avvale di una struttura scenico-ambientale (grembo collettivo che è dunque 'poiesis') mirata a dilatare lo spazio della ritualità oltre il verde fondale che delimita la scena agibile.
Vale a dire, il ridente boschetto che sta a valle del Colle Temenite, semi-occultato da una immensa cavea lignea che, costruita ad arte, si fa prospettica, speculare ai gradoni su cui siedono gli spettatori. E sui cui spalti agiscono, in armonia o mimico contrasto, sia gli elementi del coro, sia quei personaggi che l'azione drammatica vi assegna.

Non si tratta, mi pare, di un 'singolo' espediente destinato a catturare la suggestione dello spettatore, quanto di un passe- partout geometrico, euclideo verso una dimensione (arcana) di miti ed archetipi che non necessita di mirabilia o fumisterie, bensì di brevi stimoli e 'traslazioni' interiori verso un diverso modo di concepire il rapporto tra l'umano e il trascendente, tra il 'panta rei' e l' 'idea immutabile'- che stanno a cardine della filosofia greca.

Processo dialettico che, pur nella fissità della parola eschilea, nella sua assenza di dialogo (a primato dell'enunciazione, del sentenziale) affiora nel 'materializzarsi' di "Prometeo" (duemila e cinquecento anni dopo la sua originaria scrittura, restituita dalla stringata, 'non aulica' traduzione di Guido Paduano), che oggi ha le sembianze possenti e indomite di un Massimo Popolizio, la cui fierezza di patimento, di immobile calvario 'mostra' (ma non ostenta) il titanico, ferito orgoglio del 'non-commiserevole', dell'implorazione mai invocante Zeus. Augusto aguzzino di colui il quale ha osato far dono agli uomini di quel fuoco simbolico ('di luce e conoscenza') che molte analogie troverà nella leggenda di Odisseo e nello scrigno di Pandora.

Prometeo, dunque, è 'colui che pensa in anticipo', che vorrebbe affrancare l'umanità se non dal dolore, almeno dall'ignoranza del suo seme e del suo proliferarsi: mediante una 'dittatura della metafisica' che, ripulita di orpelli e riverenze, tradisce la sua natura maligna, dispotica, crudele. Entità ignote che presiedono ai destini degli umonini (in un summit di trascendenze olimpiche dissonanti, feroci, capricciose); ma a cui questi ultimi finiscono per uniformare i loro comportamenti predatori, incattiviti, comunque conformi alla concezione antropomorfica (tipica della religione occidentale) del dio-imperscrutabile e non appellabile.

Ingabbiato in una struttura ferrigna e girevole, come grande gogna che gli (e ci) consente di osservare da molte prospettive (tante quanti sono i moti dell'anima) gli strali e gli emissari della sua 'sventura', "Prometeo" ha (in questa nitida regia 'color sabbia' uniforme di Claudi Longhi) lo spessore di una allegoria robusta e temprata, che non concede più di tanto alle seduzioni (pro turisti) della spettacolarità a buon mercato.Accentuando il suo epos di sfida 'gloriosa', necessaria, spesso misconosciuta ai capricci della matrigna natura (dei suoi ipotetici governanti) che ci dissanguano nell'irrazionale compimento di guerre, pestilenza, sopraffazioni della 'civitas' ai danni dell'individuo.
Lasciato solo al cospetto del nulla e dello svanimento di se stesso- essendo queste le uniche verità deducibili per chi rifiuta di sottostare al volere divino.

Angelo Pizzuto

Ultima modifica il Lunedì, 23 Settembre 2013 18:44

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