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ROSSO D'OTTOBRE - regia Daniela Conti e Nino Saterno

Federico Martino e Daniela Conti tra i tre militi in "Rosso d'ottobre", regia Daniela Conti e Nino Saterno Federico Martino e Daniela Conti tra i tre militi in "Rosso d'ottobre", regia Daniela Conti e Nino Saterno

Da un'idea di Federico Martino, Daniela Conti, Nino Saterno, Pompeo Oliva, Renato De Luca.
Regia: Daniela Conti e Nino Saterno
Interpreti: Federico Martino, Daniela Conti, Nino Saterno,
Renato De Luca, Luca Fiorino, Giseppe Di Marco, Angelo Sorace,
Gregorio Anastasi, Sergio Tripodo
Musiche originali: David Carfì

alla Sala Laudamo di Messina dal 3 al 5 novembre 2017

www.Sipario.it, 5 novembre 2017

Su, lottiamo! l'ideale/ nostro alfine sarà/ l'Internazionale/futura umanità!... è la più famosa canzone socialista e comunista adottata dalla fine del XIX secolo come inno dalla Seconda Internazionale, (da non confondere con l'attuale Internazionale Socialista) cantata alla fine tra uno sventolio di bandiere rosse dai dieci elementi dell'Associazione "Le armi della critica" che con entusiasmo e coraggio e un filo di naïveté hanno presentato nella Sala Laudamo di Messina lo spettacolo Rosso d'Ottobre. Un modo intelligente, forse malinconico, per celebrare i 100 anni della Rivoluzione sovietica del 1917 mentre si svolgeva la prima Guerra Mondiale con russi e tedeschi che si combattevano, gli americani che entravano in guerra e noi italiani che subivamo la sonora sconfitta di Caporetto. I fatti e gli avvenimenti vengono narrati qui nei particolari dallo storico Federico Martino che per tutti i settanta minuti dello spettacolo se ne sta di lato seduto in poltrona con una mano poggiata su un bastone dietro le sue trasparenti lenti da intellettuale, come in un talk show o un oracolo di Delfi che, rispondendo alle domande di Nino Saterno nel ruolo d'un giornalista, rende più chiare le varie fasi di quella rivoluzione capitanata da Lenin, vestito qui dal professore di filosofia Giuseppe Di Marco. Saterno, regista assieme a una Daniela Conti emozionata dopo tanti anni d'assenza dalle scene (unica donna in scena, prima in abiti proletari a fiorellini poi, in chiusura, un'immagine pop d'una madre Russia agghindata con abito e copricapo rossi e stella al centro) cercano di rendere gradevole uno spettacolo che procede in maniera spezzettata, simile ad un puzzle. Appare e riappare a più riprese David Carfì che esegue le sue composizioni al pianoforte comprendenti pure alcuni brani di Shostakovich e Prokof'ev, salutate sempre con applausi come in concerto. Fanno capolino tre rivoluzionari con colbacco e fucili (Angelo Sorace, Gregorio Anastasi, Sergio Tripodo), invero grotteschi nelle loro posture; tra di loro s'aggira il dandy Renato De Luca in smoking nero, immagine dell'ancien regime. Il bravo Luca Fiorino s'avventura nell'oceano poetico di Majakovskij avendo sul fondo scena una ventina di manifesti della Rivoluzione Russa ad opera di noti artisti come il costruttivista Lisinskij pubblicati dagli Editori Riuniti e un dipinto materico di Mimma Oteri su un cavalletto, mentre su uno schermo al centro del palcoscenico scorrono spezzoni di Ottobre, i dieci giorni che sconvolsero il mondo film di Eisenstein del 1927, ripreso poi da Sergei Bondarchuk nel 1982 col medesimo titolo. Un modo per mettere insieme avvenimenti, per molti versi ingarbugliati, che per renderli più comprensibili e accettabili si è fatto ricorso, me lo auguro, alle teorie del "Teatro Politico" di Erwin Piscator, per il quale scene, recitazione, musiche, spezzoni di film e altri elementi pedagogici avevano enorme importanza per trascinare lo spettatore nel "turbine della passione politica", proporgli razionalmente elementi utili a giudicare fatti storici e indurlo così a partecipare alla loro trasformazione. Risulta chiaro tuttavia che quella rivoluzione scoppiò in un paese autocratico ed arcaico, pure ignorantone, governato dallo zar Nicola II, con i rivoluzionari divisi in vari orientamenti. Da un lato i "bolscevichi", in maggioranza, guidati da Lenin e Lev Trockij, dall'altro lato i "menscevichi", in minoranza, fautori d'una "rivoluzione borghese"; poi i "cadetti", che volevano riforme costituzionali e il suffragio universale e infine i "socialisti rivoluzionari", radicati fortemente nelle campagne. Le sconfitte militari e la grave crisi economica danno un colpo di grazia alla Russia e nel febbraio 1917 parte da Pietrogrado (adesso San Pietroburgo) una prima rivolta che porta alla costituzione dei primi "soviet" (consigli elettivi dei rivoluzionari). Il governo provvisorio passa a L'vov e Kerenskij, mentre lo zar va in esilio e Lenin torna in Russia, diffondendo le famose Tesi di Aprile. I tumulti del luglio 1917 e l'arresto di molti bolscevichi favoriscono la svolta conservatrice del governo e sono il preludio alla Rivoluzione di Ottobre (24-25 del calendario russo) che condurranno poi alle pesantissime condizioni della pace di Brest-Litovsk (3 marzo 1918). Dopo la guerra civile e la repressione delle forze anti-bolsceviche sostenute dall'Intesa nasce il 30 dicembre del 1922 l'URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche). A Lenin, succede poi Stalin (rivale di Trotskij), che segna il passaggio alla teoria del "socialismo in un solo paese". Certamente lo spettacolo, realizzato in collaborazione col Vittorio Emanuele, verrà proposto agli studenti delle scuole territoriali messinesi, queste almeno le intenzioni del neo-collettivo-teatrale e dei vertici dell'Ente teatrale, rispettivamente Luciano Fiorino (presidente) e Egidio Bernava (soprintendente) che ricordano come Rosso d'Ottobre nasca da un'idea del compianto Pompeo Oliva, scomparso da pochi mesi, che ha rivestito in passato i ruoli di presidente e soprintendente dello stesso Teatro.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Domenica, 05 Novembre 2017 23:17

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