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SUSSULTARE - regia Sebastian Nübling

"Sussultare" regia Sebastian Nübling. Foto Ute Langkafel "Sussultare" regia Sebastian Nübling. Foto Ute Langkafel

di Sasha Marianna Salzmann (titolo originale: ZUCKEN)
regia: Sebastian Nübling
con: Martha Benedict, Yusuf Çelik, Doğan Çoban, Elif Karci, Timo Muttenzer, Helena Simon, Cara Stauffenegger
scena: Ursula Leuenberger
suono: Lukas Stäube
drammaturgia: Ludwig Haugk, Uwe Heinrich
Berlino, Teatro Maxim Gorki, dal 17 marzo 2017

www.Sipario.it, 26 marzo 2017

Con Zucken (tradotto letteralmente "Sussultare"), il regista Sebastian Nübling porta in scena sette giovani attori non professionisti. La nuova produzione del Teatro Maxim Gorki di Berlino insieme allo junges Theater Basel è dedicata al tema della radicalizzazione giovanile nella società contemporanea, sia questa legata alla jihad oppure alla guerra in Ucraina. Le sfaccettature della radicalizzazione affrontate nello spettacolo di Nübling sono molteplici e questa complessità è allo stesso tempo punto di forza e debolezza della messa in scena, che in alcuni momenti non riesce a rendere giustizia alla complessità del reale e finisce per scadere proprio negli stereotipi che vorrebbe scongiurare.

Gli smartphone sono il vero motore dello spettacolo. I sette personaggi entrano in scena smartphone alla mano, intenti a digitare qualcosa. Presto i suoni della digitazione si trasformano in una sorta di melodia r'n'b che a sua volta finisce per sfumare in un rumore di mitragliatrici che scandisce i movimenti concitati, il sussultare appunto, dei personaggi sulla scena. La forte presenza fisica degli attori che saltano, si contorcono, lottano rimanda all'intensità del testo di Sasha Marianna Salzmann, la cui ruvidezza viene trasposta senza filtri sulla scena. I contatti tra i personaggi sono sporadici e quasi sempre mediati dallo smartphone. Le scene frammentarie e a sé stanti faticano a comporsi in un quadro unitario. Una ragazza occidentale chatta via whatsapp con un giovane siriano, se ne innamora e spera un giorno di raggiungerlo. Presto lui smette di rispondere ai messaggi e scompare, al che la ragazza prende un coltello da cucina e si dirige verso la stazione. Pawlik si sente attratto dall'amico Rüzgar, ma i genitori, ignari della sua omosessualità, gli fanno pressioni affinché sposi una donna ucraina e non una russa; Pawlik non vede altra scelta che partire come combattente per la Repubblica popolare di Donetsk. Una giovane occidentale inoltra un video al padre in cui spiega le ragioni della sua fuga in Medio oriente. Come già in Es sagt mir nichts, das sogenannte Draußen (tradotto "Non mi importa di quel che c'è là fuori") e Und dann kam Mirna (tradotto "E poi arrivò Mirna"), Nübling sceglie di far recitare gli attori spesso in coro, forse per sottolineare l'esistenza di un fil rouge tra scene slegate tra loro: in questi momenti i personaggi "vomitano" di fronte agli spettatori tutto il loro odio verso la società occidentale, i suoi valori, il suo benessere, il capitalismo e la generazione dei propri genitori.

Gloria Reményi

Ultima modifica il Lunedì, 27 Marzo 2017 12:14

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