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SONOSARÒ - regia Valeria Angelozzi, Guido Mannucci, Riccardo Novaria, Miriam Podgornik

"Sonsarò", regia Valeria Angelozzi, Guido Mannucci, Riccardo Novaria, Miriam Podgornik "Sonsarò", regia Valeria Angelozzi, Guido Mannucci, Riccardo Novaria, Miriam Podgornik

Testi: Antonio Moresco
Drammaturgia: Guido Mannucci - Riccardo Novaria
Regia: Valeria Angelozzi - Guido Mannucci - Riccardo Novaria - Miriam Podgornik
Musiche originali e consulenza visiva: Guido Mannucci
Coreografo: Riccardo Novaria
Attrici: Silvia Napoletano - Miriam Podgornik
Danzatore: Riccardo Novaria
Danzatrici: Lucia Mauri - Alice Argilli

Milano, Teatro Litta dal 28 al 30 settembre 2018

www.Sipario.it, 30 settembre 2018

Dal soggetto di Antonio Moresco La Lucina Compagnia mette in scena, al Teatro Litta di Milano, lo spettacolo intitolato 'Sonosarò', che pone lo spettatore di fronte ad una domanda: "cosa siamo e cosa saremo?".
In una realtà dove Smartphone, Internet e Social Network hanno preso il sopravvento, dove trova posto la vera anima umana? L'essenziale, l'essere senza per forza apparire, rimane incastonato all'interno di un involucro che non sentiamo più nostro. Le mode e gli atteggiamenti delle persone tendono a mutare in uno scenario sempre più disumanizzato. Siamo alla continua ricerca della perfezione e dell'approvazione altrui che viviamo per compiacere il prossimo. Rispettiamo un insieme di leggi non scritte per creare una personalità adeguata al mondo in cui viviamo.
Lo spettacolo ripercorre tre fasi dell'essere: l'umano, il collasso e la nuova vita. Come un fiore che sboccia i personaggi in scena subiscono un mutamento fisico e soprattutto spirituale. Nella prima parte c'è la presa di coscienza sul proprio essere. L'inadeguatezza che la protagonista prova osservando il suo corpo la spinge verso un'altra direzione, quella del collasso. Il cambiamento, la metamorfosi e la nuova vita sono resi possibili solamente con l'annullamento di sé.
Nella seconda parte i corpi diventano fragili, cadono in terra, si spogliano del superfluo. Sono pronti per cambiare pelle. La nuova vita rappresenta la rinascita, il voltare pagina definitivamente senza guardarsi alle spalle. Ma, con l'arrivo della vita nuova non tardano a risorgere dubbi ed incertezze. Dopo la realizzazione fisica c'è ancora una parte importante da risanare, quella spirituale. Una scena toccante è stata quella in cui corpo e anima quasi dialogano cercando di trovare un punto d'incontro in cui potersi ritrovare nuovamente, nonostante le diversità che adesso le tengono separate.
L'attrice protagonista dà voce alla mente, all'anima umana. Si dispera, piange, ride e ha la capacità di sognare ad occhi aperti. Al contrario i ballerini incarnano il corpo. Non viene loro concesso di parlare e, in religioso silenzio, si muovono lentamente assumendo posizioni innaturali. I loro fisici sono scostanti, non cercano approvazione da parte del pubblico, piuttosto attirano lo sguardo su di sé allontanando l'attenzione da tutto ciò che è presente sul palcoscenico.
Mentre nella parte iniziale, quando corpo e anima hanno una relazione stabile, a regnare sono l'armonia e l'ordine; nella seconda parte invece, momento di transito, c'é una calma piatta, una pace inaspettata e ripetuti movimenti vengono accennati sempre più lentamente; nell'ultima fase, quando la divisione tra corpo e anima diventa netta, subentra il caos, il disordine. La sincronizzazione iniziale diventa disagio e l'anima, sul finale, risentita dall'abbandono, chiama invano la sua coscienza e si domanda cosa diventerà adesso che si è separata dal suo corpo. Dove troverà la sua pace? L'anima seguirà il corpo o lascerà che esso viva ciò che resta della sua esistenza autonomamente?
I dieci canti che compongono l'opera acquistano di volta in volta una componente angosciante e cupa, che si distanzia dal prologo e si prepara per un finale straziante, capace di lasciare nella mente dello spettatore tanti punti di domanda al quale ognuno dei presenti darà una sua risposta.

Francesca Totaro

Ultima modifica il Martedì, 02 Ottobre 2018 23:29

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