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SALTIMBANCO - regia Franco Dragone

Saltimbanco Saltimbanco Regia Franco Dragone

Cirque du Soleil
regia di Franco Dragone
Torino, Palaolimpico dal 3 al 7 marzo 2010

www.Sipario.it, 24 marzo 2010

Le Cirque du Soleil porta in scena tutto l'immaginario di Barba e Grotowski, del Berliner Ensemble, giù fino a Sheckner e Fellini passando attraverso i lazzi e le reminiscenze della commedia dell'arte e le tecniche dell'improvvisazione teatrale, con "alegria". Il pubblico all'improvviso prende parte allo spettacolo e acclama la troupe del Soleil scandendo, a ritmo con i musicisti, alcuni momenti dello spettacolo senza claque, in quell'unicum che ha fatto irrompere Saltimbanco sulla scena dei più grandi avvenimenti mondiali della scena teatrale del secolo scorso, contribuendo a consolidare al Soleil la fama di non solo circo, ma acclamato laboratorio di sintesi a cielo aperto di tutte le discipline dello spettacolo. Testimonianza compiuta di ricerca in itinere di quel sogno d'arte totale che ha segnato il corso della storia del teatro del Novecento di qua come al di là dell'oceano.

Saltimbanco, infatti, vi rapisce anche se siete distanti, nascosti tra il pubblico, lontano dalla platea del palcoscenico. Saltimbanco rompe le righe e vi trasporta giù nell'arena letteralmente al centro dello spettacolo a celebrare con gli artisti il miracolo della creazione in un happening di improvvisazione, gioco, Alegria e divertimento, in comunione con gli artisti, come solo un grande regista sa fare. Non a caso la sua poltrona regale rimane vuota in scena a celebrare la sua presenza/assenza. Una poltrona che viene infatti occupata di volta in volta da quel capocomico/maggiordomo di scena che entra nell'arena, di fronte al palcoscenico su cui è presente l'orchestra, dalle gradinate del pubblico, parlando una lingua incomprensibile che solo gli attori in scena sembrano saper decifrare. Una lingua fatta di spezzoni di parole suoni versi e ruggiti. In mano, quel grosso figuro, ha un lungo bastone, una sorta di scettro che gli conferisce una qualche patente di nobiltà all'interno dello spettacolo e anche il potere di prendere in giro i numeri degli altri attori facendosi acclamare dal pubblico per le ridicole debolezze dell'animo umano che, talvolta, ci portano a schernire i talenti e le fatiche dei nostri simili dietro le quinte e al di là delle quinte nella nostra vita di tutti giorni.

È così che la poltrona viene di volta in volta occupata dai suoi attori circensi secondo le regole più note della commedia dell'arte. È, infatti, uno spettacolo ricco di poesia Saltimbanco, un spettacolo in cui il gioco scenico più ferreo lascia spazio ai lazzi comici e alla capacità d'improvvisazione altissima per gli attori del Québec, il Paese della Lega Nazionale d'Improvvisazione Teatrale, in una performance indimenticabile. Un riferimento è al teatro cabaret del Berliner Ensemble e di Brecht di cui Franco Dragone e i saltimbanchi del Cirque du Soleil impiegano le tecniche dello straniamento, ribaltandole di senso e restituendocele in un trionfo di luci, colori e canti che si levano in un inno alla vita nei numeri acrobatici più pericolosi, in un climax sempre ben teso dosato ed equilibrato. La scena è all'italiana, dai sapori felliniani, le opere dei singoli acrobati toccano e sferzano un cuore di struggente poesia trasportando lo spettatore su, in alto, nel mondo dei sogni, per poi farlo precipitare a terra, tra il riso. Il Saltimbanco conosce tanto bene l'arte del mimo e dell'improvvisazione, da giocare con il pubblico al punto da non far rimpiangere gli spettacoli di Richard Sheckner.

Sono, infatti, lo ribadiamo, franco-canadesi quelli del Cirque, immersi in un universo, quello di questa landa del nordamerica, che conosce nella propria storia del teatro, a partire dagli anni Venti dell'altro secolo, il più grande mélange di artisti, provenienti dai quattro lati del mondo, calati a diretto contatto con i loro cugini americani. Ed è proprio ciò che ha fatto e continua a far grande per gli amanti della critica e delle definizioni estetiche il loro circens-tanz / performing-theatre. Ed è, forse, proprio questa la definizione che calza meglio e contraddistingue da quasi vent'anni la loro avanzata, alla conquista di una sintesi espressiva capace di parlare agli adulti e ai bambini. La strana lingua del loro spettacolo si leva, confusa in Saltimbanco in uno strano balbettio, una lingua barbarica con cui Dragone nel 1993 inaugura nel circo l'avvento di una nuova figura, che firma gli spettacoli, quella della regia che  diventa sempre più chiara e forte nel corso degli anni. La figura del regista che firma gli spettacoli del Cirque du Soleil e che, con Saltimbanco di Franco Dragone, irrompe sotto le luci della ribalta contrassegnando da allora ogni produzione del Cirque, da Alegria a Varakai, diventa la cifra stilistica, la lingua propria del Cirque du Soleil, che nel corso degli anni avvicenderà alle sue produzioni la firma di alcuni tra i più grandi registi e coreografi multimediali canadesi, tra i quali ricordiamo Michael Montanaro, lo Spielbergdella danza francanglais canadese, Dominique Champagne, regista della X generation, giù fino a Gilles Maheu con Carbone 14.

Cinzia Viscomi

Ultima modifica il Giovedì, 03 Ottobre 2013 09:26

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