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TRAGEDIA DEL VENDICATORE (LA) - regia Declan Donnellan

Pia Lanciotti, Fausto Cabra e Massimiliano Speziani in "La Tragedia del Vendicatore", regia Declan Donnellan. Foto Masiar Pasquali Pia Lanciotti, Fausto Cabra e Massimiliano Speziani in "La Tragedia del Vendicatore", regia Declan Donnellan. Foto Masiar Pasquali

di Thomas Middleton
drammaturgia e regia Declan Donnellan
versione italiana Stefano Massini
scene e costumi Nick Ormerod
luci Judith Greenwood, Claudio De Pace
musiche Gianluca Misiti
con Ivan Alovisio, Alessandro Bandini, Marco Brinzi, Fausto Cabra,
Martin Ilunga Chishimba, Christian Di Filippo, Raffaele Esposito,
Ruggero Franceschini, Pia Lanciotti, Errico Liguori,
Marta Malvestiti, David Meden, Massimiliano Speziani, Beatrice Vecchione
coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d'Europa, ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione
al Teatro Strehler, 9 ottobre 2018, prima nazionale

www.Sipario.it, 10 ottobre 2018

In una non meglio precisata corte italiana, Vindice (Fausto Cabra) e Ippolito (Raffaele Esposito), figli di Graziana (Pia Lanciotti) e fratelli di Castizia (Marta Malvestiti), si incontrano davanti al Palazzo del Duca (Massimiliano Speziani). Vindice – come dice il nome – desidera vendicare a qualunque costo la morte della promessa sposa Gloriana, stuprata e avvelenata dal Duca poco prima delle nozze. In questa premessa sta tutta la ferocia e l'innesco narrativo della Tragedia del vendicatore di Thomas Middleton, messa in scena per il Piccolo Teatro da Declan Donnellan, su versione italiana di Stefano Massini e con un cast di giovani attori italiani.
Già i nomi dei personaggi sono eloquenti della natura simbolica/paradigmatica e in fondo grottesca e irrealistica della tragedia che altro non è che un apologo tremendo in cui denunciare la corruzione della corte, l'ambizione per il potere e la sospensione di ogni tipo di etica e moralità, sacrificate al desiderio di possedere e al narciso. I figli del duca sono Lussurioso (Ivan Alovisio), Supervacuo (Christian Di Filippo), Ambizioso (David Meden), Junior (Alessandro Bandini), il figliastro Spurio (Enrico Liguori), destinato a impalmare la duchessa, nonché sua matrigna. Se poi si aggiunge che Lussurioso vuole sedurre Castizia, sorella di Vindice e Ippolito, che ovviamente, visto il nome, a tutto pensa tranne che a perdere la verginità, l'intreccio è servito e così pure l'avvicendarsi granguignolesco, a tratti comico di una serie di omicidi, intrighi che portano a una finale danza macabra in cui nessuno si salva.
I riferimenti del testo vanno senza alcun dubbio a La tragedia spagnola di Thomas Kyd, e Amleto di William Shakespeare con cui Middleton collaborò a lungo. Se il teschio della povera Gloriana che Vindice bacia e sulle cui labbra ossute verrà sparso il veleno destinato ad uccidere il Duca richiama Amleto, Donnellan fa di più affidando al travestimento di Vindice per infiltrarsi nella corte una parrucca bionda che fa il verso al biondo principe di Danimarca.
Declan Donnellan costruisce un elegante allestimento che si apre e si chiude con una sorta di danza macabra, di carnevale degli orrori in cui i personaggi si presentano e alla fine si sgozzano, senza alcuna necessità di testimoniare ai posteri la storia, come invece accade in Amleto. Qui non c'è alcuna morale da tramandare, ma solo l'incontinenza della corruzione. A dominare nella prima come nell'ultima scena è la scritta: Vendetta. Una parete di legno rossastra si apre e chiude dando spazio ai vari ambienti, caratterizzati dalla proiezione di alcuni celebri dipinti e affreschi: la Camera degli sposi del Mantegna, i ritratti dei duchi di Urbino di Piero della Francesca, il ritratto di gentiluomo e la Venere di Urbino di Tiziano. Tutto ciò a stigmatizzare che ci troviamo nell'Italia rinascimentale, come da testo: una distanza precauzionale voluta dall'autore per non incorrere nella censura, distanza che per gli spettatori dello Strehler si fa prossimità e nell'ambientazione contemporanea un po' drammaticamente familiare. A fronte di una tragedia degli orrori e degli eccessi sanguinolenti, Declan Donnellan costruisce uno spettacolo di insolita leggerezza, di comica ferocia in cui tutto procede con ritmo serrato, in cui trovano spazio le interviste davanti alle telecamere del rampollo Lussurioso scarcerato, la borsa frigo in cui contenere la testa mozzata di Junior, oppure l'impietosa tortura sul corpo del Duca a cui si staccano lingua e palpebre in diretta video.
Tutto eccede - ma con ironia anglosassone – tutto accade con ferocia eppure il dramma scivola nel grottesco e suscita la risata. In tutto questo meccanismo gli attori incarnano una continua ed eccitata smania tesa a ottenere soddisfacimento dei propri piaceri: accade per il Vindice impietoso di Fausto Cabra che dimostra una strutturata maturità interpretativa, accade per la sete di possedere Castizia di Ivan Alovisio, in fondo accade anche per il servizievole ed esecutore della tortura del duca, Ippolito, un imponente Raffaele Esposito che è presenza fisica a tutela del fratello e disposto a tutto pur di difenderlo e proteggerlo. Massimiliano Speziani è un duca che soddisfa le sue voglie e non s'avvede della trappola in cui incorrerà, che finge di non vedere che la duchessa se la intende col figliastro e che i figli gli vogliono fare la pelle. Forse a 'penalizzare' un po' questo elegante e raffinato allestimento di un Donnellan che non smentisce la sua capacità di leggere nel qui ed ora i grandi testi della tradizione elisabettiana e giacomiana è la distanza 'linguistica' che inevitabilmente separa un regista straniero quando si ritrova a dirigere attori italiani. Il numeroso cast procede insieme, è corpo compatto ma a tratti dimostra di dover ancora assestare sia la propria compattezza (meno) che alcune individualità, decisamente più acerbe di altre. E' il respiro della lingua che muta e che – forse – rende sempre e comunque estraneo gli uni all'altro, il cast italiano al regista anglosassone, anche se nel suo impianto e nella sua struttura la burlesca Tragedia del vendicatore mostra di essere una macchina che funziona e destinata a crescere con le repliche. Detto questo La tragedia del vendicatore di Middleton/Donnellan è uno di quegli spettacoli che per immagini ed eleganza è destinato a fermentare, ritornare nella memoria degli spettatori per eleganza, raffinatezza e pensiero.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Giovedì, 11 Ottobre 2018 00:51

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