di Boris Vian
traduzione Massimo Castri e Maria Grazia Tapognani
regia Ezio Donato
scene Giovanna Giorgianni
costumi Dora Argento
musiche Carmen Failla
luci Franco Buzzanca
con Miko Magistro, Olivia Spigarelli, Giampaolo Romania, Riccardo Maria Tarci, Francesco Russo
produzione Teatro Stabile di Catania
Catania, Teatro Musco dal 25 al 30 marzo 2014
Scrivi una canzone e diventi immortale. Questo è successo al poliedrico artista francese Boris Vian che fu musicista jazz, cantautore, attore, inventore, corridore automobilista, romanziere, anche con lo pseudonimo di Vernon Sullivan, e artefice d'una decina di lavori teatrali. La canzone antimilitarista in questione che è una lettera rivolta ad un fantomatico presidente che farebbe bene a dare lui il suo sangue in guerra e non quello di tanti giovani innocenti, fu censurata, tradotta in molte lingue, cantata poi da Luigi Tenco, Ornella Vanoni, Ivano Fossati, Serge Reggiani, Michel Piccoli, pure Joan Baez e tanti altri, s'intitola Le déserteur ( Il disertore) e Vian la scrisse nel 1954, cinque anni prima che l'eterna nemica falciasse il suo fragile corpo di appena 39 anni, mentre si trovava in un cinema parigino a vedere un film tratto da un suo romanzo. Lo stesso Ezio Donato minuzioso regista dello spettacolo Testa di Medusa (1951) accolto al Musco con molti applausi non può fare a meno di farla strimpellare al piano da Giampaolo Romania (nei panni dello spasimante Claudio Vilebrequin che nell'originale è un indossatore e non un musicista) mentre da una vecchia radio di radica s'ode in francese che la guerra in Indocina si sta concludendo e sta per iniziare la grana in Algeria. Canzone e fatti non inseriti nel testo ma che possono starci tutti benissimo, compresa la canzone-valzer Sous le ciel de Paris cantata da Edith Piaf. La pièce di Vian di stampo surrealista, molto vicina al "Teatro dell'assurdo" di Beckett e Ionesco, racconta dello scrittore e grossista di segatura Antonio Bonneau (quello del bravo e misurato Miko Magistro) che ridotto precocemente all'impotenza, costringe la moglie a cambiare amante ogni sei mesi e sei giorni, perché solo soffrendo così può trovare la giusta ispirazione. La moglie Lucia, cui Olivia Spigarelli chiusa nel suo drappeggiato abito bordeaux le conferisce un'allure perfetta e un glamour che pietrifica, è fedele al primo amante André Dupont alias Franco Lopez (con viso e testa fasciata quello di Riccardo Maria Tarci) che si sottopone in 16 anni a ben trenta operazioni di plastica per trasformarsi in altrettanti presunti seduttori. Un "triangolo" allargato che diventa un "quadrangolo" allorquando quel pianista da strapazzo alla fine convincerà la donna a fuggire con lui. I personaggi, cui si aggiunge il caricaturale chauffeur Carlo (Francesco Russo), si muovono in un salotto deco con pochi arredi e un portaombrelli sempre tra i piedi (scene di Giovanni Giorgianni), mentre i costumi sono di Dora Argento e le musiche di Carmen Failla.-
Gigi Giacobbe