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regia Giovanni Greco

ULTIMA MADRE (L') - 
regia Giovanni Greco

"L'ultima madre", regia Giovanni Greco "L'ultima madre", regia Giovanni Greco

di Giovanni Greco
dall'omonimo romanzo di Giovanni Greco
Prodotto dalla compagnia DAF di Giuseppe Ministeri
dal Teatro Vittorio Emanuele di Messina
in collaborazione con l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico
con Ilaria Genatiempo, Vittoria Faro, Ilenia D'Avenia, Stefano Guerrieri
musica dal vivo Daniela Troilo
regia e drammaturgia Giovanni Greco
assistente alla regia Giovanna Manetto
Messina, Sala Laudano dal 26 al 28 febbraio 2016

www.Sipario.it, 27 febbraio 2016

Così come credo sia giusto ricordare con film libri spettacoli teatrali la Shoah, non solo per controbattere e tacitare quei pochi personaggi che ancora oggi negano che a cavallo degli anni '40 siano stati ammazzati nei campi di concentramento nazisti sei milioni di ebrei, credo altresì giusto che il Teatro, il Cinema, la Letteratura facciano sempre più luce sulle tante migliaia di desaparecidos (letteralmente "scomparsi" in spagnolo) che tra il 1976 e il 1983, per i motivi più banali, furono arrestati, torturati e uccisi dalla polizia dei regimi militari argentini di Videla, cileni di Pinochet e di altri paesi dell'America latina, sui quali si persero letteralmente le tracce, spariti volatilizzati nel nulla. Ricordare e fare luce soprattutto perché nessuno debba più in futuro comportarsi come le tre-scimmiette-non vedo-non sento-non parlo: comunicare piuttosto al mondo intero cosa realmente stia succedendo per prendere tempestivamente i più idonei provvedimenti. Film come La notte delle matite spezzate (1986) di Héctor Olivera, La morte e la fanciulla (1989) di Roman Polanski (tratto dall'omonima pièce di Ariel Dorfman) oppure Garage Olimpo (1999) del nostro Marco Bechis e tanti altri ancora, hanno chiarito (purtroppo a-posteriori) che a giocare un ruolo a favore delle forze governative sia stata la segretezza con cui arresti e sequestri avvenivano nottetempo senza testimoni. E quando i familiari chiedevano notizie dei loro cari, le autorità non fornivano alcuna informazione chiudendosi in un mutismo ostinato. Alcuni fatti si conobbero solo dopo la caduta del regime militare e il ritorno alla libertà e alla democrazia con la pubblicazione del rapporto Nunca màs (mai più) che permise di ricostruire ciò che era capitato a tanti desaparecidos, detenuti in prigione o in campi di concentramento, torturati e uccisi in tutta segretezza, nascondendo le salme in fosse comuni o gettati nell'Oceano Atlantico o nel Rio della Plata con i cosiddetti voli della morte. Si ritiene che in quegli anni Videla sia stato responsabile d'aver fatto uccidere almeno 30 mila dissidenti, che poi nel 1992 il Tribunale Penale Internazionale delle Nazioni Unite riconoscerà come "crimini contro l'umanità". Un ruolo importante hanno avuto le "madri" di Plaza de Mayo che denunziarono gli orrori avvenuti in Argentina, madri di tanti giovani che protestando pacificamente e sfidando il regime, riuscirono a far conoscere all'opinione pubblica il dramma che stava avvenendo nel proprio Paese. E alle "madri" fecero udire il loro dissenso pure le "nonne" che sono riuscite ad oggi a "recuperare" 117 nipoti, dispersi in vari luoghi, forse pure in Italia, senza poter avere una vera identità. Il paese di Maradona obnubilato nel 1978 per aver vinto i campionati mondiali di calcio non vedeva tutte quelle donne arrestate mentre si trovavano in stato interessante oppure rimaste gravide a seguito delle violenze subite nei centri di detenzione. Molte di esse partorirono mentre erano detenute, molte furono uccise, e i loro figli illegalmente affidati in adozione a famiglie di militari o poliziotti. Di quest'ultimo fenomeno tratta il romanzo-inchiesta L'ultima madre di Giovanni Greco, andato in scena alla Sala Laudamo di Messina, di cui oltre a curare la drammaturgia e la regia ha vestito pure i panni di Elias Levy, padre di Irene (mai in scena), nonno d'una ragazza che da Berlino scrive lettere ad una tale Maria di Buenos Aires per sapere notizie della nipote Antonia. Uno spettacolo oratoriale di stampo politico, con quinte e laterali nere tempestato da foto in bianco e nero di tanti desaparecidos e sul cui palco stanno seduti i personaggi realmente esistiti, avvolti in vari momenti dalle note del tango di Anibal Troilo rielaborate e cantate da Daniela Troilo. Si racconta di due donne: Maria (Vittoria Faro) e Mercedes (Ilaria Genatiempo) le cui vite s'intrecciano raccontando l'una la storia dell'altra. Maria è analfabeta, è contro la dittatura e per questo arrestata torturata e esiliata e cerca prima i suoi figli gemelli (mai in scena) Miguel e Pablo, chiaramente assassinati, poi i nipoti nati dalla relazione tra Pablo e Irene. Mercedes, da canto suo, è figlia sterile, finta incinta, di Ignacio Mendoza, un generale (anche lui mai in scena) collegato alla giunta militare di Videla. Visto che spesso i figli nati dai sovversivi venivano affidati a famiglie militari, la famiglia di Mendoza crescerà i figli di Irene e di Pablo, quelli che Mercedes chiamerà Ignazio e Maria, l'unica questa forse rimasta in vita. Accanto a questi personaggi circola Stefano Guerrieri ripreso in vari ruoli come quello di capo dei servizi segreti, pure ministro di chissà quale cultura, e poi anche medico e cappellano, anche costoro responsabili di persecuzioni varie e Ilenia D'Avenia negli abiti di un'ispettrice post-dittatura e di Antonia, compagna di cella di Irene. Successo per lo spettacolo prodotto dalla Compagnia DAF, dal Teatro Vittorio Emanuele di Messina e dall'Accademia d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico".

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Sabato, 27 Febbraio 2016 23:32

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