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WHITE:WIDE:WET - regia Andrea Pizzalis

"White:Wide:Wet", regia Andrea Pizzalis "White:Wide:Wet", regia Andrea Pizzalis

di Andrea Pizzalis
con Velia Esposito,Valentina Beotti, Michela Bruni, Alberto Baraghini, Maria Giula Mutolo, Peppe Innocente
costumi e allestimenti Andrea Ravieli
assistente alla regia Francesca Pizzalis
sound design Provvidenza Tesauro
foto e video Matteo Otto Luca Caldelli
Milano, Teatro Litta, dal 22 al 25 gennaio 2015

www.Sipario.it, 29 gennaio 2015

Proscenio, in schiera, sei corpi, gli occhi coperti da mascherine da notte, la pelle vestita di brandelli di intimo bianco, le labbra nude socchiuse ad attendere il bacio di un Morfeo non ancora presente. La voce che avvolge l'entrata del pubblico ed esorta, ipnotica ad Immaginare: il ghiaccio si scioglie, i corpi si animano, si svelano e poi si rivelano indossando vestiti, che come corpi svuotati giacevano a terra alle loro spalle fino ad allora. Rimpolpare la forma, indietreggiare per poi essere pronti a procedere. Quei corpi, assunta l'identità di "esploratore" avanzano scalando con impeto quello stesso spazio che ora a chi guarda sembra davvero un piano inclinato, la vetta bianca, la conquista possibile di una dimensione altra. Fino alla rottura. La voce di uno che emerge dal gruppo e si rivolge direttamente a chi in quel luogo l'ha fatto piombare:" Scusa Andrea ma dove stiamo andando?" ecco il primo risveglio. La realtà che invade e spezza e spiazza e lascia con la voglia di tornare esattamente lì dove si era poco fa.Come al risveglio di un sogno interrotto. Disorientati. La voce del regista, del dio di quello spazio si leva, ironica e suggerisce: "Mettetevi in posa come se qualcuno dovesse scattare la foto dell'ultimo momento della vostra vita". Ora siamo con loro. Da quel momento siamo parte di quell'equipaggio, nello stesso limbo, nello stesso dormiveglia, nella stessa spasmodica ricerca di evadere dall'insonnia e riconquistare l'isola personalissima del sogno. Uno ad uno i sei naufraghi si mettono a nudo e raccontano: chi costruisce una zattera e ripassa tutti gli stili di nuoto possibili, il manuale della sopravvivenza per non affondare mai, chi invece sceglie di usare proprio un peso per spingersi più a fondo, andare nell'abisso e restare, rinunciare al filo che lega al reale e fluttuare per sempre in un mare diventato placenta. Nel ventre di. Ecco apparire gli incubi. Inghiottiti, i sei esploratori cercano di illuminare con la luce fioca e breve di fiammiferi umidi le paure recondite che li accompagnano sempre. Poi di nuovo la voce di chi denuncia la vista corrotta: gli occhi con cui percepiamo il reale, lo registriamo, lo rielaboriamo e lo rivediamo, in quell'antro buio che è la mente. Misteriosa, nostra padrona. La mente che annienta. la mente che ossessiona. La mente che cerca conforto, che prova ad ingannarsi con un linguaggio scientifico, come quella dell'esploratore in un infinito di ghiaccio tra muti pinguini. La solitudine. Il bisogno inascoltato di calore umano che sfocia nel quinto monologo: l'esploratrice e il senso di distruzione, provare a far saltare in aria, fare tabula rasa, bombardare ogni angolo del proprio spazio mentale per ricominciare. E ritornare all'origine: la favola, la necessità di credere, di addormentarsi con una ninna nanna, ritrovare il sogno.Come le ultime parole di chi ci racconta una storia rimasta a metà.
White Wide Wet... WWW un indirizzo senza coordinate, un mappa bianca. Il viaggio, l'ossessione, la memoria, l'incubo, il sogno, il sonno e l'insonnia. Lavoro di esordio alla regia di Andrea Pizzalis, liberamente ispirato a Moby Dick di Melville, White:Wide:Wet è un'esplorazine affascinante, conturbante e pienamente riuscita di una dimensione ambigua come quella del sogno e dell'immaginazione.Un percorso suggestivo in cui perdersi e farsi accompagnare dai sei generosi e vivissimi interpreti (Velia Esposito, Valentina Beotti, Michela Bruni, Alberto Baraghini, Maria Giulia Mutolo, Peppe Innocente) che con disarmante onestà si prestano a comporre il commovente equipaggio di questo naufragio.Un microcosmo ricco di immagini suggerite con elementi essenziali, con musiche curatissime, con luci semplici ed efficaci, con racconti evocativi, con interpretazioni schiette e coraggiose. Un mondo in cui sperare di tornare non appena addormentati.

D.G.

Ultima modifica il Giovedì, 29 Gennaio 2015 20:13

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