Teatro Metastasio, la nuova stagione
Varata la stagione 2018-2019 del teatro pratese, ricca di 22 spettacoli suddivisi nei quattro spazi del Metastasio, Fabbricone, Fabbrichino, Magnolfi. 13 produzioni interne e deficit di bilancio azzerato, a conferma del dinamismo culturale voluto dal direttore D'Ippolito che per il triennio 2018-20 sarà affiancato da Massimiliano Civica, scelto come consulente artistico. Il calendario completo al sito www.metastasio.it
PRATO - A far guardare al futuro con ottimismo, le 32.317 presenze della scorsa stagione, segno evidente della centralità del teatro nella vita dei pratesi, che costituiscono un pubblico fra i più attenti e curiosi della Toscana e non solo. E che nella nuova stagione del Metastasio troverà sicuramente materia d'interesse, considerando la caleidoscopicità che la caratterizza: un garbato e impegnativo mélange di teatro classico e contemporaneo, di commedia e tragedia, politica e poesia, come si addice a un teatro che continua a svolgere la sua antica missione di centro della polis, di luogo dove si va per imparare, riflettere e discutere. In quest'ottica, la stagione del Metastasio cerca di riannodare nodi sociali, politici e culturali della città, portandoli nell'oggi, in permanente dialogo con il pubblico.
Una stagione largamente incentrata su attori e registi italiani, giovani e meno giovani maestri della drammaturgia contemporanea, portatori di ottiche ed esperienze differenti. In apertura di stagione, il 23 ottobre al Metastasio, l'ambizioso Decameron 2.0, un progetto multimediale di Letizia Lorenzini che ha riletto il romanzo "multiumano" per definizione; lo spettacolo, prodotto con la collaborazione del Festival dei Due Mondi di Spoleto (dove debutterà a fine giugno), vede l'utilizzo del video affiancato alla scena sul palco; un grande lavoro linguistico e drammaturgico su un capolavoro della letteratura mondiale. Particolare anche l'approccio con cui la britannica Katie Mitchell, nota per la sua trasgressività, affronterà La maladie de la mort (al Fabbricone il 20 novembre), tratto da un racconto di Marguerite Duras, sulla difficoltà dell'intimità emozionale e sessuale fra uomo e donna. Un testo complesso, consigliato a un pubblico adulto.
Il teatro "classico", italiano e straniero, vede protagonisti Goldoni, Pirandello, Molière e Shakespeare. Del veneziano, Paolo Valerio porta in scena a febbraio Le baruffe chiozzotte, malinconico spaccato del mondo femminile tra famiglia, amore e lavoro. Di Luigi Pirandello, nel 150° della nascita, Luigi Averone allestirà in aprile Il piacere dell'onestà, uno dei testi più grotteschi dell'agrigentino, giocate sulle apparenze e le ipocrisie borghesi. Valerio Binasco, con il piglio contemporaneo che gli è abituale, porterà in scena in marzo un Don Giovanni assai poco convenzionale, indagando la sua vita prima che diventasse il seduttore che tutti conosciamo. Infine, del Bardo di Stratford, Andrea Chiodi ha scelto La bisbetica domata, una delle sue commedie più divertenti dove l'apparenza gioca un ruolo determinante. Quattro spettacoli che costituiscono un prestigioso capitolo della stagione pratese, tutti in equilibrio fra dramma e ironia, amara ma sempre ironia.
Anche il teatro greco antico trova la sua collocazione, con due riletture contemporanee: Mitipretese affronta Euripide con Troiane. Frammenti di tragedia, storia della guerra di Troia vista dalle donne, le uniche sopravvissute al massacro; Simone Derai dirigerà invece tre capitoli dell'Orestea di Eschilo, indagine del pensiero filosofico di questo grande drammaturgo.
Altri importanti momenti di teatro europeo, saranno I miserabili - adattamento del romanzo di Hugo diretto da Franco Però con Franco Branciaroli nel cast -, Il maestro e Margherita di Bulgakov diretto da Andrea Baracco, e le Scene da Faust di Federico Tiezzi, che adatta il dramma di Goethe avvalendosi anche dei giovani attori del Teatro Laboratorio della Toscana. Da segnalare anche Quasi niente, di Daria Deflorian e Antonio Tagliarin, ispirato al film di Antonioni Il deserto rosso, e il dittico di Elvira Frosini e Daniele Timpano, al Magnolfi: Aldo morto, e Acqua di colonia, il primo dedicato alla vicenda Moro, il secondo alle vicende del colonialismo italiano in Africa. Questi gli appuntamenti principali del cartellone, che da quest'anno, e fino al 2020, si avvale della consulenza artistica di Massimiliano Civica, fresco vincitore del Premio Hystrio per la regia, e che in gennaio sarà al Magnolfi con le sue conversazioni che spaziano dal teatro al cinema, da De Filippo, a Petrolini, a Mitchum.
Presentandosi alla stampa nella nuova veste di consulente del Metastasio, Civica ha sottolineato la responsabilità di chi dirige i teatri, essendo chiamato a utilizzare soldi pubblici per offrire ai cittadini la miglior combinazione possibile di spettacoli da cui uscire arricchiti, o comunque incuriositi. Il teatro deve infatti essere un servizio civile a tutti gli effetti, saper invitare il pubblico al confronto anche su temi scomodi e difficili. Una coerenza che purtroppo non sempre si riscontra a livello ministeriale, poiché, come ha sottolineato il direttore D'Ippolito, quest'anno, nonostante le promesse del MiBACT, ci saranno notevoli risorse in meno a disposizione dei teatri: nonostante la legge prevedesse un incremento del FUS di 9,5 milioni di Euro, in realtà ne mancheranno nove, perché utilizzati in maniera non aderente alle regole dello stesso FUS. Un impoverimento di risorse che rende arduo - per tutti i direttori che sentono su di sé la responsabilità citata da Civica -, offrire al pubblico un servizio adeguato.
Niccolò Lucarelli