È stata recentemente confermata la trentacinquesima edizione del Romaeuropa Festival che rilancia la sua presenza con un nuovo programma ricostruito in stretta aderenza alle direttive vigenti sul distanziamento in scena e in sala e nel pieno rispetto delle misure di sicurezza.
Sono anticipate le date di apertura e chiusura del festival, in programma dal 18 settembre al 15 novembre per due mesi di programmazione internazionale in 14 spazi della capitale (due sale dell’Auditorium Parco della Musica, il Teatro Argentina e il Teatro India, sei spazi del Mattatoio, due spazi del MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI Secolo, il Teatro Vascello, il Teatro Quarticciolo e Villa Medici – Accademia di Francia) e con parte della programmazione en plein air, per 62 eventi e 141 giornate di spettacolo in linea e in continuità con i consueti standard del REf arricchiti con le nuove attività di EXTRACT, l’inedita sezione online con 40 eventi pensati in prima italiana o assoluta appositamente per il web, streaming live e un palinsesto settimanale di attività curato dallo staff del festival.
«In queste settimane abbiamo lavorato per rielaborare il programma ricostruendo il giusto spazio in cui riunire le nostre comunità e prendercene cura. Lo abbiamo fatto in dialogo con le artiste e con gli artisti, con le istituzioni e con lo staff, in ascolto delle necessità di questo presente e senza tradire la visione che appartiene all’identità del festival» afferma Fabrizio Grifasi, Direttore Generale e Artistico della Fondazione Romaeuropa, «Ci siamo impegnati a confermare tutti i lavoratori previsti per la trentacinquesima edizione senza fare ricorso alla cassa integrazione e a mantenere saldi gli impegni produttivi con gli artisti ragionando su una biennalità e spostando al Ref21 alcune produzioni non compatibili con le limitazioni di quest’anno. Abbiamo mantenuto lo stesso numero di rappresentazioni originariamente in programma con una riduzione degli eventi del solo il 10% e faremo fronte a una sensibile riduzione delle capienze degli spazi con una perdita di 40.000 posti in vendita. Nonostante questo, abbiamo optato per una politica di riduzione dei prezzi dei biglietti per tutti gli spettacoli con l’intenzione di garantire una maggiore accessibilità e possibilità di condivisione».
Con un deciso sostegno alle compagnie e agli artisti indipendenti italiani e un importante sforzo per garantire una rilevante presenza internazionale – ancora più significativa in questo presente che vede congelata la circolazione degli artisti in Europa e nel mondo – Il REf20 conferma la sua vocazione e rinnova la sua visione sul presente attraverso gli sguardi molteplici della creazione contemporanea, con un forte ricambio generazionale e il 70% degli artisti in programma presenti per la prima volta al REf.
Il nuovo programma.
Sarà Sasha Waltz, il 18 settembre, ad inaugurare il Romaeuropa Festival 2020 confermando la sua presenza con la prima assoluta di una nuova creazione site specific all’aperto realizzata appositamente per il festival sull’orma dei suoi celebri Dialoge e confrontandosi artisticamente con le misure di sicurezza ancora in atto per fermare la pandemia. Una performance rigorosa ma con una forte componente d’improvvisazione sul palco della Cavea dell’Auditorium Parco della Musica.
Proprio la Cavea e poi le sale dell’Auditorium saranno gli spazi dedicati ai grandi nomi della musica contemporanea internazionale con il ritorno di Bryce Dessner insieme a Katia e Marielle Labèque e il Parco della Musica Contemporanea Ensemble (in corealizzazione con Musica per Roma), l’Inescapable Tour che festeggia i quarant’anni di carriera di Wim Mertens, il live per Commodore CBM 8032 di Robert Henke, i ritmi travolgenti di Andrea Belfi e le musiche sacre di Górecki, Penderecki e Szymanowski eseguite dal pianista e compositore polacco Pianohooligan (Piotr Orzechowski) con il Silesian String Quartet e l’High Definition Quartet in occasione del centenario della nascita di San Giovanni Paolo II. Sempre nella Cavea dell’Auditorium (e ancora in corealizzazione con Musica per Roma), il maestro del teatro di narrazione Ascanio Celestini incontra la PMCE diretta da Tonino Battista per una riscrittura originale di testo e musica del Pierino e il Lupo di Sergej Prokof’ev e Pulcinella di Stravinskij mentre il Mattatoio vedrà il ritorno di Fabrizio Ottaviucci con l’esecuzione di una nuova sezione della monumentale Treatise di Cornelio Cardew. Oltre a queste conferme il programma musicale prosegue nella piazza del MAXXI con la new entry degli italiani Anagoor e il progetto audio-video Mephistopheles (in corealizzazione).
A conferma della vocazione all’innovazione e all’internazionalità del festival tanti gli artisti per la prima volta al REf20 che, insieme, restituiscono uno sguardo generazionale (quasi tutti si posizionano in una fascia di età compresa tra i 30 e i 40 anni) e multiforme sulla complessità del nostro presente, quasi rispondendo all’attualità dei 35 anni del REf: il regista palestinese Bashar Murkus con il suo Khashabi Theater presenta Museum e Hash, dalla Germania il visionario regista Ersan Mondtag in De Living trasforma in immagini ipnotiche e potenti le ultime ore di vita di una donna, la coreografa tedesca ma d’origini greche Kat Valastur in Rasp your soul costruisce un paesaggio post-mitologico per disinnescare le consuetudini del corpo umano, il duo iberico-sudamericano Azkona & Toloza con Tierras del Sud dà vita a un affondo sugli effetti del colonialismo nella Patagonia argentina mentre il coreografo e regista israeliano Arkadi Zaides (in corealizzazione con Teatro Biblioteca Quarticciolo e Spellbound Produzioni) si concentra, con Necropolis e Talos su alcuni temi centrali del nostro presente tra migrazioni e nuove difese dei confini (tutti questi spettacoli – eccetto Talos – sono presentati in prima nazionale). Potenti gli sguardi femminili della regista greca Elli Papakonstantinou che tra palco reale e Zoom con un forte impianto visivo e teorico queer e post-femminista porta in scena Traces of Antigone dell’acclamata drammaturga Christina Ouzounidis, di Fabiana Iacozzilli che nel suo Una cosa enorme affronta con forza gli stereotipi legati all’essere o non essere madre (in corealizzazione con Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello) e di Martina Badiluzzi presente con The Making Of Anastasia, affondo pop sul mito di Anastasia Romanov e con Rumori, un concerto poetico realizzato in dialogo con il musicista Samovar (Samuele Cestola) e pensato come risposta ai giorni del lockdown.
Al loro fianco alcuni degli artisti che hanno attraversato la storia del festival fino alle sue più recenti edizioni: Virgilio Sieni presenta Solo Goldberg Variations in dialogo con il musicista Andrea Rebaudengo, con Coefore Rock & Roll Enzo Cosimi trasforma in una debordante visione glam rock il mito di Oreste e gli spazi del Mattatoio, Filippo Andreatta prosegue il suo percorso sul rapporto tra paesaggio naturale e umano con 19 Luglio 1989 – una tragedia alpina e Rompere il Ghiaccio (altra coproduzione con il MAXXI), Daniele Timpano ed Elvira Frosini con il debutto assoluto di Ottantanove affrontano con consueto cinismo e ironia l’eredità della Rivoluzione Francese (in corealizzazione con Teatro di Roma). Al debutto anche Esercizi sull’abitare n.2 della compagnia Bartolini/Baronio che continua la propria ricerca sul concetto di abitare e sul territorio romano e laziale e Sonora Desert di Muta Imago indagine sul rapporto con il tempo e con la memoria in un inedito formato performativo/installativo con le musiche di Alvin Curran (ancora con Teatro di Roma).
Novità assoluta del REf20 è anche Dialoghi sulla paura, speciale programma di lectures curato dall’attore, autore e produttore Francesco Siciliano con l’attrice e scrittrice Francesca D’Aloja. Un ciclo di lectio magistralis dedicate al sentimento mai così attuale della paura che, nella splendida cornice del piazzale di Villa Medici, proprio dove il festival è nato 35 anni fa, vedrà protagonisti cinque grandi scrittori italiani: Sandro Veronesi, Edoardo Albinati, Melania Mazzucco, Michela Murgia e Alessandro Piperno.
Aggiornamento a cura di Angelo Pizzuto