Lo diciamo da diverso tempo. Le prove degli spettacoli di danza dovrebbero essere aperte al pubblico giovane per consentire loro di capire tutti i passaggi, le fasi, che poi si concretizzano in spettacolo.
Alcuni, solo alcuni, già lo fanno. Ma, insistiamo, dovrebbe diventare una consuetudine per il rinnovamento del pubblico, per dare più valore al lavoro dei ballerini.
Noi abbiamo voluto assistere ad una prova di "Notre Dame de Paris" di Roland Petit, che andrà in scena il 24 giugno al Teatro "Astana Opera".
Abbiamo sorpreso gli ottanta ballerini, in abiti da prova, seduti sul pavimento della sala prove, ad ascoltare le correzioni necessarie della coreografa Gillian Whittingham, incaricata di rimontare le scene del Corpo di ballo.
Il mondo di questi ballerini, in questa sala prove, è tutto da rivelare, da scoprire e da riferire. Scopri quello che in solitario esegue esercizi alle sbarre, in un angolo trovi un altro che si cimenta in giri multipli su se stesso, non mancano le ballerine appoggiate alle pareti che controllano di nascosto il cellulare, vedi un altro che si massaggia, un altro ancora che si guarda allo specchio per trovare la postura da dare al personaggio di Quasimodo, che, come si sa è gobbo, deforme, ma dolce e amorevole dentro.
A guardarli così, sparsi nel grande spazio, sembra impossibile che da lì a poco occuperanno la sala nei rispettivi spazi e agiranno a ritmo di musica che un esperto di registratore manda su comando di chi dirige.
Le scene vengono provate più volte a sezioni separate, correte, perfezionate, per poi arrivare a metterle in successione per il "filage", ovvero lo spettacolo nella sua successione finita.
E da lì, da questo "filage", devi immaginare i ballerini con i rispettivi costumi, e vivere la "magia" del lavoro che è stato fatto e che poi arriverà in palcoscenico.