Australia
I Teatri e la città di Brisbane
Il valore culturale di una città, e il suo grado d'incidenza sul tessuto sociale, lo si misura anche con la presenza dei luoghi di rappresentazione, siano essi sale o teatri.
Una città priva di teatri è come una casa senza anima, morta. Una città con tanti teatri testimonia la presenza di luoghi di dibattito, di confronto, di crescita di sapere, che la rendono viva. Fatta questa premessa, quanti teatri si possono contare a Brisbane, città popolata da oltre 2 milioni e 450 mila abitanti? Quanti di essi sono riservati alla musica, quanti alla commedia o al dramma, quanti al musical?
Dalle informazioni ricevute ci era stato comunicato che avremmo trovato tanti teatrini off, ma al momento dalla nostra indagine non ne abbiamo scoperto alcuno ma forse sono talmente nascosti che non riusciamo a trovarli. Abbiamo individuato, invece, sette teatri ufficiali sui programmi distribuiti negli alberghi, nei punti d'informazione: Lyric Theatre e Concert Hall, per la musica, la lirica e la danza; seguono Brisbane Powerhouse, Cremorne Theatre, Judith Wright Centre of Contemporary Arts, Le Boite's Roundhouse Theatre e Playhouse Theatre, tutti teatri super moderni, tecnologicamente avanzati, con programmazione eterogenea: commedia, dramma, danza, concerti di musica moderna ed altro. Siamo rimasti particolarmente colpiti dal Bille Brown Studio, una sala di circa 400 posti, con una programmazione interessante: The secret river di Kate Grenville, direzione di Neil Armfield; Bastard Territory di Stephen Carleton, direzione Ian Lawson, Much Ado about nothing di William Shakespeare, direzione Jason Klar Wein, Switzerland di Joanna Murray-Smith, direzione Paige Rattray e, per finire, The Wider Earth di David Morton.
Tutti spettacoli che vedono impegnata la compagine stabile del "Queensland Theatre Company", formata da una ventina di attori che si cimentano su autori classici e moderni; opere affidate sempre a registi diversi. La stagione teatrale, che registra sempre il tutto esaurito, si conclude il 7 agosto.
Certo non è difficile immaginare il perché dei tanti sold out: sette teatri per una densità demografica così alta sono poca cosa, ma è evidente che prevale una mentalità imprenditoriale privata, non sostenuta totalmente dal denaro pubblico, perché altrimenti sarebbe tutto diverso.
Comunque, sembra di essere in Italia, non trovate? Quale è il sistema di finanziamento di questi teatri? Sono sostenuti dal comune? Dallo Stato? Oppure solo dagli incassi e dagli sponsor? Al di là del repertorio, che può indicare il grado culturale della città, quello che a noi interessa è il rapporto tra enti pubblici e produttori se non altro per confrontare questa realtà con quella italiana per meglio comprendere se in Italia si procede nel senso giusto oppure no.