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(CONCORSO CRITICI 2019: TEATRO) - "PIANO FORTE FORTE" regia Valentino Infuso. -di Tommaso Chimenti

Valentina Cidda in "Piano Forte Forte" regia Valentino Infuso Valentina Cidda in "Piano Forte Forte" regia Valentino Infuso

PIANO FORTE FORTE
Scritto e diretto da VALENTINO INFUSO
Interpretato e musicato da VALENTINA CIDDA
Luci GIOVANNI MONZITTA
Ufficio stampa MAYA AMENDUNI
Progetto di comunicazione: ACC & PARTNERS
Visto al Teatro delle Spiagge, Firenze, l'8 marzo 2019

FIRENZE - E' un soffio leggero questo "Pff" che diventa urlo, è un sospiro di sollievo che torna ad essere strepito, grido straziante di neonato appena uscito dalla placenta e immerso nel freddo del mondo, schiaffo gelido che ti riporta alla realtà allontanando ingenuità e illusioni. Non c'è spazio per essere piccoli in questa "Trisonata" di Valentina Cidda, non c'è spazio per essere bambini, bisogna crescere in fretta, gli adulti latitano e quelli che ci sono hanno le facce brutte dei mostri. Lei e il pianoforte, più forte che piano, lei e il suo strumento, lei e il suo prolungamento fisico. Se fuori c'era l'Alaska, lì, tra quegli ottantotto tasti, era protetta.
In questa confessione aperta, tra musica scagliata e dita ora come panna morbida adesso come martello pneumatico, in questa catartica rinascita e via crucis costellata di cadute e risalite, la Cidda è intensa, ha piglio e carattere, ha forza feroce, è un ciclone di rara potenza scenica, famelica tra luci e ombre, a districarsi nel groviglio dei sentimenti come rovi sanguinanti, come denti aguzzi che sbranano, tagliano, feriscono. La Cidda, vero tornado sul pianoforte che suona di schiena, per terra, al buio, sdraiata sopra o infilata dentro come in bara, ci racconta in tre quadri, stigmatizzati con l'abito bianco, rosso e infine nero, infanzia, adolescenza ed età adulta, in una narrazione drammatica, ironica e dolorosa.
Il testo, rielaborato, è una apertura a cuore sanguinante e rimesso in prosa dal regista e drammaturgo Valentino Infuso con sensibilità e allo stesso tempo crudezza, che non teme le figure che l'hanno colpita, che hanno cercato di affossarla, affondarla, devastarla, di rubarle il sorriso e i sogni. "Pff" è anche il respiro di chi è scampato, il respiro miracoloso che ti fa sorridere guardando indietro al pericolo scansato, alle insidie superate.
Una madre tutta immersa nel suo "Frasario delle vanità" tutto esteriorità e superficialità, un padre assente, "Papà?! Papà non c'è", altri parenti vampiri e iene e serpenti, predatori di sangue giovane. Lei rimane sull'isola del suo sgabello quando tutto attorno sembra affondare, quando gli altri personaggi, che affollano misteriosi e silenziosi e invisibili la scena, si impegnano a scalfirla e colpirla, a farla vacillare e cadere. Si aggrappa al pianoforte, unica consolazione a questa grande disperazione e sofferenza (ci è saltata alla mente anche Sarah Kane) in questo canto che è strepito d'aiuto, grancassa del cuore, rimbombo delle cose perdute.

Ultima modifica il Venerdì, 05 Aprile 2019 08:18

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