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INTERVISTA a DENNY LODI - di Michele Olivieri

Denny Lodi Denny Lodi

Denny Lodi nasce a Treviglio, in provincia di Bergamo. All’età di undici anni passa le numerose selezioni per la Scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano, e viene ammesso al primo anno. Dopo soli tre mesi di Scuola viene scelto per ballare con il Corpo di Ballo Scaligero in tournée all’Opéra di Parigi nel titolo “Excelsior”. Il 4° anno viene scelto come protagonista nel balletto “Mozart” di Francesco Ventriglia, a seguire “Giallo ‘700” e per due anni balla questa produzione in molti teatri italiani. Prende parte a numerosi allestimenti della Scuola e del Corpo di ballo. A maggio del 2009 si diploma nelle materie teoriche Storia del Balletto e Storia della Musica con il massimo dei voti e nelle discipline Danza Classica, Danza Contemporanea. Dopo soli tre giorni dal diploma entra subito a lavorare nel Corpo di Ballo scaligero con la produzione del coreografo Roland Petit “Pink Floyd Ballet”. Danza come Solista nel “Sogno di una Notte di Mezza Estate” di G. Balanchine e “L’uccello di Fuoco” di Maurice Béjart oltre alle altre produzioni di Nureyev, Petipa, Forsythe, Ventriglia, Schiavoni. Nel novembre 2010 entra a far parte del Talent Show “Amici di Maria de Filippi”, vince il programma nella sezione danza e gli viene assegnato un contratto di lavoro con la compagnia statunitense “Complexions” di New York. Nell’estate 2011 gira l’Italia con il “Nokia Amici in Tour” ed è testimonial FREDDY. Negli Stati Uniti oltre alla Compagnia studia nelle famose scuole di danza “Step On Broadway” e “Broadway Dance Center” le discipline del Tip Tap e del Musical. A maggio 2012 dopo il rientro viene chiamato come Primo Ballerino dal coreografo Marco Garofalo nel programma di Rai1 “Punto su di te” condotto da Claudio Lippi ed Elisa Isoardi. Dal 2012 lavora come Solista nella nuova compagnia della già prima ballerina della Scala Sabrina Brazzo. Dal settembre 2012 è Direttore dell’Accademia di Danza di Crema, dove tiene corsi di Danza Classica, Danza Moderna e Contemporaneo, Musical e Workshop di Storia della Danza. Nel gennaio 2014 la coreografa Veronica Peparini lo chiama per interpretare il ruolo di Paride in “Romeo e Giulietta ama e cambia il mondo” prodotta da David Zard con la regia/coreografia di Giuliano Peparini; una nuova esperienza che lo porta su molti palcoscenici italiani non solo come ballerino ma anche in qualità di attore. A luglio 2014 gli viene consegnato il Premio “Media Show 2014” al Festival di Arenzano. A novembre 2014 allestisce la serata benefica a favore dell’ANFFAS ONLUS di Crema per la sesta edizione de “La Danza nel Cuore” con la consegna del Premio “Arte Città di Crema” ad Anna Maria Prina, a cui partecipano inoltre i ballerini Giacomo Castellana e Michelle Vitrano. A dicembre del 2014 viene chiamato in veste di Presentatore al “Festival Dreamtime” al Teatro Manzoni di Milano. Nella stagione 2015 sposta la sede dell’Accademia di Danza presso il Teatro San Domenico di Crema. Nel 2015 premia la prima ballerina Isabel Seabra con il “Premio Arte Città di Crema La Danza nel Cuore” a cui partecipano inoltre i ballerini Lucia Monaco, Eleonora Tassara, Martina Grill, Costantino Imperatore, Vito Coppola ed il cantante Davide Merlini. Il 1° agosto 2015 danza al “Gala Danza Estate 2015” al fianco di danzatori internazionali e alla Compagnia di Michele Merola. Nel 2015 risulta vincitore della categoria Modern Senior al Tripudium Ballet presso il Teatro della Luna a Milano. Riceve nel 2015 il “Premio Étoile del domani” alla manifestazione “Novara in Danza” dove balla in coppia con Costantino Imperatore. Ad agosto 2016 balla per la seconda edizione del “Gala Danza Estate”. Coreografo per la terza stagione televisiva della serie “Alex & Co.” e per la serie TV “The Comedians” con Claudio Bisio e Frank Matano. In questi anni Denny tiene numerosi stage in diverse realtà italiane ed è docente fisso ospite presso Dance Up di Vittorio Veneto, I.M.Art di Carate Brianza, Kledi Dance Desenzano del Garda e in Festival come D.I.D. Desenzano International Dance, Moncalvo in Danza, Dance Diamonds Riccione.

Carissimo Denny, quale magia hai vissuto nel danzare sul palcoscenico del Teatro alla Scala?
Forse questa è una delle domande più difficili a cui abbia mai risposto. Su quel palcoscenico senti oltre al grande orgoglio il peso sulle spalle di un luogo unico. Ancora oggi quando torno in platea mi sento un po’ a casa, perché lì sono nato professionalmente e ti dirò Michele che lo vivo con nostalgia. A volte mi chiedo se è stata la decisione giusta nel 2010 licenziarmi dal Corpo di Ballo. Forse non sarei oggi così famoso nel settore, ma con il senno di poi se non fossi stato una testa calda e non avessi avuto un rapporto conflittuale con il direttore di allora forse sarei stato ancora lì, perché quella magia mi manca.

C’è qualcuno, tra i grandi del passato, a cui ti sei ispirato o comunque che ritieni possa essere un modello valido?
Essendo nato tutto poco per volta sono sincero che non mi sono ispirato ad un grande del passato, ho imparato a conoscerli sui libri, guardando i video oppure in sala danza. Con il tempo tanti nomi mi hanno appassionato ma essendo uno spirito libero e avendo fatto più esperienze in mondi diversi non riesco a dirti Michele chi possa essere per me un modello. Tutti sicuramente avevano in comune una cosa, la “passione”.

Qual è il tuo balletto del grande repertorio al quale sei più legato?
“Romeo e Giulietta”, sempre e per sempre, sono un eterno romantico!

Mentre sul versante contemporaneo o neoclassico?
“Serata Forsythe” anche perché il coreografo statunitense è uno dei maggiori maestri contemporanei che amo in particolare, e “Pink Floyd” di Roland Petit che ricordo con gioia, un balletto che ho danzato in tante parti d’Europa.

Da maestro oggi cosa ti colpisce in un allievo/a e cosa è davvero importante per loro?
La determinazione, la forza di volontà, la tenacia, una grande famiglia alle spalle, perché senza la famiglia sei un po’ perso nel senso che il mondo della danza è difficile, c’è parecchia competizione. Numerosi sono i ragazzi che desiderano intraprendere questo mestiere anche se c’è poco lavoro, soprattutto in Italia, e i punti di riferimento sono essenziali. Ovviamente poi tutte le qualità necessarie come l’elasticità, la morbidezza, l’eleganza e via via.

Qual è il tuo libro preferito pubblicato per la danza e il balletto?
Ho letto diversi libri ma sicuramente nel cuore mi è rimasto quello usato nel percorso di studi “L’ABC del Balletto” di Marinella Guatterini.

Mentre il film di danza?
Molti film di danza sono fatti bene, mi piace la maniera in cui hanno girato “New York Academy - Freedance” di Michael Damian e come hanno utilizzato il mix di stili e di attrezzature sceniche.

Nella tua carriera hai ricevuto un consiglio che è stato particolarmente significativo?
Come ballerino sono tanti i consigli che ho ricevuto e devo dire anche in qualità di maestro/coreografo. Il più significativo forse è quello di metterci sempre e comunque il cuore, prima di tutto!


A proposito di studio, quello relativo alla disciplina contemporanea per un ballerino classico quanto conta?
Conta moltissimo, un ballerino classico oggi ha bisogno della danza contemporanea come viceversa in modo differente un ballerino contemporaneo ha bisogno della danza classica. L’arte necessita di più forme per esprimere totalmente la sua grandezza.

Cos’è il talento per Denny Lodi? In un ballerino qual è il fattore differenza?
Il talento è un insieme di elementi affiancati da una grande forza di volontà e soprattutto da una grande testa, perché un talento senza le giuste briglie purtroppo non si coltiva. La differenza sta nella consapevolezza di chi siamo, conoscere se stessi con limiti, pregi e difetti ci permette di intraprendere il giusto percorso. Poi ovviamente c’è chi si sopravvaluta e con il carattere giusto raggiunge gli obiettivi, ma lo spettacolo prima poi finisce e solo il giusto percorso riapre più sipari!

Chi ti ha aiutato o ha creduto maggiormente in te?
Tante persone mi sono state vicine nel mio percorso, soprattutto la mia famiglia. Sicuramente ricordo la mia prima insegnate S.I. (non cito il nome completo per la privacy). Oggi purtroppo non ci salutiamo nemmeno, i nostri percorsi ci hanno allontanato, non condividiamo più nulla per una questione caratteriale, per le persone che ci circondano ma spero comunque rimanga in lei quell’orgoglio che leggevo nei suoi occhi da bambino.

Cosa ricordi di “Amici”? I pro e i contro della trasmissione?
“Amici” lo posso riassumere con una sola parola “vortice”. Tra i pro ricordo tanto lavoro, una miriade di emozioni, un modo differente di vivere il mondo della danza, la notorietà... anche se quando ho partecipato io Instagram non esisteva, e sappiamo bene che oggi se sei free lance servono pure i Social, “purtroppo”. Ogni settimana preparavamo numerose coreografie diverse tra loro, e non c’era il tempo di annoiarsi. Per i contro diciamo che è un marchio, e indifferentemente come lo affronti, sarai riconosciuto per sempre in quella direzione. Devo dire che sono comunque fiero del mio percorso, al di là del primo posto con la vittoria finale.

Quali sono i tuoi maestri che vuoi citare e perché?
A S.I. dico grazie! Ad Anna Maria Prina alla Scuola di ballo della Scala per aver visto qualcosa in me. Ad Amelia Colombini sempre alla Scuola di ballo della Scala per avermi forgiato anche il carattere nei primi anni di studio. A Patrick Armand, maître alla Scala per avermi affiancato nel percorso teatrale non facile. Ad Alessandra Celentano, per aver riacceso quel fuoco della passione, quando un po’ si era spento!

Grazie alla vincita ad Amici hai avuto l’accesso alla compagnia americana Complexions?
La compagnia americana l’ho vissuta molto poco. Non ho fatto in tempo ad andare in scena con loro, come tutti sanno ho mollato la compagnia per un infortunio. Ma devo dire che era un lavoro duro, non ero stato ben accettato in compagnia, sin dal primo giorno un collega mi aveva preso di mira: non so quali fossero le sue paure ma sicuramente il giorno che me ne sono andato il suo sorriso raccontava tutto. Non è certamente un’esperienza bella che porto tra i ricordi, ma il fattore giovinezza e la poca esperienza non hanno giovato. Oggi dico che se avessi avuto la testa di qualche anno dopo avrei tenuto duro e sarei rimasto, ma del resto qualche errore capita a tutti!

Hai fatto parte della produzione “Romeo e Giulietta ama e cambia il mondo” di Peparini. Cosa conservi di quell’esperienza di successo?
Esperienza unica nel suo genere, molto bello il ruolo di Paride che mi era stato assegnato, e quando il regista mi disse che vedeva in me l’interprete ideale che aveva immaginato la soddisfazione è stata indescrivibile.

Hai danzato all’Opéra di Parigi per l’Excelsior scaligero, i ricordi a cosa ti riportano?
Quel teatro lo rammento come un tempio enorme, le lezioni tenute dalla Signora Prina in palcoscenico le ho ancora impresse. Alcuni ricordi sono talmente vivi che è veramente difficile raccontarli solo con poche parole.

Quanto è importante lo studio della Storia del Balletto e della Musica per un artista professionista?
La capacità di sapere da dove proviene ciò che fai, da dove nasce, chi l’ha interpretato prima di te è fondamentale. La conoscenza crea la giusta consapevolezza per fare ciò che si fa. Pensiamo ad esempio ad un medico che opera senza aver aperto un libro di medicina. In maniera differente questa è la vera importanza, a mio avviso!

Com’è stato lavorare al fianco di Roland Petit?
Con lui ho affrontato il mio primo titolo alla Scala da ballerino del Corpo di Ballo. La mattina che ho visto entrare in sala ballo Petit è stato affascinante, lo avevo sempre guardato sui libri o in video. In quella sala si respirava un’energia che sembrava arrivasse da un altro mondo. Sono quei personaggi talmente unici che diventano indescrivibili... solo chi ha avuto la fortuna di incrociarli può capire. È stato come vivere la Storia!

Quali sono state le maggiori difficoltà nell’affrontare la tecnica di Balanchine?
Balanchine è uno dei miei preferiti, amo la trasformazione che ha creato con il balletto, mi ha affascinato sin da ragazzino quando sono stato a studiare a New York perché è la tecnica americana più usata. E ballarlo anni dopo è stato semplicemente emozionante, oltretutto da solista, anche se il mio direttore non credo sia mai stato contento del mio lavoro, era un rimprovero dietro l’altro, non c’è stato spettacolo in cui io non abbia ricevuto parole negative. Ma so quello che ho fatto e lo ricordo con piacere, al di là del suo giudizio!

Mentre sul versante Béjart?
Uno stile difficile, ho ballato due suoi titoli: “L’uccello di Fuoco” tecnicamente complesso soprattutto a livello fisico, poi “La Sagra della Primavera” che sinceramente non ho particolarmente amato anche se indubbiamente è stato formativo, un modo differente di calcare il palcoscenico.

Quanto ti è stato utile inoltre lo studio del tip tap e del musical per il prosieguo della carriera?
Non mi sono mai posto limiti, ho fatto un po’ di tutto. Devo dire che a volte non è un bene, forse è meglio focalizzarsi su poco e portarlo avanti fino in fondo, il tempo che abbiamo a disposizione è risicato e non si può fare tutto sempre. D’altronde la vita artistica di un ballerino è breve!

Cosa ami di Crema, la città in cui vivi e dove hai aperto ormai da diversi anni “L’Accademia di Danza” nella splendida cornice del Teatro San Domenico?
Crema è una piccola e graziosa città di provincia, qui ho il mio pubblico ma devo dire che per me è odio e amore, ci sono momenti in cui vorrei fare le valigie e andarmene perché a volte credo di essere poco compreso. Il Teatro San Domenico è un gioiellino, negli anni ho portato tanti artisti e tutti si sono innamorati, tengo le mie lezioni di danza al suo interno e ci vivo ottimamente... camminare in un teatro quotidianamente fa molto bene!

Qual è il biglietto da visita della tua scuola di danza?
Sul nostro biglietto da visita ci sono tre parole: “passione, emozione, condivisione”. È una realtà amatoriale, non formo ballerini professionisti, i miei ragazzi cerco di farli migliorare nelle loro possibilità con il tempo che ho a disposizione. Il compito più importante che mi sono posto è quello di porgli dei precisi obiettivi per condurli a termine con passione e determinazione. Non può mancare il fattore emozione perché senza quello non c’è pubblico, e la grande forza è coinvolgere anche i papà che per indole sono più portati a stare negli stadi.

Come ricordi il primo giorno alla sbarra e quali sono state le difficoltà riscontrate, sia a livello fisico che personale durante il periodo di formazione, in particolare quello scaligero?
Il primo giorno alla sbarra per me è stato il giorno dell’audizione alla Scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano. Arrivavo da un piccolo paesino dove studiavo Modern, la mia insegnante mi riempiva la testa con la solita frase “se vuoi diventare un bravo ballerino devi studiare danza classica”, a me annoiava ma per gioco l’iscrizione venne fatta e mi ritrovai in quelle sale attaccato alla sbarra, con il mio numerino e un maestro russo che mi prendeva le gambe per capire le qualità fisiche... da lì tutto ebbe inizio!

Cosa ti ha portato a scegliere le mezze punte come personale espressione?
Le mezze punte sono comparse per caso, ballicchiavo da bimbo con mia sorella ed è così nata la passione passo dopo passo, non so dire se era già scritto nel mio destino questo futuro. Posso aggiungere che i miei sogni erano diversi ma con il tempo sono poi cambiati. In seguito ho sostenuto la prova in una scuola di danza locale e sin da subito ne sono rimasto affascinato. I miei genitori hanno fortunatamente e fortemente alimentato quella passione, e qualche anno dopo quel bambino che faceva danza moderna in un piccolo paesino di provincia venne ammesso alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano. Il periodo trascorso all’Accademia scaligera è stato particolarmente difficile ma alquanto formativo. Otto lunghi anni di disciplina, rigore e sacrificio sia da parte dei miei famigliari che da parte mia. Inizialmente andavo avanti e indietro poi mi sono trasferito a Milano da solo, ero un ragazzino e ho dovuto rinunciare all’adolescenza, ma grazie alla passione ho superato ogni dubbio e incertezza, e sono riuscito a diplomarmi, anche grazie a numerose persone le quali mi sono state accanto, mi hanno sostenuto e supportato. Il mondo della danza per me è sempre stato ricco di emozioni e di sforzi ma alla fine ti ripaga con gioia ed energia, soprattutto quando calchi il palcoscenico. La danza mi ha regalato ogni sentimento: lacrime e felicità, e naturalmente tutto che sono oggi. È anche rinuncia, io l’ho provata nel periodo di formazione quando non avevo il tempo per il compleanno della mamma, la festa del papà, la gita con gli amici, il Natale, le festività in generale! Potrei scrivere un libro su quello che si rinuncia in nome dell’arte coreutica, ma essendo sostenuto dalla passione rincorri il tuo sogno e cerchi di realizzarlo a qualsiasi costo. È di certo che le rinunce sono maggiori alle soddisfazioni in questo mondo di artisti.

Il più emozionante spettacolo di danza al quale hai assistito?
Sul versante classico mi ricordo con emozione quando ho visto Alessandra Ferri nel suo addio alle scene alla Scala con “La Dame aux camélias” ma anche quando ho ammirato Sylvie Guillem nell’“Histoire du Manon” con Massimo Murru sempre alla Scala, due balletti veramente differenti che mi hanno regalato una grande gioia. Per quanto riguarda gli spettacoli più moderni e avendo avuto la fortuna di essere stato a studiare per lungo periodo negli Stati Uniti, mi sono fatto una cultura approfondita sui musical e ho visto produzioni ad altissimo livello, ad esempio a Broadway “Chorus Line” e “Paramour” del Cirque du Soleil; uscivo dal teatro entusiasta per il coinvolgimento e l’assoluta bellezza. In Italia solo due musical mi hanno emozionato e sono stati “Notre-Dame de Paris” e l’altro “Romeo e Giulietta. Ama e cambia il mondo” di Giuliano Peparini e David Zard.

Il ruolo elettivo nel tuo repertorio qual è?
Il ruolo del cuore rimarrà sempre Romeo, al mio diploma con la mia compagna di scuola, oggi Prima Ballerina del Teatro dell’Opera di Roma Rebecca Bianchi. Era la fine del percorso difficile vissuto fino a quel momento, otto lunghi anni in dirittura d’arrivo. Ovviamente con l’esperienza nel tempo ho vissuto altri ruoli ed uno dei più significativi posso affermare che è stata la coreografia portata al Concorso Internazionale Tripudium Ballet, ero grande per i concorsi ma non li avevo mai fatti, era un’esperienza nuova che mi mancava e non mi importava di gareggiare con ragazzini bramosi di mostrare virtuosismi, ero lì... la difficoltà più grande è stata quella di interpretare su una canzone italiana un ruolo davanti ad una giuria straniera che non poteva conoscere il senso delle parole, quindi stava a noi, e dico noi perché era un passo a due con un grande amico Costantino Imperatore, raccontare quell’amore che solo con la conoscenza della lingua italiana era facile da comprendere. Il primo posto al podio è stata la gratifica per quel lavoro fatto non solo di perfezione del movimento, ma soprattutto di interpretazione in un ruolo alquanto tormentato, rimarrà per sempre nel mio cuore.

Con quale coreografo ti piacerebbe lavorare?
Grazie al Teatro alla Scala ho avuto il piacere di danzare in creazioni firmate da immensi maestri dell’arte coreografica mondiale come Rudolf Nureyev, George Balanchine, Maurice Béjart e molti altri anche sul versante televisivo. Un sogno particolare non ce l’ho perché ho davvero avuto la fortuna di lavorare con i più grandi. Mi piacerebbe sul versante modern misurarmi con Franco Miseria, un coreografo che stimo, una figura che ha saputo rivoluzionare il concetto di danza televisiva e ha regalato agli spettatori splendidi lavori, a livello internazionale trovo davvero geniale ed entusiasmante lo stile di Mia Michaels.

Hai avuto la fortuna di danzare al fianco di celebri partner, per te chi sarebbe oggi il top?
La fortuna di lavorare in un teatro come la Scala mi ha dato l’opportunità di stare in scena con grandi nomi come Roberto Bolle, Massimo Murru, Polina Semionova, Svetlana Zakharova, e tanti altri. Mi manca Sylvie Guillem, che è un mio idolo assoluto del mondo tersicoreo. Naturalmente ci sono numerosi altri ballerini bravissimi che stimo e con i quali sarebbe un onore danzare!

Michele Olivieri

Ultima modifica il Martedì, 16 Giugno 2020 08:47

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