Gli uomini dei nuraghi
dramma musicale in tre atti
libretto e musica di Ennio Porrino
maestro concertatore e direttore Anthony Bramall
regia Davide Livermore
con Manrico Signorini, Nicolò Ceriani, Angelo Villari, Sebastian Ferrada, Gianpiero Ruggeri, Alessandro Senes, Domenico Balzani, Nicola Ebau, Paoletta Marrocu, Rossana Cardia, Nila Masala, Gabriele Mangione, Moreno Patteri, Enrico Zara, Vittoria Lai, Francesca Pierpaoli, Caterina D'Angelo
con la partecipazione straordinaria di Elena Ledda
Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico di Cagliari, Maestro del Coro Marco Faelli
scene GIÒ FORMA production design, videodesign D-wok, costumi Marco Nateri, luci Loïc Hamelin
Nuova produzione
Fondazione Teatro Lirico di Cagliari dal 20 al 28 settembre 2013
E' dibattito aperto quello sul ruolo della regia nel teatro di prosa o musicale. Dalla rivoluzionaria epoca della sperimentazione e del nuovo teatro la regia ha avuto parte spesso preponderante nell'allestimento, e tale non solo da innovare, ma spesso da stravolgere o totalmente tradire l'opera originaria.
Si sono viste attualizzazioni originali e pertinenti, ma anche improbabili cambiamenti di epoca e di ambienti.
Non così nell'allestimento del dramma musicale in tre atti I Shardana, libretto e musica di Ennio Porrino, nuova produzione della Fondazione Teatro Lirico di Cagliari, in prima assoluta il 20 settembre 2013; regolarmente trascurato dalle stagioni italiane, soprattutto per la difficile resa e comprensione di un'epoca e di una civiltà lontana in gran parte ancora misteriosa, quella nuragica, il dramma, che ha come secondo titolo esplicativo Gli uomini dei nuraghi appunto, ha trovato nella regia intelligente e storicamente documentata di Davide Livermore nuova ed aderente lettura.
E il pubblico di Cagliari, città in cui Porrino nacque nel 1910, e in cui l'opera fu rappresentata la prima e unica volta nel 1960, ha applaudito convinto l'originale eppure rigorosa messinscena. A Cagliari appunto, per ricomporre una frattura con la vicenda umana e culturale di quel figlio prematuramente scomparso e forse ingiustamente dimenticato.
Il dramma I Shardana infatti, completato dopo lungo travaglio compositivo nel 1949, ma in scena per la prima volta e salutato da entusiastici consensi al Teatro San Carlo di Napoli nel 1959, giunse a Cagliari al Teatro Massimo un anno dopo, nel 1960, forse sulla scia della commozione causata dall'improvvisa morte di Porrino, che ricopriva in quegli anni in città la carica di direttore del Conservatorio Statale "Giovanni Pierluigi Da Palestrina".
Da allora un lungo silenzio, interrotto nel gennaio 2010 dalla ripresa in forma semiscenica con la regia di Marco Catena e la direzione orchestrale di Anthony Bramall, che il Teatro Lirico di Cagliari ha programmato per celebrare dell'autore il centenario della nascita.
Non un'occasione felicissima, né consensi esaltanti per l'operazione, che fu accolta quasi come un atto dovuto, una commemorazione di maniera, utile per ricordare il musicista, l'intellettuale, che aveva dimostrato amore e devozione per la terra che l'aveva generato.
Ma al londinese Anthony Bramall, che allora ne curò la concertazione e la direzione orchestrale, non sfuggirono i pregi musicali dell'opera, quelli che dopo la prima di Napoli conquistarono i critici, e che portarono Felix Karlinger nel 1962 a definirla nella enciclopedia musicale Die Musik in Geschichte und Gegenwart "la più importante opera lirica composta in Italia nel dopoguerra".
Il direttore Bramall, che vanta un'importante carriera ed è considerato uno specialista del repertorio lirico italiano, fu conquistato dall'intonazione antica, quasi da sacra rappresentazione seppur musicalmente più movimentata, dalla capacità di Porrino di evitare tutto ciò che poteva essere paesano e convenzionale e di servirsi di qualche raro elemento folcloristico ma trasformandolo, privandolo della maniera e del compiacimento, per riportarlo all'essenzialità dei caratteri primordiali.
Da questa riscoperta musicale nasce l'attuale allestimento, che, presentato come punta di diamante dell'intero cartellone cagliaritano, si è affidato alle scelte registiche e sceniche per conquistare pubblico e critica.
Già tenore, quindi regista emergente del teatro musicale di sperimentazione, Davide Livermore, partendo dalla ricostruzione storica della civiltà nuragica, sulle cui origini grava ancora il mistero, ha operato su suggestioni antiche con tecniche modernissime; da un lato i bronzetti nuragici, presenti in scena e replicati dai guerrieri e dai danzatori rivestiti di creta, dall'altro i video che fanno da fondale ed esaltano il dramma. Sono rocce e strapiombi paurosi quelli originati da un unico e centrale elemento scenico, che si muove e si trasforma battuto dalla furia delle onde, qui atollo misterioso sotto il cielo notturno e stellato, là cruento patibolo o funereo monumento nel tragico epilogo di morte.
I protagonisti, dal mitico re Gonnario di Manrico Signorini, all'innamorato Torbeno del bravo tenore Angelo Villari, alla seducente Bèrbera Jonia del noto soprano Paoletta Marrocu, fino alla Nibatta di Alessandra Palomba, sono figure ieratiche, assurte a simboli di un'epoca e di una storia. Sono i danzatori, i mimi e i figuranti, che assieme al coro rappresentano il popolo, a farla la storia, a combattere per la libertà di una terra da sempre contesa, troppo spesso conquistata e vinta.
Annalaura Pau