MORTAL KABARETT (Liberamente tratto da “Mein Kampf” di Adolf Hitler) di Roberto Russo
Spesso si è “parlato di” Hitler. Spesso si è “scritto di” Hitler. Più raramente è stato lo stesso Hitler, a parlare. Nato dallo studio del “Mein Kampf”, e da commistioni di linguaggi e da continui rimandi a culture alte, medie e basse, Mortal Kabarett, nello scenario di un grottesco show televisivo, mette in scena Hitler, la sua follia più gigionesca che reale, la sua astuzia nel comunicare, nel manipolare il sentimento borghese e nel fare appello alle fragilità delle masse. Molte frasi, parole, e, addirittura, esclamazioni, sono tratte letteralmente dal Mein Kampf e sorprendono e spaventano per la loro attualità, soprattutto nei frammenti dedicati alle tecniche di comunicazione. Dalle parole di Hitler nasce in noi la consapevolezza del suo vero scopo: addormentare le coscienze, per fabbricarne un’altra, artificiale; scopo non dissimile da quello della pubblicità dei nostri giorni, e da quello del grande burattinaio televisivo che entra nelle nostre case. “Hitler” può ancora verificarsi. Volendo parafrasare Goya: “Il disimpegno della Ragione, genera Mostri”
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