La Redazione
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SCENE DA UN MATRIMONIO «L’idea di ‘riproporre’ sulla scena un progetto come «Scene di vita coniugale» è estremamente stimolante, e lo è per una molteplicità di aspetti. Comincerei dal fatto che è un testo divenuto icona internazionale intorno alle complessità delle relazioni uomo-donna, e in particolare di quelle matrimoniali. Un altro aspetto è che propone un linguaggio «cinematografico» già dal titolo del capolavoro realizzato poi da Bergman. Viene subito voglia di proseguire quell’indicazione con il linguaggio tipico della sceneggiatura da cinema tipo: int. sera, ecc... Aggiungo che è una piece assente dalle scene italiane da molto tempo. È un testo che invita ad una proposta nei confronti del pubblico attraverso una rilettura dei comportamenti in chiave contemporanea e contestualizzata alla nostra cultura. Molti giovani non conoscono l’opera, e forse nemmeno il film, ma sono sicuramente un target molto sensibile alla tematica. Parlo di giovani, ma non solo. Il perno centrale dell’opera sta nel rapporto tra un uomo e una donna e lascia immaginare un’interpretazione magistrale tra due attori che si confrontino sul quotidiano della convivenza. Il fatto che i due appartengano ad una fascia d’età in bilico tra la gioventù e la piena maturità rende l’allestimento ancor più interessante». Alessandro D’Alatri |
GIOVANNA AL ROGO «Il progetto di spettacolo è il punto di arrivo di un percorso di studio avviato dalla Compagnia intorno a Giovanna d’Arco, figura leggendaria e complessa sulla quale la letteratura offre le versioni più diverse. Le proposte cinematografiche, teatrali e scientifiche, operistiche e pittoriche, sono specchio di quanto Giovanna – bambina e soldato, donna e martire, profetessa e visionaria, devota e ribelle, patriota e santa – sia fonte inesauribile d’ispirazione. La figura straordinaria e dibattuta di Giovanna è avvolta dal mistero, sia per la natura stessa della sua esperienza, dagli incerti confini tra l’autenticità del misticismo e i fantasmi della visionarietà, sia per l’ambiguo rapporto del potere con la sua figura, su cui permane un’ombra di convenienza strumentale a certe dinamiche storiche, nel fare di questa donna dall’indubbio carisma e seguito prima un’eretica esemplare processata e giustiziata sul rogo, poi una vittima da riabilitare e beatificare». Maria Grazia Cipriani |
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE «Sul palco vuoto centinaia di corde cadono dall’alto delimitando uno spazio cubico e polimorfo: sono liane… alberi... sbarre... catene... colonne...lacrime, sono la corte di Teseo ed Ippolita, ma anche il bosco di Atene. Due voci si rincorrono come le due ombre che danzano il rito di nozze che dà l’abbrivio allo spettacolo. Irrompono Teseo, sua figlia Ermia che ama Lisandro, il promesso sposo Demetrio che la ama non riamato, il reietto Lisandro che non ha i favori del padre di Ermia e, in disparte, la disperata Elena, che ama Demetrio, non riamata. Un editto crudele condanna Ermia ai voleri del padre, la commedia viene ferita dalle leggi dell’uomo che piegano i voleri naturali dei quattro adolescenti, l’inconscio prende il sopravvento, l’irrazionale si ribella al suo opposto, lo spazio si trasforma: siamo in un ring metafisico e claustrofobico. Nel bosco della coscienza si dipanano le vicende d’amore che vedono i quattro adolescenti scoprire il desiderio, l’invidia, il rifiuto, la passione, la carne, la violenza, l’odio; ancora si fa fatica a credere che le loro urla disperate siano i suoni di una commedia. Shakespeare prepara progressivamente il proprio terreno dall’esatto rovescio, aderisce al titolo entrando dalla porta del sogno nel mondo degli umani … » Andrea Battistini |
LA COMMEDIA DI ORLANDO «Virgina Woolf è figlia diretta di Shakespeare, unica nel miscelare invenzione, gioco, umorismo e profondità, e con Orlando compie un viaggio fantastico in cui il protagonista, come Ulisse, non si pone limiti al desiderio disperimentare, di agire e di conoscere. Emanuela Giordano |
4:48 PYSCHOSIS «4:48 Psychosis non è l’ultima lettera di un suicida. Non è follia se, come dice Alda Merini, “la follia è la mancanza di qualcuno d’importante”. 4:48 Psychosis è mancanza, ricerca, desiderio e rifiuto. È quello che succede alla mente di una persona quando crollano le barriere che dividono la realtà dall’immaginazione. È la tenacia di fronte all’irrinunciabilità della speranza sentimentale, il bisogno di far funzionale i rapporti, la fragilità dell’amore. Sarah Kane scriveva per amore. Drammaturga contemporanea ma che, come dice Edward Bond, usa immagini antiche che ritornano in tutte le stagioni dell’arte, e questo la rende un “classico”. 4:48 Psychosis è un testo scritto con devozione; chi è devoto è disponibile al sacrificio, e Sarah Kane ne è la prova. Per il rispetto che merita tutto questo abbiamo scelto di proporre il testo integrale, lavorando al servizio delle parole che in scena prendono corpo e voce attraverso la sensibilità, la bravura, l’eleganza, l’ironia di Elena Arvigo, attrice di vero e puro talento... Il linguaggio appassionato di Sarah Kane è un’arma, uno strumento che, insieme alla scelta di privare il dramma di un contesto e di una struttura nell’ambito della quale capire le cose, permette allo spettatore di comprenderle su un livello meno intellettuale e più emotivo». Valentina Calvani |