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Mercoledì, 30 Novembre 2011
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LA VEDOVA ALLEGRA

Nel 1861 il commediografo e librettista francese Henri Meilhac (lo stesso di “Carmen” di Bizet), scrisse un piacevole vaudeville che le musiche di Franz Lehar resero celebre: “La vedova allegra”. Capolavoro di genuina ispirazione, dove i protagonisti sono coinvolti in un vorticoso e divertente scambio di coppie, di promesse, di sospetti e di rivelazioni, “La vedova allegra” è un parapiglia che, com’è naturale in un’operetta, si ricompone nel modo più classico: il matrimonio fra la bella vedova Anna Glavari e l'aitante diplomatico Danilo.

E' stato detto che ‘“La vedova allegra” è al contempo l'ultima delle operette ottocentesche, che si inserisce nella scia di Offenbach e Strauss, e la prima del Novecento. Accanto a schemi tradizionali (i lunghi finali d'atto, il can-can, la profusione di valzer e di pagine liriche), è infatti possibile cogliere parole di novità. I ritmi si fanno più moderni: la celebre marcia ‘E' scabroso le donne studiar’ è ben diversa da quelle all'epoca consuete, e resterà insuperata. I duetti d'amore abbinano al romanticismo una certa malizia, che conferisce al fluire della melodia una carica di fine sensualità. La canzone della Vilja, splendida melodia di felice ispirazione, può essere considerata un'autentica romanza, e come tale entrerà nel repertorio concertistico dei più grandi soprani.

“La vedova allegra” è certamente una delle operette più amate e conosciute dal pubblico, sia per l’intreccio del libretto sia per le musiche intramontabili eseguite in questa serata dall’orchestra diretta dal M° Orlando Pulin.

Mercoledì, 30 Novembre 2011
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LIMON DANCE COMPANY

La Limón Dance Company è tra le più importanti formazioni del mondo della danza moderna e continua a rappresentare l’opera del suo fondatore, José Limón, considerato uno dei padri della modern dance. Acclamata come “una delle compagnie di danza più grandi al mondo” la Limón Dance Company è rinomata per la sua espressività drammatica e la maestria tecnica.

Fondata nel 1946 da José Limón e Doris Humphrey, è attualmente diretta da Carla Maxwell, che ha lavorato a stretto contatto con Limón prima di assumere la guida della compagnia nel 1978. La Limón Dance Company è stata pioniera nell’idea che sia possibile sopravvivere alla morte del proprio fondatore, che ha influenzato generazioni di artisti in tutto il mondo con i suoi lavori entrati nella storia, elettrizzando pubblici di ogni dove con la sua danza virile e dinamica.

L’obbiettivo della Limón Dance Company è quello di produrre e presentare programmi dove i classici della modern dance si confrontano con le nuove commissioni di coreografi contemporanei, dando vita ad un repertorio di incomparabile respiro.

La compagnia è la componente spettacolare e performativa della José Limón Dance Foundation, che nel 2008 è stata insignita dal Presidente degli Stati Uniti del maggiore riconoscimento per l’eccellenza artistica: la National Medal of Arts.

Mercoledì, 30 Novembre 2011
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MEDEA

Medea ci riporta – a partire dai tragici greci – alle donne di oggi. Sono infatti le donne a mettere in discussione la vecchia cultura facendosi portatrici di un nuovo pensiero. Ed è proprio attraverso Medea (figura totalmente inedita e significativa) che Euripide pone all'interno delle rappresentazioni tragiche un elemento di assoluta modernità. Medea, infatti, è la prima donna a mettere in discussione i rapporti tra uomo e donna, evidenziando una situazione di forza, contestando l'esistente, aprendo un contenzioso e lasciando intravedere nuove possibilità. Medea è per questo uno dei più estremi e affascinanti personaggi della tragedia classica e moderna in quanto, prima fra tutte, non agisce spinta da un impulso erotico o sentimentale ma per rispondere ad una ingiustizia. In Medea l'azione tragica coincide con la sua stessa rovina poiché, mentre punisce il padre dei suoi figli, colpisce con uguale violenza se stessa: pur riconoscendo l'impatto del suo agire, lo persegue con determinazione e lucida consapevolezza.

“Medea” è una storia tremenda che le cronache recenti continuano a raccontarci suscitando orrore per un atto così orribile: ancora una volta la lezione dei classici ci fa riflettere sul nostro essere uomini di questo tempo.

Mercoledì, 30 Novembre 2011
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IL FU MATTIA PASCAL

Cosa corrisponde a un semplice nome proprio? E’ questa la domanda alla quale intende rispondere il protagonista del romanzo di Pirandello che così inizia il suo viaggio attraverso i vari modi d’apparire di se stesso a se stesso e agli altri, il viaggio tra gli intrighi di una vita moltiplicata forse all’infinito che ci impedisce tra convenzioni e compromessi di capire chi siamo veramente. Morire per vivere una vita diversa. Scoprire la propria vera identità al di là delle convenzioni che ci hanno formato. Viaggiare a ritroso dei sé o dei risultati di sé abbandonando la scorza delle apparenze per tentare una scoperta definitiva del proprio io. Questo il viaggio di Mattia Pascal, nell’abisso della contraddizione tra essere e apparire.

La riduzione in commedia tralascia la tecnica della narrazione propria del romanzo e trasferisce ad una dimensione teatrale il racconto. Tato Russo fa propria la materia del testo per riscriverla in commedia nello stesso linguaggio drammaturgico che sarebbe stato di Pirandello: uno sforzo palese e riuscito di una costruzione per il teatro, alla maniera che immaginariamente avrebbe operata lo stesso autore del romanzo.

Mercoledì, 30 Novembre 2011
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18 MILA GIORNI - IL PITONE

18 mila giorni corrispondono a 50 anni.

E’ curioso come la prospettiva e il senso del tempo possano cambiare a seconda del criterio con il quale lo si organizzi: gli anni o i giorni. Il pitone è un animale che prima se ne sta buono e ti prende le misure e poi, quando ha raggiunto la tua stessa lunghezza o la tua stessa forza, ti fa fuori.“18 mila giorni – il pitone” parte da qui: dal tempo e da una metafora.

Protagonista un uomo di 50 anni che perde il lavoro. Un giorno arriva in ufficio un impiegato più giovane, prima in una scrivania piccola accanto alla sua, poi…Con il lavoro, il protagonista, perde anche tutta la sua vita. Perde il senso delle cose. Se ne sta asserragliato in un appartamento che è diventato una sorta di discarica di cose, ricordi e sentimenti, solo, senza la moglie e il figlio che lo hanno abbandonato.

Riflessioni personali e epocali si intrecciano a sottolineare come in soli 18 mila giorni siano radicalmente mutate le prospettive e le aspettative sociali in Italia: da un’epoca in cui il lavoro era un diritto e elemento fondante dell’umana dignità, al trionfo dell’odierno precariato, divenuto persino forma più o meno palese di ricatto sociale.

Protagonista Giuseppe Battiston, pluripremiato attore del nostro cinema e del nostro teatro. Accanto a lui, a fare da contrappunto musicale, il cantautore Gianmaria Testa che ha composto canzoni nuove e inedite apposta per questo spettacolo.

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