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TEATRO IN UK. LA LENTA RIPRESA: TRAVAGLI E DELIZIE. -di Beatrice Tavecchio

Michael Elcock (Bert) e la Compagnia in "Hex", National Theatre. Foto Brinkhoff-Moegenburg Michael Elcock (Bert) e la Compagnia in "Hex", National Theatre. Foto Brinkhoff-Moegenburg

Teatro in UK
La lenta ripresa: travagli e delizie
di Beatrice Tavecchio

Il Playhouse Theatre è l’ultimo dei 38 teatri del commerciale West End ad aprire al pubblico dopo la chiusura, il 16 marzo 2020, di tutti i teatri per la pandemia Covid. Lo fa il 15 novembre 2021 con Cabaret con Eddie Redmayne e Jessie Buckley al Playhouse Theatre trasformato nel Kit Kat Club. “Marca simbolicamente la piena apertura del West End esattamente 609 giorni dopo che la pandemia aveva forzato il primo esteso lockdown, dalla repressione puritana del 1642” come scrive Tim Bano per ‘The Stage’.
Quasi contemporaneamente si annuncia che The Mirror and the Light (Lo specchio e la luce) l’ultima parte della splendida trilogia storica di Hilary Mantel, in scena al Gielgud Theatre con 24 attori, non verrà prolungata per l’incertezza legata al rischio di estenderla.
Ed è l’incertezza che rallenta e ferisce la rinascita del teatro. Incertezza per l’alto numero di infettati, per la misura variabile dei morti, a cui si lega la paura di un altro lockdown per Natale, che il Governo dice assolutamente di non prevedere, ma che persiste nell’aria.
Come i teatri possono far fronte ad una situazione labile, in continuo cambiamento? Come far tornare il pubblico, con quali produzioni? Come rassicurarlo sulla sicurezza dell’ambiente? Come gestire un pubblico che si diversifica tra chi vorrebbe un passaporto sanitario o la mascherina e chi no, dal momento che il Primo Ministro Johnson ha lasciato mano libera alla responsabilità individuale, senza nessuna restrizione?

Questo scrivevo fino a giovedì scorso. Ma venerdì 26 novembre la situazione cambia. Omicron, la nuova variante Covid detta un altro scenario. Il governo annuncia l’obbligo legale delle mascherine su tutti i trasporti pubblici, metro, autobus e treni e all’interno dei negozi. Voli dalle ‘zone della lista rossa’ sono cancellati o altamente disciplinati. Nonostante si diano frammentarie rassicurazioni che si sarà in grado di contenere la mortalità e la contagiosità di Omicron, con ristoranti ed hotels che si prevedono aperti per il periodo natalizio, la paura e la preoccupazione sale. È chiaro che il governo vuole proteggere l’economia fin quando possibile. Riusciranno i teatri a stare aperti e a incassare gli introiti del normalmente ricco periodo natalizio, di cui disperatamente hanno bisogno?

Dopo la riapertura dei teatri nel maggio di quest’anno, specialmente da metà agosto a settembre, si era visto un risorgere delle vendite a botteghino. Spettatori e attori unitamente parlavano di un’esperienza elettrificante sia sulla scena che nell’auditorio. Spettatori in piedi beatificando e applaudendo ogni spettacolo. Ma poi si è cominciato a temere che il numero di spettatori non fosse così alto o sufficiente a coprire l’offerta. Prenotare biglietti specie a Natale con la stagione festiva tradizionale della Pantomima, era una battaglia che doveva essere fatta settimane in anticipo. Ora la corsa ai biglietti non è così scontata.

I produttori del West End vanno sul sicuro. (Tecnicamente i teatri del West End appartengono alla Società dei Teatri di Londra, che include quelli sussidiati come il National Theatre e i teatri not-for-profit, cioè quelli non commerciali come l’Old Vic Theatre). Dei 38 teatri commerciali del West End: Lyric, Apollo, Gielgud, Sondheim, ecc., 22 hanno riaperto con spettacoli pre-pandemia, per esempio The Book of Mormon ritorna al Prince of Wales; 12 con spettacoli con più di cinque anni come The Lion King al Lyceum Theatre, Wicked all’ Apollo Victoria Theatre e The Woman in Black al Fortune Theatre dal 1989. Gli altri attraggono con attori celebri come Redmayne e musicals tratti da storie di provato magnetismo, attualizzate, in vena femminista come Cinderella di Lloyd Webber, al Gillian Lynne Theatre con Carrie Hope Fletcher come Cenerentola, liriche di David Zippel dal libro di Emerald Fennell, scene di Gabriela Tylesova, regia di Laurence Connor.

Amélie the Musical ha già completato la sua prima stagione post-pandemica al Criterion Theatre. The Phantom of the Opera è all’appena rinnovato Her Majesty’s Theatre. Grease The Musical è al Dominium Theatre e Frozen The Musical al Royal Theatre Drury Lane.

Anche il National Theatre lancia il suo nuovo musical: Xex basato sulla storia rivisitata de La bella addormentata, all’Olivier Theatre fino al 22 gennaio 2022, con Rosalie Craig come la fata, e Kat Ronney come la principessa Rose. La regia e le liriche sono di Rufus Norris, le musiche di Jim Fortune. Scenografia di Katrine Lindsay e coreografia di Jade Hackett. Sarà trasmesso in mondo visione dal National Theatre Live dal 5 maggio 2022.

Princes from Hex at the National Theatre 0836 Photo by Brinkhoff Moegenburg

Princes from Hex at the National Theatre. Foto Brinkhoff-Moegenburg.

Ma non sono molti gli spettatori per altri spettacoli di prosa. Scrivevo che si teme che dopo la stagione natalizia, si presenterà un gennaio ancora più difficile. Ora sappiamo che lo sarà.
Prima del 26 novembre, guardando al passato, ma in una situazione in continuo miglioramento dall’apertura dei teatri lo scorso maggio, l’imperativo era solo di come far tornare gli spettatori a teatro. Quando all’inizio dello scongelamento, il distanziamento era ancora obbligatorio, i biglietti venduti riuscivano a malapena a coprire le spese della produzione, per cui si era vista una riduzione drastica del numero di attori su scena, uno o due attori, una riduzione di addobbi e scenografie, un ritorno alla centralità dell’attore e del testo.
Con l’evolversi della situazione, i teatri avevano cercato di proteggere la salute del pubblico, con la misurazione della temperatura all’ingresso, incoraggiando l’uso della mascherina per la durata dello spettacolo, introducendo una diversità di spazi all’interno del teatro, senza distanziamento nella platea e con posti alternati e distanziati nel circolo ad esempio. Ora ci si sta accorgendo che una parte sostanziosa del pubblico borghese e anche anziano che storicamente va a teatro, non frequenta come prima perché non si sente sicura. Da qui l’annuncio che il Piccadilly Theatre imporrà l’uso delle mascherine per Moulin Rouge!, trasferito da New York, adattamento teatrale del film del 2001 di Baz Luhrmann. Regia di Alex Timbers, libretto di John Logan, coreografia di Sonya Tayeh, musiche e arrangiamenti di Justin Levine, con Liisi LaFontaine come Satine. Moulin Rouge! ha aperto il 12 novembre con biglietti in vendita fino al marzo 2022.
Cabaret richiede un test di flusso laterale negativo per l’ammissione. Gli altri teatri ancora esitano, ma giorno dopo giorno si aggiunge un nuovo aderente.
Quello che è chiaro è il danno subito dall’industria teatrale. Studi appena pubblicati dall’Università di Sheffield e dall' Arts Council England mettono nero su bianco quello che l’industria ha vissuto sulla propria pelle. Calo del 20% dei turisti, visite scolastiche ai teatri azzerate. Teatri chiusi. Il 55% dei lavoratori nel settore delle Arti, Cultura e Patrimonio è stato messo in cassa integrazione nei 18 mesi scorsi, pari a un declino economico del 60%, il secondo peggior settore dopo quello ricettivo ed alimentare. Vanessa Toulmin, co-autrice dello studio dell’Università di Sheffield afferma: “Questo settore è stato gravemente colpito: compagnie e locali hanno chiuso, persone hanno perso il lavoro, ci sono problemi di salute e mentali, con alti livelli di ansietà per problemi finanziari e per l’incertezza del futuro.”
I liberi professionisti di Arti, Spettacolo e Intrattenimento hanno sofferto di più, perché molti si muovono tra lavoro subordinato e autonomo o hanno un altro lavoro a tempo parziale, mix che non qualifica per nessun aiuto governativo.
L’Art Council England che sovvenziona 176 teatri in Inghilterra ha pubblicato dati per l’anno finanziario che si è concluso nell’ aprile 2021, che mostra il drammatico declino degli spettacoli, da 35.000 a meno di 2.800 nel 2020/21. Dai 7,8 milioni di spettatori, si è passati a meno di 127.000. Il reddito guadagnato è stato del 15%, mentre era del 63% l’anno prima, con una caduta dell’87,5%.
Il traumatico crollo del settore è stato tamponato dai due miliardi del Culture Recovery Fund (Fondo di aiuto per la cultura) del governo e dal piano di cassa integrazione del Tesoro. Anche l’Art Council aveva aumentato il suo sussidio ai teatri del 24,9%, che include anche l’aiuto dato da organizzazioni filantropiche e da donatori. Per esempio da spettatori che donavano il prezzo del loro biglietto invece di richiederne il rimborso.

La terza rata di 107 milioni per organizzazioni di cultura e di patrimonio - parte dei 220 milioni allocati al terzo giro del Culture Recovery Plan - è stata assegnata questo 19 novembre a quasi mille organizzazioni, di cui 248 teatri.
È suddivisa in due trance, una per coprire le Emergenze finanziarie, l’altra per la Continuità a organizzazioni già precedentemente aiutate, per sostenerle nei mesi invernali e ristabilire la loro piena programmazione.
In totale 57 organizzazioni artistiche hanno ricevuto fondi per l’ Emergenza, per un totale di 6,5 milioni. Di queste, sedici sono organizzazioni teatrali: per esempio, un milione è andato alla Jamie Wilson Productions Ltd.; 850.000 sterline alla ditta di costruzioni scenografiche J &C Joel Ltd.; e circa 30.000 sterline a ciascuna delle compagnie teatrali Barrel Organ, Zest Theatre e Folio Theatre.
Dal fondo per la Continuità d’aiuto, le cifre più importanti di 1,28 milioni sono andate al Leeds Grand Theatre and Opera House Ltd. e un milione a testa all’English National Ballet e al The Marlowe Theatre di Canterbury. Tra gli altri teatri sussidiati la lista comprende grandi e piccole organizzazioni operanti in vari campi, da quelle prettamente legate alla produzione teatrale - ad esempio la Taylor & Foley Prop Makers prende 25.000 sterline per le scenografie - alle piccole e medie organizzazioni che operano nei pubs e nelle birrerie - il Kendal Brewery Arts Centre riceve 119.000 sterline-, alle organizzazioni che diffondono cultura teatrale come i Festival: per esempio, circa 25.000 sterline sono state assegnate al London International Festival of Theatre, e 139.000 steline al Greenwich Docklands Festival; ed anche ai circhi: ad esempio, il Zippos Circus riceve 297.000 sterline. Tra gli altri teatri sussidiati menzioniamo il Birmingham Rep, il Regent's Park Open Air Theatre, l’Almeida Theatre di Londra, il Belarus Free Theatre, il teatro per bambini Little Angel Theatre di Londra, il Royal Exchange di Manchester e tra le case di produzione, la Seabright Productions Limited, la David Pugh Limited e la Elliott Harper Productions Ltd..
Come si vede si tratta di un ampio e ambizioso piano di aiuto diretto non ai singoli artisti, ma alle organizzazioni grandi, medie e piccole che producono cultura nei suoi vari aspetti. Un generoso aiuto, come dice il direttore artistico dell’Young Vic di Londra, Kwame Kwei-Armah : “È più di un’ancora di salvezza, ci fornisce i mezzi per ricostruire un’organizzazione più forte, più accessibile e innovativa”.

È appena stato reso noto che il grande Antony Sher è morto. Ai posteri rimarrà indubbiamente, tra le altre, la sua interpretazione del Riccardo III di Shakespeare, su grucce, dimenandosi come un ragno velenoso, uno dei più stellari concreti esempi del valore del teatro.

Ultima modifica il Venerdì, 17 Dicembre 2021 11:26

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