giovedì, 28 marzo, 2024
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INTERVISTA a LEON CINO - di Michele Olivieri

Leon Cino. Foto Azzurra Primavera Leon Cino. Foto Azzurra Primavera

Leon Cino è nato a Tirana (Albania) dove ha frequentato l'Accademia Nazionale di Danza dal 1993 al 1996. Nonostante la sua giovane età, in quegli stessi anni, è stato ospite al Festival della Penisola Balcanica e in diverse trasmissioni televisive albanesi. Nel 1997 si è trasferito con la famiglia a Milano, dopo aver frequentato la scuola di danza del Teatro Carcano, viene ammesso alla Scuola di Ballo Accademia Teatro alla Scala ottenendo tre prestigiose borse di studio. Ha vinto il 3° premio del celebre Concorso Internazionale "Giovani Talenti" di Vignale nel Monferrato. Ha partecipato al celebre Concorso di Vignale Danza ottenendo il terzo posto. Nel 2001, subito dopo il diploma scaligero, Leon vince il premio Danza&Danza come miglior giovane promessa e si trasferisce negli Stati Uniti dove entra a far parte del "Tulsa Ballet" per poi arrivare, all'inizio della stagione successiva, al "Pacific Northwest Ballet". Il suo repertorio include: "Don Quixote" (Petipa), "Going for Baroque" (Val Caniparoli, che ha poi creato per lui "Misa Crolla"), "Ressamblement" (Nacho Duato), "Fingerprints" (Stanton Welsh), "Celts" (Lila York), "Carmen" (Amedeo Amodio). Rientrato in Italia nel 2003, ha partecipato e vinto la terza edizione del programma televisivo "Amici" condotto da Maria De Filippi. Nel 2004 ha ricevuto il "Premio Internazionale Gino Tani" per le arti dello spettacolo e successivamente è stato protagonista del musical "Footlose" , presente per due stagioni sui palcoscenici delle maggiori città italiane e vincitore del "Biglietto d'oro" e in seguito del musical "Io Ballo" diretto da Chicco Sfondrini e Patrick Rossi Gastaldi. Leon ha inoltre lavorato anche in ambito cinematografico. Nel 2007 è stato premiato per i 60 anni del QKKF in Albania. Tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film "La città invisibile" (2010) di Giuseppe Tandoi dove ha interpretato la parte di Sorin e nel film "Nous et Lenine" (2007) di Saimir Kumbaro. Nel 2010/2011 si misura con la sua prima esperienza in qualità di produttore con la messa in scena al Teatro Greco di Roma dello spettacolo "Tra Uomo & Donna – Trittico", regia, produzione e direzione artistica di Leon Cino, coreografie di Tania Matos e Biagio Tambone. Attualmente è docente, giudice in concorsi di danza, tiene stage e masterclass in varie realtà coreutiche nazionali ed è direttore artistico di alcune scuole di danza.

Carissimo Leon, la tua formazione inizia all'Accademia Nazionale di Danza a Tirana. Raccontaci quali sono i ricordi più vivi ripensando a quel periodo?
Ero molto giovane e spensierato come tutti a quell'età. Mi ricordo delle amicizie, mi ricordo delle piccole avventure da ragazzi, ma di certo non scorderò il duro lavoro che abbiamo fatto tutti; dall'imparare ad eseguire la spaccata in modo idoneo alla corretta esecuzione degli esercizi elementari alla sbarra. Ero predisposto ad un'elasticità naturale del corpo, quindi la strada del ballo iniziò "passo dopo passo" insieme all'amore per questa bellissima e nobile arte.

Hai preso parte anche al Festival della Penisola Balcanica, per chi non lo conoscesse che tipo di manifestazione è?
Era un festival della danza e del canto per bambini, dove i partecipanti erano scelti tra i migliori dei paesi facenti parte della Penisola.

Dopo il trasferimento in Italia ti sei avvicinato alla scuola di danza del Carcano. Qual è stato l'impatto in qualità di allievo e del tuo primo saggio in Corso di Porta Romana?
La mia avventura, in termini di amicizie, iniziò al Lago di Garda. Qui le mie prime delusioni. Mi ricordo come fosse ieri: le mie caratteristiche fisiche (capelli biondissimi) tenevano tutti vicini... ma la mia nazionalità teneva quasi tutti lontani. Quindi iniziò una specie di diffidenza. Andai al Carcano di Milano con pregiudizio invece trovai amici e professori di grande valore. Ogni tanto riguardo le riprese fatte con la telecamera a nastro. Mi batte forte il cuore. È stato un successo. Almeno così lo voglio ricordare!

Mentre con la città di Milano?
Milano è la grande Milano! Una città meravigliosa; non scorderò mai le passeggiate mattutine con l'aria fresca, il Duomo, la Galleria, il Teatro alla Scala. Ma non scorderò neanche che sono stato aggredito, e grazie ai Carabinieri quella sera me la cavai solo con una maglietta strappata.

Ad un certo punto vieni ammesso alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala. Com'è avvenuto e su consiglio di chi hai sostenuto l'audizione?
È una storia interessante e divertente. La primissima audizione la feci proprio alla Scuola di ballo della Scala, consigliatami da una scuola di danza di Salò. Non fui ammesso perché troppo "esuberante", parola di cui per inciso non sapevo per nulla il significato, poi mi fu fatto un esempio: "Se ti chiediamo una pirouette non ne devi farne dieci..." e mi fu consigliato di andare al teatro Carcano. L'anno successivo ritentai e fui ammesso! La Scuola di ballo scaligera oltre al suo prestigio e all'aver trascorso al suo interno la mia adolescenza, mi ha preparato perfettamente al mondo lavorativo.

Un ricordo per la direttrice, la Signora Anna Maria Prina?
Lei è stata una direttrice alla quale va il merito di un grande lavoro con gli allievi, e il ricordo più bello che ho è il giorno in cui mi chiamò in ufficio e mi offrì un contratto di lavoro.

Sei rimasto in contatto con gli allievi del tuo corso in Scala?
Purtroppo abbiamo preso strade diverse, c'è da dire che il mio corso era seguito da poche persone e quindi si fa fatica a rimanere in contatto. Grazie ai Social con qualche amica sono riuscito a riprendere i contatti.

Dopo il diploma scaligero sei partito per gli Stati Uniti. Destinazione al "Tulsa Ballet" ed in seguito al "Pacific Northwest Ballet". Che periodo è stato?
Un periodo lavorativo molto intenso, oltre a farmi comprendere al meglio come funzionava il mondo del lavoro ha continuato a mantenermi in forma. Arrivavo da una forte disciplina nello studiare, mentre da quel momento in poi ci fu una disciplina nell'essere maturi e nel vedere le cose sotto un punto di vista maggiormente globale. Dallo stare in forma al continuare a crescere, per divenire più forti! Dall'Italia all'America dove le culture sono completamente differenti e come tali ti cambiano la visuale. Negli Stati Uniti non interessa la tua provenienza, l'anzianità o il nepotismo, da loro è fondamentale il "risultato" senza dimenticare che la professionalità viene giustamente ricompensata, in Italia purtroppo ciò non sempre accade!

Nel 2003 hai vinto il talent televiviso "Amici", a distanza di anni come rivedi quell'esperienza?
Era la mia prima volta in assoluto in televisione. In primis ho compreso come nascono e si sviluppano le cose al di là del piccolo schermo. Mi sono proposto ad un altro tipo di pubblico, il che è stato emozionante. Ricordo che la selezione dei talenti era molto difficile in quegli anni. Oggi grazie ai tanti talent show presenti in televisione possiamo tirare fuori con intelligenza nuove forze in qualsiasi campo, dal ballo al canto, all'intelletto e all'inventiva.

Com'è arrivato poi nella tua carriera il musical?
Il musical è arrivato proprio grazie al programma "Amici", dove chi vinceva doveva saper gestire oltre alla propria categoria anche le altre; quindi il risultato migliore si poteva vedere solo con un musical. Ricordo con piacere che "Footloose" fu un grande successo!

Anche il cinema è entrato nel tuo bagaglio d'artista, cosa ti è piaciuto maggiormente in questa esperienza?
Mi è sempre piaciuto fare l'attore. E parteciparvi è stato molto piacevole. Soprattutto conoscere gli attori professionisti e già famosi. Il palcoscenico di ogni lavoro è un universo a sé. Entrarci e farne parte è emozionante. Per quanto riguarda il lavoro, è un sacrificio piacevole da dover provare.

Oggi collabori con tante realtà coreutiche sparse sul territorio nazionale, come vedi questo mondo a molti sconosciuto?
Non tutti possono accedere alle Accademie, ma tutti desiderano ballare. Iniziare dalle piccole realtà è sicuramente il "primo passo" per capire se è la strada giusta da percorrere. L'aspetto entusiasmante del vivere è esaudire i propri sogni senza dimenticare che per fare carriera ci vuole soprattutto un allenamento costante.

Quanto è importante lo studio della danza di carattere?
È molto importante, perché quasi tutto il repertorio del balletto classico possiede la danza di carattere.

Mi parli della danza popolare Albanese, delle sue caratteristiche e particolarità stilistiche e di movimento?
Più o meno è come le danze popolari culturali in Italia, dove tutte le regioni hanno le proprie caratteristiche; quindi risulta un po' difficile definire le particolarità perché ci sarebbe molto da dire, dai generi ai costumi. Una cosa interessante è che quasi tutti i balli in Albania vengono eseguiti, per la maggior parte, dagli uomini.

Tra i tuoi maestri hai avuto grandi nomi come Bella Ratchinskaja, Iride Sauri, Paolo Podini, Leonid Nikonov, Amelia Colombini, Emanuela Tagliavia, Loreta Alexandrescu, Eliane Arditi. Per tua esperienza quanto è fondamentale avere la "giusta figura" nell'insegnamento della danza danza, soprattutto quella classico-accademica?
È molto importante, tanto quanto i professori delle scuole obbligatorie. Con la differenza che alla scuola di ballo oltre alla corretta postura fisica devi anche insegnare il giusto modo di vedere le cose. L'insegnante è Michelangelo, lo studente il Davide!

Qual è stata la primissima volta che hai calcato il palcoscenico davanti ad un pubblico con la Scuola di ballo della Scala e con quale pezzo?
Con il pezzo "Streghe" su coreografia di Biagio Tambone.

Hai danzato anche sul palcoscenico della Scala nella "Manon", coreografia di Umberto Bergna e nel "Lago dei cigni" di Rudolf Nureyev. Che emozione si prova ad entrare in scena in uno dei teatri più famosi al mondo e tanto più con una creazione del grande ballerino russo?
Indescrivibili sono le emozioni! Quando si è in una Scuola di ballo si sogna sempre di calcare i palchi più importanti a livello internazionale, soprattutto se in scena ci sarà un'opera di grandi ed immortali artisti.

Come si svolgono oggi le tue giornate e quanto tempo dedichi ancora allo studio della danza?
Oggi più che altro sono dall'altra parte e cioè sono un insegnante, e direttore artistico di alcune belle realtà. Purtroppo il tempo dedicato allo studio della danza da ballerino è ridotto, ma non smetto comunque di allenarmi tra una pausa e l'altra. Perché, citando il titolo del film con Totò, "Chi si ferma è perduto"!

Nel mondo dell'arte ma soprattutto in quello della danza non si finisce mai di imparare, giusto?
Verissimo. Ma soprattutto ci si perfeziona. Noi siamo esseri dal libero arbitrio e facciamo cose e movimenti casuali, una certa melodia la possiamo interpretare come ci pare e se si confrontano dieci persone avremo dieci movimenti differenti, cento persone altri cento differenti e così via... da qui si capisce quanto c'è da imparare!

Per concludere Leon, cosa ti ha regalato di più bello e costruttivo, l'aver scelto da piccolo l'arte tersicorea come compagna di viaggio?
Prima di tutto ringrazio mia madre che mi ha aiutato e supportato, poi tutti gli insegnanti che si sono impegnati a rendermi un bravo ballerino. Non potrò mai sapere cosa avrei fatto o provato facendo altro. Fino ad ora le avventure che ho vissuto mi hanno donato gioie e dolori. Ma posso azzardare ad affermare che l'arte della danza è la più sublime in assoluto. Possiamo dipingere, scolpire e fare tutto con il movimento del corpo!

Michele Oliveri

Ultima modifica il Venerdì, 02 Marzo 2018 20:36

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