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Lunedì, 10 Novembre 2014
Pubblicato in Interviste

Prove tecniche di cambiamento per non soccombere... Accade al Centro Teatrale Bresciano, accade per la stagione 2014/2015, la stagione del quarantennale dello stabile bresciano. E mentre lo stabile della città della Leonessa si racconta in una mostra che svela i tesori di un'attività scenica quarantennale conservati in un archivio che traccia buona parte della storia del teatro della seconda metà del XX secolo, il direttore Angelo Pastore pensa a 'progettare' il futuro' in ottemperanza alla rivoluzione che investirà il sistema teatrale italiano, rivoluzione firmata Dario Franceschini. «La stabilità come la conosciamo oggi non sussisterà più a partire dal 1° gennaio dell'anno prossimo – racconta Angelo Pastore -. Con ogni probabilità il Ctb diverrà 'teatro di rilevanza culturale' il che prevede che si svolgano attività di produzione prevalentemente nell'ambito della regione di appartenenza, per bontà del legislatore. Entro gennaio dovremo presentare un piano triennale, cambiare lo statuto e tutto ciò mentre non abbiamo avuto ancora l'ufficialità del budget a disposizione». Insomma sembra chiaro che si vorrebbe pensare ad una programmazione triennale senza la certezza di finanziamenti e risorse, ma non solo: «Nell'anno dovremo assicurare almeno 160 giornate recitative e di 6.000 giornate lavorative – continua Pastore -. Inoltre non più del quaranta per cento delle giornate di recite dovrà essere fuori regione. Diciamo che per una realtà come la Lombardia è forse ancora possibile, ma ciò rischia di inibire le tournée in nome di una stabilità che non so quanto sarà sostenibile. Non solo. La progettualità triennale – costruita al buio senza risorse certe, lo ripeto – prevede che la metà del personale scritturato per una produzione nel 2015 venga riconfermato nel 2016 con tutte le assurdità del caso: da produzione a produzione le necessità artistiche e attoriali possono ovviamente mutare».
L'obiettivo è fare in modo che il Fondo Unico dello Spettacolo non sia più distribuito a pioggia, ma il rischio è quello della paralisi e di una 'carneficina' teatrale, non tanto o solo per gli stabili, ma per realtà produttive e compagnie che con gli stabili in questi anni hanno avuto collaborazioni produttive. «Si è detto che il legislatore abbia pensato alla riforma del comparto degli stabili italiani tenendo come modello i teatri stabili tedeschi – prosegue pastore -. Ciò che forse è sfuggito al legislatore è che i fondi stanziati in Italia per tutti gli stabili circa 17milioni di euro non raggiunge neppure i 20milioni che la Germania stanzia per uno solo stabile tedesco. Come dire, va bene avere dei modelli, ma poi bisogna pensare alle risorse che possano farli funzionare». Questo lavoro di adeguamento alle novità normative è in un certo qual modo anticipato dalla stagione 2014/2015, un cartellone articolato, con produzioni o riallestimenti che avranno una lunga tenuta in quel di Brescia, fino a tre settimane. «Veniamo da un taglio di 320mila euro tra Comune e Provincia, la Provincia è una incognita, ma il pubblico ci premia. Anche quest'anno sfioreremo i 5000 abbonati, il pubblico a Brescia e nel territorio c'è ed è preparato. Ci segue e non per abitudine, ma perché credo si riconosca nelle scelte che facciamo, scelte che non accondiscendono, ma anzi che pongono lo spettatore spesso e volentieri davanti a testi contemporanei».
I tagli hanno influito eccome sulle produzioni e sulle ospitalità, ma non hanno – almeno per quest'anno – snaturato la tradizione quarantennale dello Stabile di Brescia in cui drammaturgia e regia vanno di pari passo, si intrecciano in nome di una tradizione teatrale che frequenta la semantica del linguaggio scenico senza sterili provocazioni, ma con la consapevolezza che il teatro è sempre e comunque contemporaneo. «Il Ctb grazie a Franco Branciaroli e al suo Enrico IV di Pirandello è in tournée nei principali teatri italiani. Ecce Homo e Apocalisse di Lucilla Giagnoni e Antigone di Elena Bucci e Marco Sgrosso sono gli altri nostri spettacoli in tournée – spiega -. A questi si aggiungono le produzioni dell'attuale stagioni, produzioni come Lisistrata, colei che scioglie gli eserciti di Andrea Battistini, Svenimenti di Elena Bucci e Marco Sgrosso, Gilgamesh di Letizia Russo per la regia di Pietra Selva che avranno tenute importanti a Brescia. Abbiamo inoltre deciso di riallestire con Lucilla Giagnoni il suo Chimera dal romanzo di Sebastiano Vassalli e in chiusura di stagione andrà in scena Dipartita Finale di Franco Braciaroli, con Gianrico Tedeschi, Ugo Pagliai, Massimo Popolizio e lo stesso Branciaroli che tanto successo ha avuto quest'estate e che rappresenta una coproduzione fra il Ctb e Gli incamminati».
Malgrado i tagli le occasioni non mancheranno certo in una stagione che all'aspetto produttivo affianca come sempre ospitalità importanti con un'attenzione non secondaria alla drammaturgia contemporanea e la voglia di coinvolgere il pubblico in esperienze teatrali che esondano dal tradizionale consumo di spettacoli. «Con la maratona di Francamente me ne infischio! di Antonio Latella proporremo al nostro un viaggio nel mito americano, nel romanzo Via col vento di Margaret Mitchell – spiega Pastore -. Il cartellone affianca titoli importanti come Natale in casa Cupiello di Eduardo De Filippo nella versione monologante di Fausto Russo Alesi, Il cappotto di Gogol con la regia di Alessandro d'Alatri, Il sindaco del rione sanità messo in scema da Marco Sciaccaluga oppure Otello di Luigi lo Cascio a proposte di forte impatto contemporaneo dal testo di Stefano Massini, 7 minuti con la regia di Alessandro Gassman, ad Orchidee di Pippo Delbono. Non manca inoltre un'attenzione a un teatro che racconta dell'Italia contemporanea come il discusso ma potente Magazzino 18 di Simone Cristicchi, a La verità nell'ombra, messa in scena della Compagnia Stabile Assai, un gruppo di teatro carcerario, spettacolo con al centro il rapporto Mafia e Stato a Pantani del Teatro delle Albe, un omaggio al Pirata e in controluce un ritratto dell'Italia impantanata di oggi. Mi pare che abbiamo composto un programma che sa con curiosità spaziare dai classici alla contemporaneità nella consapevolezza che il teatro è uno strumento per leggere e capire il tempo in cui viviamo».
Malgrado i cambiamenti all'orizzonte il Centro Teatrale Bresciano resiste e conferma la propria tradizione di stabile che coniuga esigenze del territorio e la volontà di produrre un teatro che abbia valore e valenza culturali e nazionali. «La nostra intenzione è quella di non disattendere alla tradizione che per quarant'anni ha fatto del Centro Teatrale Bresciano un'istituzione al servizio della comunità bresciana, ma anche un laboratorio di idee e creatività per il teatro in genere – conclude Angelo Pastore -, una storia che abbiamo raccontato nella mostra documentaria allestita nel foyer del teatro Sociale, una storia che da forza alla nostra impegno di progettare un futuro che non tradisca la natura dello stabile bresciano».

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