LASCIO VOLTERRATEATRO
Dopo vent'anni lascio la direzione del Festival VolterraTeatro perché sono venute meno le condizioni minime per poterlo gestire.
Ho sempre creduto che il festival rappresentasse una grande opportunità per tutto il mondo del teatro e della cultura, per la Città di Volterra e per la Compagnia della Fortezza. Ho creduto fortemente che Volterra, con il suo festival dedicato alla ricerca e alla sperimentazione, fosse il luogo ideale per accogliere la mia idea de I Teatri dell'Impossibile, un progetto culturale e artistico che aveva l'ambizione di individuare e mettere insieme il meglio della ricerca in tutti i campi artistici e i linguaggi del sapere umano. Ho immaginato il festival come un luogo dove, per alcuni giorni speciali, si potessero incontrare contemporaneamente le punte più avanzate della sperimentazione nel teatro, nella musica, nell'arte, nella letteratura, ma anche nelle scienze, nello sport e in altre discipline non artistiche. Sognavo di trovare tracce di un'identità comune tra chi condivide un medesimo territorio emotivo e di ricerca, e fare di Volterra il luogo dell'utopi a dell'impossibile. Il programma si snodava, fin dal primo anno, lungo una linea che partiva dal desiderio di esplorare quelle zone del pensiero che portano a scelte in qualche modo "estreme", a cercare il superamento di un limite cercato e subito, sia esso fisico, estetico, culturale.
Trovavo straordinario l'intrecciarsi di tradizione e innovazione che si sarebbe prodotto nel cuore di questa meravigliosa bellissima aspra terra toscana, straordinarie le idee che da questo incontro e confronto sarebbero potuti germinare in visioni di apertura, per noi, per il pubblico e per i cittadini.
Il mio progetto di festival ha visto la luce sotto i migliori auspici. Ho trovato fin dall'inizio un sentito sostegno in critici, operatori e artisti che hanno abitato questa idea e l'hanno resa concreta e arricchita con le loro esperienze e i loro suggerimenti. Per molti anni VolterraTeatro è stata la casa di tutti coloro che stavano cercando e stanno cercando un'altra possibilità per l'uomo, ed è stata la casa della mia Compagnia della Fortezza.
Con l'aiuto dei miei collaboratori sono riuscito a intravedere gli effetti incredibili della realizzazione di un sogno che adesso siamo costretti a interrompere. In vent'anni abbiamo perseguito con ostinazione e rigore la missione che ci eravamo dati. Oggi l'Italia, d'estate, pullula di festival teatrali e artistici, storici e famosi in tutto il mondo o appena nati, lontani dagli spazi consueti delle stagioni teatrali, diroccati in montagna o frammentati sulle coste, con bilanci stellari o con budget bassissimi, in un continuo fertile concorso di idee per scovare il "nuovo" prima che venga istituzionalizzato, e inventare palcoscenici, a volte inediti, in piazze, antichi teatri e centri storici. Eppure, nonostante l'offerta sia così ampia, VolterraTeatro ha rappresentato fino a questo momento un appuntamento irrinunciabile, un punto fermo per tutti, un luogo di ritrovo del mondo della cultura e del teatro d'avanguardia.
Ciò che ha distinto fortemente in questi anni il nostro progetto di festival da tutti gli altri festival è l'aver rinunciato ad essere una rassegna per puntare tutto su un progetto che voleva esso stesso essere opera d'arte, e la relazione straordinaria intessuta con la Compagnia della Fortezza. La particolare formula messa a punto negli ultimi anni, e unica al mondo, che ha trasformato l'istituto di pena di Volterra in una incredibile cittadella teatrale e la città - a sua volta - in un teatro a cielo aperto, ha permesso una concreta riscrittura della relazione tra città e carcere, facendo di quest'ultimo un inedito crogiuolo della cultura nazionale. Grazie a un circolo virtuoso la fama internazionale della Compagnia della Fortezza si è intrecciata a quella del Festival, consentendo una circolazione continuativa del marchio artistico e organizzativo di VolterraTeatro. E quel legame tra la Compagnia e il Festival ha garantito una ottimizzazione, non solo dell e risorse dell'organigramma di Carte Blanche, ma soprattutto un continuativo lavoro di promozione del Festival e della Città di Volterra.
Sono stati vent'anni di grande passione e costante lavoro, durante i quali abbiamo messo in campo tutto il nostro impegno e la nostra professionalità. Negli ultimi anni siamo arrivati a investire ingenti risorse economiche di Carte Blanche sul festival, pur di non rinunciare a un livello qualitativo alto della proposta artistica, consapevoli della grande responsabilità di gestire una manifestazione osservata e riconosciuta da tutto il mondo della cultura e della stampa internazionale, oltre che da un pubblico attento e affezionato.
Ma il progressivo e irreversibile impoverimento delle risorse ha portato a una crescita sempre maggiore delle difficoltà gestionali, ulteriormente aggravate da condizioni che hanno reso impraticabile qualsiasi strategia di reperimento fondi. Ai risultati ottenuti non ha fatto seguito un investimento politico ed economico che ne garantisse la crescita, anzi.
Titolare del Festival è il Comune di Volterra che ne affida direzione artistica e organizzativa attraverso un bando. Ora, il fatto che il bando negli ultimi anni sia annuale e che la relativa assegnazione avvenga solo nell'imminenza dell'inizio della manifestazione rende impossibile non solo una progettazione pluriennale, ma qualsiasi forma di ricerca di sponsorizzazioni e di fondi esterni, di partecipazione a progetti europei, attraverso i quali sopperire alle difficoltà economiche del Comune, che abbiamo sempre compreso e mai messo in discussione.
Quest'anno le condizioni hanno raggiunto un limite oltre il quale non possiamo davvero andare. Non è stato emesso un bando, ma il 6 giugno, a un mese e mezzo dall'inizio del festival, è arrivato un invito a partecipare a una procedura selettiva, ovvero a presentare un preventivo economico, il cui unico parametro chiaramente definito rispetto alle modalità di aggiudicazione consisteva nella migliore offerta economica con un ribasso rispetto al budget disponibile di 39.800 euro, senza alcuna specificazione dei criteri di assegnazione di un punteggio con riferimento alla proposta artistica. L'invito conteneva soltanto alcune note tecniche che indicavano parametri quantitativi e logistici senza tenere conto della qualità del progetto, della direzione artistica e della gestione organizzativa. La discriminante, quindi, rimaneva unicamente nel ribasso economico, a partire da un budget divenuto assolutamente irrisorio.
Dopo una lunga riflessione siamo pervenuti a una decisione dolorosa ma inevitabile.
Il grande rispetto che abbiamo per i soldi pubblici ci ha imposto di agire secondo coscienza, e di non partecipare a questa chiamata che ci avrebbe fatto attingere a una risorsa economica, seppur minima, che non avremmo potuto utilizzare per lo scopo a cui era destinata, ovvero per formulare una proposta artistica che rispondesse ai criteri qualitativi minimi che caratterizzano un festival d'arte quale è stato, fino a oggi, VolterraTeatro.
Organizzare un festival internazionale in venti giorni è impensabile:
- non è possibile lavorare a progetti e produzioni interne;
- non è possibile programmare eventi di piazza che prevedano commissione di vigilanza (la richiesta va fatta 40 giorni prima);
- non è possibile fare lanci sulla stampa (giornali mensili, settimanali e trasmissioni televisive programmano i loro servizi almeno con due mesi di anticipo);
- non è possibile invitare operatori italiani e stranieri;
- non è possibile mandare materiale in affissione perché gli spazi vanno prenotati almeno 3 mesi prima per essere sicuri di trovare qualche posto nei mesi di maggiore affollamento;
- non è possibile mantenere un livello accettabile di qualità, in particolare modo per tutti gli aspetti promozionali e divulgativi;
- non è possibile svolgere il necessario lavoro di interazione e preparazione sul territorio coinvolgendo persone e associazioni in attività e laboratori preliminari;
- non è possibile reperire sponsorizzazioni e altri sostegni necessari per integrare il budget limitato messo a disposizione dal Comune;
- non è possibile partecipare a reti e progetti europei triennali che oltre al reperimento di risorse consentirebbero uno scambio tra artisti e compagnie straniere;
- non è possibile investire sulla ricerca di gruppi emergenti perché non abbiamo fondi per andare a vedere spettacoli all'estero;
- non è possibile fare progetti di residenza che permetterebbero al festival di consolidare la relazione con alcune compagnie e di presentare delle prime internazionali a costi più accessibili;
- non è possibile fare recruiting di stagisti
Abbiamo fatto dell'utopia dell'impossibile la nostra filosofia di vita e di lavoro, ma quando le condizioni materiali minano alla base i principi che animano un progetto artistico è necessario trovare nuovi modi per incanalare le energie, affinché quell'utopia abbia carattere propulsivo e produttivo. Il 2017 sarà un anno diverso dagli altri, forse il primo di un nuovo corso per la nostra storia. Questo però non implica alcuna volontà di chiusura. Se e quando si ripresenteranno le condizioni opportune saremo nuovamente a disposizione di un festival che abbiamo visto nascere, amato, curato e fatto crescere per vent'anni Per adesso ringrazio di cuore tutti gli straordinari compagni di viaggio, i miei collaboratori, i cittadini, le associazioni di Volterra e gli artisti che hanno abitato con me un'idea in tutti questi anni. Da oggi continueremo il nostro lavoro per lo sviluppo dell'esperienza della Compagnia della Fortezza.
Tutte le nostre energie saranno profuse nel prossimo mese per la realizzazione del Progetto Hybris e la presentazione del preludio del nuovo lavoro della Compagnia che si terrà regolarmente a fine luglio.
ARMANDO PUNZO