"Tutto il mare o due bicchieri?"
Tartaglia ci invita a riflettere tra fede e scienza
Fede o scienza? Speranza o certezza rigorosa? È questo il dilemma al centro della commedia "Tutto il mare o due bicchieri" presentata in prima nazionale al XVII edizione Premio Massimo Troisi a Villa Vannucchi di San Giorgio a Cremano (NA). Protagonisti Eduardo Tartaglia, che firma anche la regia e la sceneggiatura, Veronica Mazza, sua moglie nella scena e nella vita, e un esilarante Stefano Sarcinelli. Completano il cast un simpatico Giovanni Allocca, Pierluigi Iorio e Antonio Dell'isola. I protagonisti si interrogano sulla fede non solo cristiana, ma anzi di tutte le religioni che offrono ai loro fedeli l'opportunità di sperare e di credere che il sospirato miracolo possa arrivare in virtù delle promesse fatte dai rispettivi profeti. E se quanto promettono non fosse vero? Se si scoprisse che i miracoli non fossero stati tali o che quanto accettato col dogma della fede se lo si sottoponesse alla rigida analisi della scienza non rispondesse al vero? cosa succederebbe? Si perderebbe la speranza... Temi importanti che sfociano nel filosofico per poi tornare all'attualità senza però annoiare il pubblico. Il tutto infatti è condito da simpatiche gag e giochi di parole che portano i personaggi a scontrarsi tra loro e creare i tanto amati equivoci che rendono la recitazione fruibile e spassosa. La storia prende il via nel luogo simbolo per i napoletani ovvero il Duomo di Napoli dove è stata appena rubata l'ampolla contenente la preziosa reliquia del sangue di San Gennaro. Il vice commissario Ercole Portone-Sarcinelli viene dunque svegliato nella notte dal questore per indagare e soprattutto affinché la notizia non diventi di dominio pubblico. Speranza subito resa vana dalla presenza di Gerardo Stanco-Allocca, amico del sagrestano Tartaglia unico testimone dell'accaduto che poi si scoprirà, dopo divagazioni ed incomprensioni tra i due personaggi, che era stato avvertito della notizia da sua moglie Ingrid a sua volta avvertita da Lucia moglie del sagrestano che irrompe sulla scena preoccupata per le condizioni del marito. Da lì prendono il via divagazioni, supposizioni e congetture e si conoscono meglio i personaggi; Lucia, che si scopre essere una lontana discendente del venerato santo, è affetta da una rara malattia degenerativa arrivata ad una stadio terminale, ed Angiolino Spertoso il sagrestano sta cercando in tutti i modi di salvarla. Il finale è aperto, l'autore lascia allo spettatore la libertà di immaginare come i protagonisti decideranno di agire tenendo conto delle premesse.
Anche la scenografia, essenziale e un po' cupa, sembra rispettare i due filoni di interesse: il primo tempo infatti è ambientato nel Duomo di Napoli in rappresentanza della religione, il secondo tempo nel centro di ricerche scientifiche di Salerno per la scienza. Qua infatti arriva chi si è impossessato indebitamente del sangue di San Gennaro per chiedere allo scienziato Pranzocena addirittura di clonare il Santo. Il dubbio dunque ruota attorno al fatto di accontentarsi di due bicchieri d'acqua che la scienza offre nella sua meticolosa precisione o del mare intero grazie alla forza della fede. Il linguaggio è un mix di napoletano e italiano, con giochi di parole (Ingrid la moglie di Gerardo diventa Ingrip per ingrippata, Ingrif per ingrifata e Ingric per ingriccata) e riferimenti ad opere della migliore tradizione teatrale napoletana. Forse stona un po'nel passaggio tra il primo e secondo tempo che Spertoso e sua moglie cambino il loro vocabolario: se non più forbito sicuramente meno sgrammaticato del primo tempo, elemento sul quale il regista ha giocato molto per creare le battute tra i personaggi nella prima parte. Buona la prova recitativa ed il passaggio tra momenti di spasso a momenti più seri è ben accompagnato, Stefano Sarcinelli è padrone della scena, un buon attore che andrebbe sfruttato di più in teatro perché dimostra di avere tutte le caratteristiche di una solida spalla ma anche da protagonista. Veronica Mazza conferma la sua bravura come Tartaglia e tutto il cast. Una curiosità: A Villa Vannucchi Massimo Troisi girò le scene iniziali del suo primo film "Ricomincio da tre" in cui l'attore rivela all'amico interpretato da Lello Arena di voler ricominciare da tre perché almeno tre cose nella vita gli erano andata bene. Il film si soffermava molto sulla religione ma anche sulla scienza e giocava sul miracolo che il padre, monco da una mano, aspettava dall'alto per riavere l'arto mancante. Analogia dunque con la storia presentata in anteprima da un emozionato Tartaglia che alla fine della rappresentazione ci ha tenuto a ringraziare il pubblico e a sottolineare la sua stima per il grande Troisi.
Simona Buonaura