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Come, dove e perché tornare a teatro. Uno sguardo sul futuro (del pubblico) dall’assemblea di Altre Velocità e Rete Critica. -di Valeria Minciullo

“Quando riapriranno i teatri?” è un quesito ancora senza risposta, e forse nemmeno ben formulato. 
In questo clima di disorientamento generale, in una società scombussolata da particelle visibili solo al microscopio, abbiamo assistito a cambiamenti più che macroscopici, amplificati dal vuoto lasciato dalle saracinesche abbassate, dai parchi gremiti di fiori ma senza persone, da ciò che sembrava animare paesi e città fino a pochi mesi prima. Nella nostra idea - più o meno discutibile - di normalità.
Certo, vedere i teatri affollati era qualcosa di auspicabile anche prima dell’arrivo del virus; e purtroppo non sempre accadeva così.
Al fine di tutelare il pubblico e chiunque lavori nel settore, siamo però davanti a dei limiti strutturali che non consentono, pur volendo, lo stare fisicamente insieme, e arrivano a compromettere la concezione stessa - e l’unica possibile, fino a qualche mese fa - dello “spazio teatro” quale emblema di aggregazione.
Da quando si è prospettata la fase due, la politica ha preferito glissare sul problema, occupandosi di questioni considerate più urgenti; e solo negli ultimi giorni si è parlato di un’ipotesi di riapertura a giugno, rispettando precise misure.
In quest’attesa silenziosa, chi lavora nello spettacolo dal vivo ha però cercato di sfruttare questo vuoto - delle sale, ma soprattutto del tempo - per porsi non tanto la domanda del “quando” riaprire, ma piuttosto: come, dove, perché farlo?
L’assemblea aperta del 27 aprile, trasmessa in diretta Facebook e organizzata da Altre Velocità e Rete Critica, ha rotto questo silenzio, dando la possibilità a numerosi professionisti del settore di prendere parola e ragionare insieme sul futuro del teatro e della danza. Perché, anche se tutto sembra essersi fermato - in realtà - “dietro le quarantene” tutto continua; e la pausa si è rivelata una grande opportunità per riflettere attivamente sulle cattive pratiche del passato, così da tornare in scena rinnovati e più consapevoli di prima.
Prendendo in considerazione il pubblico, quale elemento necessario affinché un’opera teatrale abbia senso di esistere, è evidente che il problema principale resta sempre quello di realizzarla per qualcuno che senta il bisogno di fruire del teatro. Quest’arte, infatti, non può essere considerata soltanto mero intrattenimento o forma di egocentrismo, ma anche, soprattutto, punto di arrivo e partenza per riflessioni, prese di coscienza e democrazia - concetto rimarcato da Elena Di Gioia, curatrice e direttrice artistica di Agorà.
Si fa ancora più forte, dunque, l’importanza di agire sul substrato della società, lì dove può trovare nutrimento e attecchire l’idea di un teatro libero dal pregiudizio, smitizzato, riportato alla sua condizione di essenzialità. E per fare ciò bisogna operare a un livello pedagogico - afferma Lorenzo Donati, giornalista e critico teatrale, tra i fondatori di Altre Velocità - favorendone l’inserimento nell’educazione scolastica come materia di studio.
Nell’attesa che possa verificarsi un cambiamento del genere, resta però la questione del come e dove si farà teatro nel tempo che verrà, e nel flusso di interventi che si susseguono emerge una via possibile, una parola che ritorna più volte come una costante: comunità.
Più che come spazio, allora, il teatro dovrà configurarsi come un luogo che si autogeneri intorno a realtà circoscritte di appartenenza, divenendo al contempo capillare sull’intero territorio e sviluppandosi in tutti quei contesti in cui è al momento assente. In questo senso, esso potrebbe recuperare la dimensione rituale, tornando a ricongiungersi al momento della festa, dalla quale si era via via allontanato col passare dei secoli.
Ragionando poi in un’ottica di sostenibilità, quale ulteriore urgenza, si immagina l’eventualità di festival a km 0, e di forme iperlocali e iperconnesse come l’idea di un festival diffuso - suggerisce la direttrice e fondatrice del festival “Periferico” Federica Rocchi, che indica le architetture solidali come possibili strumenti urbanistici da prendere a modello.
Alla luce di questa prospettiva, pare dunque un po’ azzardata la proposta di un drive-in per il teatro che era stata avanzata dalla Regione Lombardia: una soluzione affatto ecologica, che andrebbe nella direzione opposta rispetto alla necessità di impattare il meno possibile sul pianeta.
L’ipotesi dello spettacolo all’aperto resta, comunque, quella più concreta. A tal proposito, Nicola Borghesi - regista, attore e co-fondatore della compagnia Kepler-452 - ci aggiorna su cosa sta realizzando insieme a Enrico Baraldi e Riccardo Tabilio, visto che l’emergenza sanitaria ha determinato l’annullamento dello spettacolo audio-guidato Lapsus urbano // Resistenza in programma per il 25 aprile. Mentre Michele Mele - organizzatore, producer e docente dello spettacolo - ritiene sia più utile concentrarsi sul repertorio, al fine di evitare una iperproduzione sbilanciata rispetto al mercato, Borghesi esprime il bisogno di continuare a creare, ripensando a una nuova formula per il suo ultimo lavoro, a partire dal titolo che è stato cambiato in Lapsus Urbano // Il primo giorno possibile; con cuffie igienizzate a ogni utilizzo, posti a sedere distanziati tra loro, e attori separati da elementi scenici a far da barriera, il rischio sarebbe ridotto al minimo, ma ci si chiede se il pubblico non avrà comunque paura di partecipare a eventi, tutto sommato, abbastanza sicuri.
Se fosse così, resta aperta un’altra possibilità: mettere da parte, almeno per un po’, l’idea dello spettacolo dal vivo, e affiancare a questa modalità quella dello streaming, o più in generale, affidare il teatro al supporto di altri mezzi di comunicazione, come radio e TV. Rodolfo Sacchettini - autore e critico, tra i fondatori di Altre Velocità - ci ricorda che la televisione, dalla sua nascita fino agli anni Settanta, ha dato largo spazio al teatro, e quindi si potrebbe pensare di ridisegnare questa rotta, dirigendosi anche verso la radio che - fatta eccezione per Radio3 - offre ancora un servizio marginale nella diffusione della cultura teatrale. Quanto allo streaming, una piattaforma alla Netflix per le arti performative è un’evenienza che schiera la maggior parte dei professionisti sul fronte del no, perlomeno tenendo in considerazione ciò che è stato detto in cinque ore di assemblea. In ogni caso, anche se si valutasse di intraprendere quest’ulteriore strada, cosa che per altro si sta già facendo con timidi tentativi, sarebbe necessario disporre di adeguate strumentazioni per offrire al pubblico un’esperienza - diversa, certamente - ma il più possibile di qualità. Senza dubbio, i nuovi media e i social network si stanno rivelando una grande risorsa, sia per permettere occasioni di incontro e confronto come questa diretta, sia per sostenere la formazione a distanza per gli allievi, ad esempio, dei corsi teatrali. Una pratica che sta già impegnando Isadora Angelini e Luca Serrani del Teatro Patalò, e il Teatro Arcobaleno: progetto di formazione per l’infanzia e l’adolescenza, sostenuto tra gli altri da ATER, a rappresentanza del quale sono intervenute la neo-presidente Patrizia Ghedini e la coordinatrice del teatro “Laura Betti” di Casalecchio di Reno, Cira Santoro.
Insieme a loro, tanti altri rappresentanti di compagnie, associazioni, magazine culturali, artisti indipendenti, critici, e persino un tecnico, hanno contribuito al dibattito, in una sorta di coro polifonico dalle rarissime dissonanze.
Dopo tante domande, riflessioni e suggestioni, rimane comunque l’incognita sul futuro, dato che nessuno può stabilire con certezza come cambieranno nella teoria e nella prassi le arti sceniche del futuro, dipendendo - poco poeticamente - anche da questioni di tipo economico.
Intanto, la base su cui poggiarsi sembra essere la connessione col presente e con gli altri, una maggiore consapevolezza, e la fiducia che, in un modo o nell’altro, un nuovo linguaggio si troverà. E forse, questi limiti e sconvolgimenti hanno già innescato la scintilla per rimettere in moto il sistema e aprire nuovi orizzonti di possibilità.
Cosicché un giorno, andare nello “spazio teatro” sarà solo uno dei diversi modi per farne esperienza.

Valeria Minciullo

Link all’assemblea di Altre Velocità:
https://www.facebook.com/altre.velocita/

Riassunto degli interventi con video:
https://www.altrevelocita.it/

Ultima modifica il Martedì, 02 Giugno 2020 11:42

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