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"A Notebook For Winter"… se il teatro si presta al cinema. Felice trasposizione creativa della pièce di Armando Pirozzi 
per Italian Playwrights Project. -di Nicola Arrigoni

Marco Quaglia. Foto Renato De Blasi Marco Quaglia. Foto Renato De Blasi

Il ricordo va al profumo di arancia che si diffonde nella sala teatrale dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano. Questa inattesa sensazione riaffiora a distanza di quattro anni dalla messinscena di Un quaderno per l’inverno di Armando Pirozzi, per la regia di Massimiliano Civica e con Alberto Astorri e Luca Zacchini. Gli incontri notturni fra un professore di letteratura e un ladro che gli piomba in casa per chiedergli una poesia per la moglie in fin di vita oggi – in tempi di pandemia e di teatri chiusi – hanno una nuova narrazione in A Notebook For Winter, cortometraggio con Marco Quaglia e Stefano Patti, per la regia teatrale degli stessi due interpreti e quella cinematografica di Daniele Barbiero. La produzione si pone all’interno del progetto Italian and American Playwrights Project curato da Valeria Orani direttrice artistica di 369gradi in Italia e Umanism a New York City, e da Frank Hentschker, direttore del Martin E. Segal Theatre Center (Graduate Center City University di New York).

Teatro e drammaturgia, ambasciatori italiani: il progetto
Nato per diffondere la drammaturgia contemporanea italiana nei Paesi di lingua anglofona, con particolare attenzione verso gli Stati Uniti, Italian Playwrights Project ha l’obiettivo di rendere costante il dialogo artistico fra Italia e Usa, che negli ultimi 30 anni è stato occasionale o accidentale. Dalla prima edizione, nel 2015, il progetto ha fatto conoscere al pubblico americano i lavori più recenti di Lucia Calamaro, Elisa Casseri, De Florian-Tagliarini, Giuliana Musso, Fausto Paravidino, Armando Pirozzi, Michele Santeramo, Fabrizio Sinisi, grazie a traduzioni integrali e pubblicazioni delle loro opere, oltre che a reading e mise en éspace. Il progetto ha dedicato nel 2017 un appuntamento di approfondimento alla scrittura di Stefano Massini, anticipando il grande successo di Lehman Trilogy e creando le connessioni tra la produzione Off-Broadway PlayCo e l’autore, favorendo la messa in scena a New York di Donna non rieducabile. L’edizione speciale del progetto, nel 2019, è stata dedicata a Marco Martinelli e al lavoro del Teatro delle Albe di Ravenna. Grazie alla collaborazione con l’Italian Playwrights Project il testo teatrale Fedeli d’Amore, tradotto da Tom Simpson, è stato pubblicato dalla rivista Performing Art Journal, diretta da Bonnie Marranca, ed è iniziata una collaborazione che sfocerà quest’anno in un grande progetto dedicato a Dante, che si estenderà tra New York, Chicago e Philadelphia. Nel dicembre 2020 è iniziata la terza edizione del progetto che entro il 2022 intende tradurre, promuovere e pubblicare le opere di Mimosa Campironi, Mariano Dammacco, Gabriele Di Luca, Tatjana Motta. Per la sua attività di traduzione e promozione l’Italian and American Playwrights Project ha vinto il Premio 2019 per le Traduzioni - Fondo per la diffusione della Lingua Italiana all’Estero indetto dalle Biblioteche Nazionali e Istituzioni Culturali – MiBACT.

In cerca del profumo d’arancia
Questo è il contesto progettuale all’interno del quale è nato non solo l’allestimento di Marco Quaglia e Stefano Patti, ma anche la sua traduzione filmica, firmata da Daniele Barbero. Pleonastico e inutile – ma anche inopportuno e forse impossibile – pensare a un raffronto fra l’edizione di Massimiliano Civica e quella in video. Dal lavoro di Civica – prodotto dal Teatro Metastasio – oltre all’indelebile profumo di arancia, rimane ben impressa l’intensità in levare di Alberto Astorri e Luca Zacchini e alla rilettura del testo Un quaderno per l’inverno emerge la sensazione che quelle parole non possano che avere la intensità/naturale e controllata dei due attori di Civica, non possano vivere che nella precisione assoluta del disegno registico di Massimiliano Civica che si compie nella più inafferrabile e spontanea credibilità di ogni gesto, di ogni respiro, perfino le pieghe della borsina con le arance, piuttosto che la foggia degli abiti appaiono come sono e si avverte che non potrebbero essere diversamente. L’essenzialità dell’essere e al tempo stesso l’insondabile unicità e profondità dello stare in scena si concretizzano nelle parole di Armando Pirozzi e nel modo in cui gli attori di Civica le abitano. Rimane forte lo stupore e l’emozione per quella storia di solitudine e di vita ordinaria che si compie nella straordinarietà del dolore e dello svolgersi nel tempo. Digressione personale: da quattro anni, dal giugno 2017, il foglio di sala e il programma del festival di Olinda emergono dalle carte sulla scrivania. Il piccolo pieghevole con le note di Un quaderno per l’inverno mi ricorda che non ne ho mai scritto, non ho mai cercato di raccontare quella serata in cui minacciava tempesta, in cui sembrava essere tornato l’inverno, quando il calore umano ebbe i toni soffusi, le pause cariche di emozione e dolore di quei due uomini: il professore e il ladro accomunati dal dolore e dalla poesia. Anche per questo raccontare di A Notebook For Winter è un modo per chiudere una parentesi aperta il 28 giugno 2017, è terminare una conversazione rimasta aperta, è fare il punto su un testo e un racconto che sono incisi nell’anima, come spesso capita – a chi scrive – con gli spettacoli di Massimiliano Civica.

A Notebook For Winter
Delicata e intensa, precisa nel girato e attenta nei toni recitativi di Marco Quaglia e Stefano Patti, la versione video A Notebook For Winter traduce con efficacia il testo di Armando Pirozzi sullo schermo, lo fa con grande scrupolo e con rispetto di una parola teatrale che la regia cinematografica di Daniele Barberio traduce in immagini. La telecamera scruta i volti dei due attori, si concede a un descrittivismo autoptico, non un particolare dei volti dei due uomini, non un particolare dell’ambiente, dei gesti, delle luci e dell’atmosferica domestica viene trascurato, tutto si tiene con grande coesione e coerenza. Certo il teatro è altrove, non è una trasposizione video di uno spettacolo teatrale, A Notebook For Winter traduce in autonomia il testo di Pirozzi, lo asseconda e lo analizza, va in cerca dei respiri e delle pause che legano i due uomini, in quell’incontro notturno che ha per materia del desiderio una felicità irraggiungibile, o meglio momentanea, che c’è stata (forse) e indipendentemente dalla volontà dei due uomini se ne è andata, sfumata via, in un divenire della vita e della morte che solo la parola poetica può se non curare, alleviare. Tutto questo viene raccontato con precisione e una tensione filmica che non concede soste allo sguardo dello spettatore, si viene risucchiati, si entra in sintonia con quei due uomini che hanno storie di dolore, che sono solitudini in cerca di consolazione, o semplicemente di ascolto. A Notebook For Winter è un bell’esempio di drammaturgia prestata alla sceneggiatura cinematografica, è un esercizio di scrittura per immagini e parole ben fatta, elegante, vedibile e godibile nel segno di un fare drammaturgia che oltrepassa i confini e sconfigge il distanziamento sociale a cui ci costringe la pandemia.

Ultima modifica il Lunedì, 22 Marzo 2021 11:59

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