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Presente e futuro dell’arte scenica «Il teatro contemporaneo» di Francesco Ceraolo. -di Nicola Arrigoni

ceraioloChi è che oggi va a teatro? Con che obiettivo? Quali sono le motivazioni che portano una persona a varcare la soglia di un teatro? Che tipo di esperienza ci si attende dallo spettacolo dal vivo? Sono queste alcune delle domande che sottostanno al volume di Francesco Ceraolo, Il teatro contemporaneo. Presente e futuro dell’arte scenica, pubblicato da Il Mulino (pagine 150, euro 12). Si tratta di una sorta di vademecum, una guida per orientarsi nella scena contemporanea e per riflettere sulle dinamiche che danno vita alla comunità teatrale. Ceraolo offre al lettore una sorta di panoramica del teatro come luogo di esperienza, spazio politico e di comunità, ne sintetizza gli snodi storici ed estetici con un linguaggio accessibile e con una sintesi credibile.
È come se nell’obiettivo posto nel titolo di occuparsi del teatro contemporaneo, l’autore percepisse che l’aggettivo «contemporaneo» non si possa limitare al nostro presente, ma viva nell’eterno «qui ed ora» che da sempre contraddistingue il teatro, per sua natura contemporaneo, per sua esigenza semantica sempre legato al compiersi in un tempo presente e spazio partecipato. Per questo il titolo del saggio delinea sì un contesto all’interno del quale si muove la riflessione dell’autore, ma dà conto anche di una sustanziale natura contemporanea dell’arte teatrale in sé, volente o nolente specchio del mondo e degli uomini che racconta di secolo in secolo, di estetica in estetica, di comunità in comunità.
Così se i due primi capitoli forniscono una definizione del termine teatro e propongono una sorta di parabola della grammatica del teatro, dei generi e delle tradizioni che hanno caratterizzato questa particolare forma d’arte, il cuore della riflessione è – come esprime il titolo – tutto concentrato nel contemporaneo, forte della suggestione del blocco imposto dalla pandemia, forte della resilienza offerta dalle nuove tecnologie ad azioni performative di salvataggio all’impossibilità di contatto dal vivo. In questo senso appare decisamente interessante lo scenario che viene tratteggiato nella sezione dedicate a «Nuove vie, prospettive e sperimentazione», in cui dal teatro post-drammatico si passa ad analizzare il teatro della performance, in una continua tensione di commistione di forme e linguaggi in cui corpo, immagine e voce assumono pesi specifici differenti e complementari a seconda delle diverse esperienza performative.
Lo stop pandemico ha inoltre sollecitato la riflessione su chi fruisce dello spettacolo dal vivo, suggerendo una riflessione sulla ritualità della partecipazione, sulla necessità di sentirsi parte di una comunità, sulla condivisione di codici e messaggi che sappiano fare da collante identitario o consolatorio. In questo senso si sviluppa il capitolo intitolato «Alla ricerca del pubblico teatrale» in cui l’autore cerca di analizzare le modalità di fruizione e coinvolgimento del pubblico nel segno di una partecipazione attiva e d’appartenenza alla ritualità culturale. La chiusura – non poteva essere altrimenti – è affidata ai sipari virtuali degli anni pandemici e alla difficile riapertura dei teatri in tempo di Covid. «Il teatro contemporaneo» di Francesco Ceraolo è un saggio agile e che va in cerca di una prospettiva fruibile d’analisi del nostro tempo e di un fare e partecipare il teatro che molto ci dice del nostro vivere e convivere da animali sociali.
Francesco Ceraolo, Il teatro contemporaneo. Presente e futuro dell’arte scenica, Il Mulino, 2022, euro 12.

Ultima modifica il Giovedì, 22 Dicembre 2022 00:02

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