Mario Fratti, amico e drammaturgo,
ci ha lasciato a 95 anni.
Mario Fratti, drammaturgo italiano di successo, stabilitosi a New York fin dal 1962, all’età di 95 anni è uscito di scena, andando a presentare la sua lunga produzione, oltre 100 opere, due di esse anche pubblicate da Sipario (Beata, la figlia del Papa e Obama 44, "Un nuovo giallo”) in altri lidi. Che i debutti ti diano il successo come hai avuto quando stavi tra noi.
Ho incontrato Mario Fratti nel lontano 1962, quando con Piero Faggioni eravamo protagonisti della sua opera “La Gabbia”, al Teatro Piccola Commenda di Milano.
Poi l’ho rivisto a New York nel 1995, mi aiutò moltissimo nella organizzazione del Festival Italiano che avevo messo, in coppia con Gillian Whittingham, tra le nostre iniziative, ci introdusse nel mondo universitario e ci fece da tramite col direttore di “America, oggi”, un quotidiano per gli italiani in America.
Poi volle che rappresentassimo al Teatro Miranda, di Off Broadway, gestito dalla figlia Valentina, “Stasera Arsenico” di Carlo Terron, regia del sottoscritto, con Claudia Lawrence e Marino Campanaro, che recitavano una sera in italiano e una sera in inglese. Un vero successo, una vera accoglienza.
Più volte siamo stati invitati a pranzare a casa sua, a Manhattan, una casa invasa dai libri in ogni angolo.
Insomma, eravamo legati da profonda amicizia e stima, reciproca.
Come drammaturgo lo apprezzavo per i temi di denuncia che affrontava con un linguaggio scarno, immediato, tanto che è stato accolto in moltissimi paesi del mondo.
Posso dirlo senza tema di smentita: è stato un drammaturgo che ha vissuto in pieno, grazie alla sua arte di arguto teatrante, sapiente a relazionarsi con impresari ed editori.
Mario, grazie per il contributo che ci hai offerto nei quattro anni che siamo stati presenti col nostro Festival a New York.
Buon viaggio, amico e drammaturgo.
Mario Mattia Giorgetti