mercoledì, 22 gennaio, 2025
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“TEATRO E CULTURA. LE LEVE EFFICACI DEL TRATTAMENTO PENITENZIARIO”. -di Valeria Ottolenghi

Teatro in carcere - "Amleto", Teatro dei Venti. Teatro in carcere - "Amleto", Teatro dei Venti.

Preziosi interventi teorici e di fondamentali esperienze a Parma, Teatro al Parco
19 dicembre: “Teatro e cultura. Le leve efficaci del trattamento penitenziario”
Convegno promosso da Regione Emilia Romagna, Ministero della Giustizia e Briciole Solares

“Dopo quarantacinque anni di esperienze di teatro in carcere, divenute sempre più numerose e importanti, è tempo di uscire dall’eccezione. E’ una parte essenziale del teatro italiano, del teatro contemporaneo”: un’affermazione di rilievo da parte di Gianfranco Pedullà, che, direttore della Compagnia Teatro Popolare d’Arte e del Teatro delle Arti di Lastra Signa/ Firenze, era stato chiamato a intervenire per dare una visione d’insieme, nazionale e internazionale, alla giornata di studi, 19 dicembre, “Teatro e Cultura. Le leve efficaci del trattamento penitenziario”, organizzata a Parma, al Teatro al Parco, eccellente coordinatore Alessandro Gallo, direttore artistico di Briciole Solares, un convegno avvertito come urgente da Roberto Cavalieri, garante dei diritti  delle persone sottoposte a misure limitative o restrittive della libertà personale della Regione Emilia Romagna. 

Tempi perfetti: diciotto gli interventi, con uno sguardo particolare al territorio regionale, l’Emilia Romagna - tra i promotori dell’iniziativa insieme al Ministero della Giustizia e Briciole Solares - particolarmente attenta a promuovere lo spettacolo dal vivo, anche per chi si trova recluso: da tempo ben si sa, numerose le ricerche, come il teatro rafforzi l’autostima, favorisca la condivisione, crei ascolto verso l’altro per una meta comune, stimoli il desiderio di sapere di più, di ampliare il proprio orizzonte culturale e - non ultimo per importanza - riesca a far crollare la recidiva. Si scopre che esistono altri territori da esplorare, mondi da frequentare e più difficilmente si torna a delinquere. Ad aprire il convegno, la sala sempre fitta di presenze, è stato il sindaco di Parma Michele Guerra che ha esposto un concetto essenziale: “il carcere è parte integrante della città, come ogni altra realtà”. Troppo spesso, dopo l’utilizzo di strutture in centro o appena limitrofe, chiese, caserme, vecchi palazzi in disuso, si è preferito costruire in un altrove lontano e anonimo le nuove carceri, quasi per allontanare il “male”, chi aveva sbagliato, fors’anche per dimenticarsene

teatro in carcere. progettiteatro parma via Burla
Teatro in carcere. progetti&teatro, Parma, via Burla

Guerra ha ricordato l’esperienza degli esami in carcere: in qualità di docente universitario aveva potuto cogliere come la cultura fosse, lì in particolare, respiro di libertà, la mente spostata su qualcosa che sapeva fare compagnia, arricchire le giornate, tanto spesso monotone e vuote. Temi che sono tornati più volte, già nei primi percorsi di riflessione, da parte di Silvio Di Gregorio, Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria dell’Emilia Romagna e Marche, e del garante Roberto Cavalieri, messa in luce l’efficacia del teatro in carcere, dove sempre più spesso si vanno definendo spazi ben attrezzati per creazioni di notevole valore professionistico. E se qualcuno, una volta uscito dal carcere, ha proseguito nella carriera come attore anche nel cinema, è vero che sono poi molti i “mestieri del teatro” a cui è possibile accedere, facendo esperienza anche nei grandi teatri, per scenografia, luci, trucco e così via. 

Temi ripresi in forma ampia anche nella parte finale da Gianfranco Pedullà, ultimo nella scaletta degli interventi proprio perché potesse offrire una panoramica complessiva in quanto membro del Comitato Direttivo del Coordinamento Nazionale del Teatro in Carcere e della Direzione Artistica dell’annuale festival Destini incrociati, itinerante, tra le città coinvolte Firenze, Venezia, Genova, Pesaro, più volte Roma, e così via, ogni volta, in tre giorni, vengono presentati spettacoli provenienti anche da regioni lontane, una selezione di esperienze in video, libri, ospitando inoltre  dibattiti in dialoghi approfonditi anche con i responsabili delle istituzioni. Ma, ritornando agli interventi della mattina, si sono dimostrati in sinergia le analisi di Filippo Giordano, professore di Economia Aziendale all’Università Lumsa di Roma, e Marco Bonfiglioli, Direttore Ufficio Detenuti e Trattamento Provveditorato Regionale dell’Amministrazione penitenziaria dell’Emilia Romagna e Marche: se il primo ha esposto le problematiche teoriche legate alla valutazione dell’impatto dei percorsi d’inclusione, complessa la misurazione, il secondo, con molta concretezza, ha fatto un quadro positivo delle esperienze di teatro in carcere, sottolineando la presenza di più culture, l’importanza di maestri guida di valore perché gli spettacoli visti in carcere o ospitati nei teatri esterni abbiano la stessa dignità degli altri in cartellone, sottolineando più volte come sia possibile  il cambiamento, come le persone possano arricchirsi di esperienze nuove e aprirsi a realtà diverse da quelle originarie, tanto spesso colpevoli di aver influito pesantemente sulle scelte di giovani che entrano poi con facilità in bande, in gruppi mafiosi.

teatro carcere convegno
Teatro carcere convegno

Travolgente, un vero incanto, il discorso di Pietro Buffa, criminologo, già dirigente del Ministero della Giustizia: accostando le carceri ai manicomi, ma anche alla scuola più ferocemente selettiva, citando Franco Basaglia e Don Milani, ha sottolineato la necessità di mutare il nostro sguardo. Troppo facilmente, al di là di chi in qualche modo “si salva” da sé e/o sa cogliere le opportunità che le istituzioni a volte sanno offrire, ci sono quegli esclusi che finiscono sempre per essere tali, incapaci, disturbatori, ossessivi, malati, aggressivi, in realtà figure estremamente fragili, individui “colpevolizzati” per i loro comportamenti, infine respinti, scartati, condannati all’emarginazione.

Preziosi i racconti di alcune esperienze, dell’ottimo Stefano Tè del Teatro dei Venti di Modena, affiancato dall’efficiente Salvatore Sofia, che si sono soffermati in particolare sull’organizzazione del Coordinamento teatro carcere in Emilia Romagna, fondamentali i rapporti con le scuole, così come i progetti internazionali; di Claudio Montagna, regista e animatore teatrale, che ha portato dubbi, considerazioni aperte; e di Andrea Buratti della compagnia MaMiMò di Reggio Emilia, emozionante l’ascolto di una lettera scritta da una reclusa transgender, di un reparto isolato, sul tema del corpo oppresso in carcere, una scatola chiusa dove finiscono per mancare anche le occasioni d’arte e cultura per aprire la mente.

Al termine della mattinata ha portato informazioni e riflessioni di grande rilievo Cinzia Cazzoli, responsabile “spettacolo dal vivo” della Regione Emilia Romagna, citando documenti, articoli, progetti, riprendendo con sensibilità anche alcuni dei nodi problematici ascoltati, sottolineando l’importanza di tenere viva l’attenzione dei cittadini sul carcere, momenti particolarmente significativi per questo gli spettacoli realizzati dai detenuti ospitati quindi nei cartelloni dei teatri cittadini e nei festival. Si avvertiva l’eco dell’intervento di Stefano Tè: il carcere come luogo di creazione non occasionale, una scelta definitiva, un impegno coinvolgente, un presidio da proteggere e difendere “con ostinazione”: così come ci sono le scuole in carcere, così dovrebbe trovare spazio il teatro. 

I tempi ben misurati non lasciavano, inevitabilmente, grande respiro al dibattito, anche se non sono mancati alcuni interventi dalla platea. E dense discussioni sono proseguite durante la pausa, il pranzo ben organizzato nel foyer del Teatro al Parco, con ampi tavoli, dialoghi vivaci che hanno favorito diversi chiarimenti. Alla ripresa c’è stato anche il saluto da parte dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro, A.N.C.T., critici che, appena possibile, seguono queste esperienze in carcere, parte importante del teatro contemporaneo, molti i maestri guida di eccelso valore. Nel pomeriggio - e dispiace citare velocemente esperienze che meriterebbero ben più spazio - sono intervenuti  Ettore Nigro della Compagnia Piccola Città Teatro di Napoli; Benedetta Genisio di CCO, Crisi Come Opportunità, di Roma; Carmine Luino e Francesca Rotolo di Mast, Officina delle Arti di Roma; e in video Donatella Palermo, produttrice del film “Cesare deve morire”, dei Fratelli Taviani, che avevano incontrato l’esperienza di Fabio Cavalli a Rebibbia, film Leone d’Oro a Berlino che ha contribuito moltissimo a far conoscere il teatro in carcere come valore culturale, formativo, di realizzazione di sé, di cambiamento.

teatro in carcere alla Gorgona. Una tempesta
Teatro in carcere alla Gorgona. Una tempesta

Alessandro Gallo faceva a tratti brevi sintesi utili a focalizzare l’attenzione su alcuni punti: la giornata davvero densa, proficua. Per le esperienze di Parma, città ospitante, è intervenuta Gabriella Corsaro di Fondazione Teatro Regio di Parma, che ha raccontato con vivacità e competenza l’esperienza alla guida di un coro in carcere in occasione delle opere liriche del teatro della città; Corrado Vecchi della Cooperativa Le mani parlanti, importanti i burattini nella costruzione, nel parlare “nascosti”, per proiettare pensieri, raccontare di sé; Carlo Ferrari e Franca Tragni di Progetti&Teatro APS, che lavorano in carcere da vent’anni, indimenticabili i loro spettacoli, sciolti gli interpreti, convinti, ogni volta un vero gruppo, un bell’accordo anche nell’affrontare testi complessi ma ben assorbiti, amati. I video delle diverse esperienze di Parma hanno favorito la comprensione delle modalità di lavoro: ma come mai alcune riprese sono facilmente rese fruibili all’esterno e altre no? Carlo & Franca hanno evidenziato come con il tempo alcune rigidità si siano sciolte, con l’ingresso di più pubblico, l’orario pomeridiano delle rappresentazioni reso più funzionale, sempre preziosa la disponibilità del personale. 

E’ quindi intervenuto Gianfranco Pedullà a nome del Coordinamento Nazionale, http://www.teatrocarcere.it/, portando anche il saluto del presidente, Vito Minoia: le quaranta compagnie professioniste (ma gli iscritti sono più numerosi, anche chi scrive qui, critico teatrale, ne fa parte), distribuite in quattordici regioni italiane lavorano in accordo per diverse iniziative. Oltre al Festival Destini Incrociati e momenti di formazione, per registi e attori che desiderano avviare attività teatrali in carcere, la rivista Teatri delle Diversità, i contributi culturali per il network internazionale, il convegno annuale di Urbania, il Premio Internazionale Gramsci e molto altro ancora, è andata crescendo notevolmente la partecipazione alla Giornata Internazionale del Teatro, 27 marzo, World Theatre Day, promossa dall’Unesco, che è diventata più specificatamente Giornata del Teatro in Carcere, numerose le iniziative promosse da molte realtà carcerarie intorno a quella data, convegni, incontri pubblici, eventi teatrali, dialoghi aperti con i cittadini e tra gli operatori culturali, non solo aderenti al Coordinamento, CNTiC, partendo l’invito proprio dal DAP, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, nell’ultima edizione, l’undicesima, 2024, hanno concorso alla riuscita dell’evento ben 131 iniziative distribuite tra quindici regioni.

Gianfranco Pedullà, che al Carcere della Gorgona ha presentato, estate dopo estate, la straordinaria “Trilogia del mare”, ha accelerato la sua relazione - si voleva restare nei tempi - depositando comunque nuclei essenziali di problematiche che potranno meritare ulteriori approfondimenti, sul teatro in carcere come teatro della contemporaneità non occasionale, in questo vicino al pensiero di Stefano Tè, sulle indicazioni della Costituzione, sulla funzione originaria del teatro (Meldolesi), sul repertorio dei testi, tra classici e autodrammaturgia, sulle forme del training, e così via. Una giornata ricca di stimoli, da parte di tutti una partecipazione colta, consapevole, mai di superficie, molti i reciproci ringraziamenti, da parte del Garante dell’Emilia Romagna, da parte di Briciole Solares, per chi ha dato avvio alla proposta, per chi ha saputo organizzare con tanta efficienza e cura tutti i momenti del convegno.

Valeria Ottolenghi

Ultima modifica il Domenica, 12 Gennaio 2025 10:38

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