mercoledì, 22 gennaio, 2025
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INTERVISTA A MARIO MATTIA GIORGETTI

5 DOMANDE FLASH:

Film e opera teatrale preferite? Film “Sacco e Vanzetti” di Giuliano Montaldo e di teatro “Enrico IV” di Pirandello.

Il regista più incredibile? Giorgio Strehler.

Poeta e romanzo preferiti? Poeta Salvatore Quasimodo e il romanzo “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni.

Il più bravo attore che ha visto? Gianmaria Volonté.

La più brava attrice? Anna Proclemer.

Mario Mattia Giorgetti, attore, regista, direttore ed editore della rivista Sipario, ex direttore del Teatro Olimpico di Vicenza, protagonista di mille altre cose e in giro per l'Italia e nel mondo, come ci è finito a lavorare con questi scappati di casa, l'hanno minacciata?
“Niente minacce, libera scelta per conoscere il mondo, poiché io appartengo al mondo e il mondo mi appartiene.”

Cosa l'ha colpita del testo del cortometraggio?
“Ciò che mi ha colpito è il rapporto tra il suo autore e la sua creatura nata dalla fantasia, cioè il rapporto tra il reale e l’irreale, che immancabilmente deve finire.”

Come siete entrati in contatto?
“Le svolte della vita sono affidate al caso. E il caso ha voluto che mio figlio Mattia suggerisse all’autore Sorrentino il mio nome, e ciò che mi ha accumunato a lui è la creatività, senza fini speculativi.”

Parliamo di giovani. Cosa si può fare se si è dei giovani registi e attori oggi in Italia? 
“Ai giovani registi e attori di oggi consiglio di rendersi autonomi per esprimere le proprie potenzialità creative in totale libertà.” 

Che consiglio può dare ai più anziani, invece?
“Tenere sempre vivo il pensiero giovanile, il corpo invecchia ma la fantasia deve restare viva, creativa.” 

Quali sono le principali differenze tra fare teatro nella sua epoca e farlo oggi? 
“Nella mia epoca si faceva teatro drammaturgicamente eccellente, con attori di qualità con una pratica teatrale collaudata. Oggi si è stemperato, con attori senza praticantato di palcoscenico.”

Lei ha studiato al Piccolo Teatro di Milano e ha poi lavorato lì sotto Paolo Grassi e Giorgio Strehler, qual è la principale differenza che nota tra il suo Piccolo Teatro e quello attuale? 
“Visto che vengo da lontano, posso affermare che durante il mio Piccolo Teatro era la compagnia di attori ad essere l’elemento stabile, ora è lo staff impiegato, mentre gli attori sono di passaggio.

Qual è il suo progetto, o spettacolo, a cui ha preso parte che le è rimasto più nel cuore? Perché? 
“Lo spettacolo che mi è rimasto nel cuore è ‘Aspettando Godot’ di  Samuel Beckett, perché solleva molti interrogativi sulla nostra presenza sulla terra e mette in atto la speranza di un Godot migliore.”

Quale soggetto sceglierebbe in questo momento? Cosa vorrebbe raccontare?
“Quello che vorrei raccontare è un ritorno ad una vita naturale, non invasa dal progresso speculativo, che danneggia noi stessi, il nostro pianeta e il relativo clima.”

Ultima modifica il Lunedì, 13 Gennaio 2025 12:49
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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