mercoledì, 22 gennaio, 2025
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LA VOCE IN CERCA DELL'INATTESO, COMPLICE DEMETRIO STRATOS. A palazzo Malagola a Ravenna la mostra Fino ai limiti dell’impossibile di Nicola Arrigoni

A palazzo Malagola a Ravenna la mostra "Fino ai limiti dell’impossibile". Foto Marco Sciotto A palazzo Malagola a Ravenna la mostra "Fino ai limiti dell’impossibile". Foto Marco Sciotto

La voce in cerca dell’inatteso, complice Demetrio Stratos
A palazzo Malagola a Ravenna la mostra Fino ai limiti dell’impossibile
di Nicola Arrigoni

Nomen omen, il nome è un presagio e così Palazzo Malagola, antico palazzo nel cuore di Ravenna, ha nel suo nome la sua rinnovata funzione di archivio e centro studi della voce nelle sue molteplici forme. Palazzo Malagola è un atto di amore nei confronti della memoria labile delle arti performative, è uno spazio in cui si chiede di passare parola, passare voce, di insegnare e lasciare segno, di formare e informare nel segno della volatilità del suono e della voce umana che si fa strumento dell’anima. In questa prospettiva agisce il progetto di formazione messo in atto dal  Centro internazionale di ricerca vocale e sonora Malagola a cui si affiancano occasioni di restituzione al pubblico dei materiali degli archivi sonori depositati presso il centro, in primis i materiali dell’Archivio Demetrio Stratos, acquisito alla fine del 2022 dal Comune di Ravenna, con cofinanziamento della Regione Emilia-Romagna, direttamente dalla vedova Stratos Daniela Ronconi Demetriou e che proprio in Malagola ha trovato la sede ideale per la sua cura e la sua fruizione. Ed è questo il senso della mostra Fino ai limiti dell’impossibile, curata da Ermanna Montanari e Enrico Pitozzi, fondatori e direttori di Malagola, un secondo movimento, una nuova preziosa tappa nel percorso di conservazione e valorizzazione di un patrimonio documentale riguardante una delle figure più importanti nel campo delle arti performative del Novecento, che ha fatto della ricerca sulla vocalità il tratto distintivo del proprio percorso artistico: arriva infatti a un anno di distanza da Amorevolmente progredire, amorevolmente regredendo, una iniziale esposizione dei primissimi materiali sottoposti a un lavoro di riordino, catalogazione e digitalizzazione (quest’ultima a cura di Istituzione Biblioteca Classense di Ravenna) che ha riscosso subito un notevole successo di pubblico e di studiosi. E da quel momento l’archivio è diventato disponibile per la fruizione pubblica. Ed ecco che aggirarsi nelle sale di Malagola – non più la locanda e la caverna di Mambrino dei Don Chisciotte ad ardere del Teatro delle Albe – è un viaggio sonoro all’interno della memoria di uno degli artisti più innovativi nel campo della vocalità con registrazioni, video, la possibilità di un’immersione nelle vocalità del mondo. 

mostra stratos 2024 Marco Sciotto 02
Foto Marco Sciotto

La mostra Fino ai limiti dell’impossibile ha come curatori associati Marco Sciotto e Dario Taraborrelli, è a ingresso gratuito e sarà visitabile fino al 31 gennaio. Il percorso si articola su sette ambienti: una sala è dedicata a manifesti che attraversano la storia degli Area e di Stratos solista, una sala cinema propone  materiali audiovisivi di lunga durata, una sala dedicata a materiali cartacei e fotografici con frammenti di materiali audiovisivi da fruire in un monitor d’annata; tre sale dedicate all’ascolto di cui una per ascolto immersivo, una con proposta di ascolti in cuffia associati a materiali esposti all'interno della sala e una sala con una selezione di ascolti che il pubblico potrà scegliere da un menù touch e che propongono canti e musiche di popoli dal mondo presenti nella collezione di dischi di Stratos e le musiche realizzate per il Satyricon; e, in chiusura, una nicchia contenente una serie di oggetti, cimeli e materiali appartenuti all’artista. Se il “primo movimento” presentava un nucleo di materiali riguardanti Demetrio Stratos e il suo rapporto con altri artisti, John Cage su tutti, lo spirito di questo “secondo movimento” è l’apertura della ricerca vocale di Stratos alla dimensione extraeuropea, alle musiche dal mondo e alla loro relazione con la diplofonia e con il canto armonico che in Fino ai limiti dell’impossibile troverà il suo culmine in una delle stanze di Palazzo Malagola appositamente dedicata all’ascolto immersivo.

«Intorno ai limiti del linguaggio prende corpo il secondo movimento dell’esposizione dei materiali. Ed è qui che assumono il loro pieno valore due modi che non solo Stratos pratica, ma che esprime pedagogicamente nella loro piena consapevolezza tecnico-anatomica: il controllo del respiro e la ripetizione, che risuonano sia in Antonin Artaud che nella ricerca da autodidatta sul canto difonico -  affermano Enrico Pitozzi ed Ermanna Montanari -. Il controllo del respiro è tecnica ascetica, piena consapevolezza che la voce non inizia ma affiora, s’inscrive in un movimento che già da sempre è presente e si dispiega silente, in attesa che un soffio la esprima, la prema fuori, la lasci affiorare in tutto il suo incanto. Lo sa bene Artaud, nella sua radicale urgenza di rifondare il teatro a partire dalla riscoperta di una parola prima della parola, tensione poetica consegnataci nell’opera Pour en finir avec le jugement de Dieu (1947) che Stratos registrò nel 1978. Così come lo sanno bene i cantori mongoli, e più in generale le tradizioni sonore dell’area del mediterraneo, che Stratos frequenta assiduamente».

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Foto Marco Sciotto

«Alla documentazione appartenente all’archivio – tra cui materiali audiovisivi di performance, lezioni e concerti, appunti preparatori legati alla sua produzione artistica, stampe di fotografi che ne hanno immortalato il lavoro nel corso degli anni, strumenti musicali, oggetti, cimeli, capi d’abbigliamento, libri, dischi in vinile, manifesti relativi tanto al suo lavoro da solista quanto a quello con I Ribelli e con gli Area, copie di tesi di laurea, studi e saggi dedicati alla sua ricerca, la rassegna stampa raccolta nel corso dei decenni, alcuni dei quali sono stati messi in mostra nel 2023 – si aggiungono per questo “secondo movimento” documenti inediti sulle performance di Stratos, a partire da quelle che convocano Antonin Artaud e quelle relative a Le milleuna, lavoro in collaborazione con Nanni Balestrini e la coreografa Valeria Magli. E poi ancora materiali riguardanti la sua partecipazione al progetto/happening del 1978 Il treno di John Cage, il suo contributo come autore delle musiche Satyricon diretto da Gabriele Salvatores nella stagione ’78-79 del Teatro dell’Elfo», spiegano i due curatori. E dopotutto osservano Enrico Pitozzi ed Ermanna Montanari, direttori artistici del Centro internazionale di ricerca vocale e sonora Malagola: «Quando un corpo si congeda, ciò che resta è la presenza della voce». Ciò vale in particolar modo per Demetro Stratos e il suo lascito che ben incarna l’obiettivo di Malagola: farsi casa delle anime vocali di artisti e creativi, uno spazio in cui perpetuare la ricerca, il canto del mondo. Non è un caso che sul patrimonio di registrazioni che compone l’Archivio Stratos, Montanari e Pitozzi vadano oltre l’aspetto documentale e osservino: «Ciò che ci resta, tuttavia, è la traccia di una sperimentazione vocale che eccede il piano espressivo e si dispone invece come un ‘esercizio spirituale’, come una particolare forma della ‘cura di sé’, ricerca incessante del proprio stare rispetto al mondo. Nel comporre in voce, per Stratos, l’orecchio sembra tornare ad essere ciò che è sempre stato, vale a dire l’organo della profondità interiore: ciò che rileva e capta il mondo per tradurlo e chiamarlo nella voce. Solo così la voce può tornare ad invocare l’inatteso, anche se questo è sempre stato lì, intorno a noi, impercettibile per distrazione. L’esercizio di questa sublime forma d’attenzione, che mai separa la gioia dell’apparire delle cose dall’angoscia della loro scomparsa, richiede allora un corpo timpano, un corpo prisma, capace di intendere aree sonore impercettibili e intermittenti restituendole in canto».

Ultima modifica il Domenica, 12 Gennaio 2025 10:41

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