Fuori
Data di uscita: 22 maggio 2025. Genere: Drammatico, Biografico. Anno: 2025
Regia: Mario Martone
Attori: Valeria Golino, Matilda De Angelis, Elodie, Sylvia De Fanti, Stefano Dionisi, Francesco Gheghi, Antonio Gerardi, Corrado Fortuna.
Paese: Italia, Francia. Durata: 115 min Distribuzione: 01Distribution
Sceneggiatura: Mario Martone, Ippolita di Majo. Fotografia: Paolo Carnera. Montaggio: Jacopo Quadri
Produzione: Indigo Film con Rai Cinema e The Apartment per l'Italia e SRAB Films per la Francia,
in collaborazione con Fremantle
C'è Goliarda Sapienza in Fuori, l'ultimo film di Mario Martone presentato al recente Festival di Cannes e da poco uscito nelle sale italiane, più come metafora però che come vita storica in quanto, e intelligentemente credo, è questo un film che rinnega la biografia e il biopic, ma soprattutto c'è molto Mario Martone, quasi che il regista napoletano non avvesse voluto raccontare una storia o quella storia, quanto utilizzare Goliarda, la donna e letterata eclettica, incompresa, difficile ed eterodossa, non come fine ma bensì come mezzo per organizzare, o meglio acutizzare il suo sguardo sul mistero del femminile.
Il film, ispirato al romanzo L'università di Rebibbia e sceneggiato dallo stesso Martone insieme a Ippolita di Majo, concentra, infatti, il suo sguardo, acuto e profondo, su una zona molto limitata e concentrata della vita di Goliarda Sapienza, più o meno intorno al breve periodo della sua carcerazione e ai rapporti principali che quella esperienza ha creato dentro e fuori di lei e dentro e fuori il carcere stesso.
Il titolo un po' enigmaticamente ce lo suggerisce, richiamando l'altrettanto enigmatica e paradossale domanda che matura in Goliarda proprio da quella esperienza, e cioè se il dentro del carcere non possa essere in fondo il fuori dall'ergastolo della Società e dell'esistenza singola.
La regia dunque organizza una narrazione cinematografica molto 'interna', alla vita della protagonista e delle protagoniste, e insieme molto 'interiore', anche credo a Mario Martone stesso, una narrazione in cui precipitano il prima e il dopo di Goliarda, solo accennati in didascalie iniziali e finali, con il commovente inserto video dell'intervista di un 'perplesso' Biagi alla stessa, dolorosamente incompresa, Goliarda.
Colpisce di questo ultimo inserto di realtà l'atteggiamento distante dell'intervistatore e degli altri presenti, tutti maschi, che, si vede bene nel video, commentano tra loro forse con sarcasmo, sicuramente con malizia, le parole di una Goliarda Sapienza che cerca di contestualizzare la propria esperienza in carcere, ma ancora una volta è come messa all'angolo, quasi sofferente di tanta 'incomprensione'. Omnia munda mundis.
Qualcuno ha criticato questa scelta di lasciare all'orizzonte una biografia 'organizzata', scelta che in effetti talora rende il racconto un po' oscuro dentro un groviglio di non facile ri-soluzione, ma d'altra parte possiamo intuire che si tratta di una scelta estetica funzionale a far emergere l'aspetto più emozionale del racconto stesso, quello che riguarda il sentimento e i sentimenti messi per così dire sotto stress dall'esclusione, dal rifiuto e dall'incomprensione che i paradigmi sociali scagliano verso esistenze che mai intendono, o possono, 'mettersi a norma'.
Uno status, per così dire, che in particolare, si sa, ha riguardato il femminile e la sua percezione ma che proprio attraverso il femminile mostra la sua 'universalità', sociale e storica, e che appunto solo attraverso il femminile sembra in grado, anche con la sofferenza, di indicare 'vie d'uscita' per tutte e per tutti.
Ne consegue il continuo andare e tornare temporalmente come un pendolo tra il prima, il dopo e l'adesso, seguendo i ritmi onirici della memoria, scuotendo la polvere che si deposita su tante vite irrisolte eppure simbolicamente profonde, e così alla fine uscendo dalla Storia per approdare all'oggi.
Valeria Golino è una Goliarda un po' straniata quasi a farsi solo ospite non partecipe di un sentimento troppo doloroso (un mezzo appunto non un fine), mentre Matilda de Angelis è una Roberta insieme spigolosa e accogliente nel suo essere gioiosamente 'paria' in una Società che l'attira ma la rifiuta, infine Elodie è una Barbara sorprendente.
La fotografia di Paolo Carnera è, anche nei suoi chiaroscuri, calda come la Roma dell'estate 1980, una città ricostruita con grande cura e che circonda con le sue atmosfere esteriori quelle interiori delle protagoniste.
Un buon film, che parte lentamente ma alla fine è capace di raggiungere un climax abbastanza convincente e coinvolgente, con qualche scelta formale non sempre chiarissima che non ne agevola talora la piena lettura.
Si potrebbe dire che qui Mario Martone, in quelle sue oscillazioni tra sogno e consapevolezza di realtà che sono le sue corde forse migliori, mostra, per lo stato delle cose, un pessimismo paradossalmente ottimista nella forza del sentimento quando, nonostante i condizionamenti più o meno carcerari della Società, questo sentimento, questo sentirsi dentro, si fa 'sincera' occasione di conoscenza.
Maria Dolores Pesce