Leggere il mito per capire il presente
Il festival di teatro antico di Veleia e Le baccanti di Leonardo Lidi
Intervista di Nicola Arrigoni
Guardare al mito per meglio leggere i nostri tempi inquieti: è questo lo spirito del Festival di Teatro Antico di Veleia, diretto da Paola Pedrazzini che prenderà il via sabato nel sito archeologico piacentino con ‘Arrivano i dunque’ di Alessandro Bergonzoni, un viaggio vertiginoso e verbale nell’incertezza che domina le nostre esistenze. Quest’anno la manifestazione si farà itinerante: non solo Veleia, ma anche Vigoleno e Catell’Arquato. Tanti i nomi di richiamo: Neri Marcorè, Alessandro Barbero, Andrea Pennacchi, Lella Costa, César Brie e Stefano Massini cui la direttrice Pedrazzini ha chiesto di concentrarsi su un aspetto della classicità. Si vedano i dettagli del programma al sito: www.veleiateatro.com. ma ciò che piace mettere in evidenza in questa sede è lo stretto legame fra azione festivaliera atta a promuovere il territorio attraverso il teatro con produzione ad hoc, e l’intreccio con l’attività di Bottega XNL Fare teatro che ogni anno chiama un maestro per produrre uno spettacolo con giovani attori professionisti, selezionati in tutta Italia. L’idea del progetto è quello di immaginare di andare a bottega, di poter offrire a giovani attori formati, diplomanti nelle accademie e scuole, magari con esperienze pregresse alle spalle, un’opportunità professionalizzante che viene pagata in lavoro. Tale iniziativa fiorisce come costola di pensiero e prassi di Bottega XNL Fare Cinema che ha Bobbio ha in Marco Bellocchio, il nume tutelare dei giovani cineasti italiani. E’ in questo contesto che 27, 28 e 29 giugno si terrà la prima nazionale delle Baccanti di Euripide per la regia di Leonardo Lidi, frutto del percorso di alta formazione Bottega XNL - Fare Teatro.
«Per lavorare alla Baccanti abbiamo selezionato oltre 400 richieste di studenti provenienti da tutta Italia — spiega il regista, direttore anche della Scuola di Teatro dello Stabile di Torino —. Ci sono tanti ragazzi talentuosi, è stato difficile scegliere. Abbiamo lavorato andando in cerca di chi ha scelto questo mestiere, malgrado tutto e non demorde. Credo che questa sia una scelta politica, oltre che estetica. Sono abituato alle selezioni, è importante capire chi è determinato. Ci sono ragazzi che magari ti convincono, ma non hanno quell’urgenza e quella fame che trasformano. Anche questo fa la differenza».
Che effetto le fa essere dall’altra parte? Come non ricordarla nel percorso di Santa Estasi di Antonio Latella in veste di attore.
«La veste di attore mi ha sempre imbarazzato e non c’è voluto molto, anche e proprio grazie a Latella, perché passassi dall’altra parte, dalla parte di chi sta dietro, fa il regista. Anche fare le selezioni è stare dall’altra parte, ma con la prospettiva di immaginare che le tue scelte, che quei ragazzi, quei corpi, quei talenti rappresenteranno il tuo fare davanti al pubblico. Nel caso di Fare teatro sono arrivate 400 domande e ho dovuto scegliere una quindicina di ragazzi. Ho cercato quei volti e quei corpi che avessero fame di studio».
Quale è l’importanza di un percorso come Bottega XNL Fare teatro?
«È il senso di darsi un tempo per lo studio. Finita la scuola, arrivato il diploma dell’accademia bisogna avere la possibilità e la fortuna di prendersi un momento di studio, di approfondimento. Si tratta di un’opportunità importante e di metodo per i ragazzi. Il talento non basta, deve essere nutrito dalla conoscenza e dalla pratica. Molto spesso questa generazione di giovani artisti mi sembra più talentuosa della mia, ma a tratti pecca di profondità, è tentata di rimanere in superficie. Ecco iniziative come Bottega XNL Fare teatro permettono di andare a fondo, di non stare in superficie e di farlo con un’ottica del lavoro, del mestiere, dell’apprendere a bottega».
Dopo Antigone, Edipo, Ifigenia in Aulide, rispettivamente diretti da Marco Baliani e da Fausto Russo Alesi, lei ha scelto Le baccanti di Euripide. Perché?
«Le baccanti è una tragedia, ma con una lunga premessa comica, è una gabbia teatrale. Questo mi piace del testo di Euripide. Dioniso è il dio dell’ebbrezza e del teatro. ‘Le baccanti’ è una festa, ma è anche la risposta a un re che vuole mantenere tutto fermo per non perdere il potere, il teatro svela gli inganni del potere, è di suo rivoluzionario, sovverte le regole e svela l’inganno e le falsità di chi detiene il comando. In qualche modo il testo di Euripide si lega alla riflessione che mi ha mosso nel mettere in scena La gatta sul tetto che scotta di Tennesee Williams e l’Amleto di William Shakespeare che aprirà la prossima stagione dello Stabile di Torino a cui sto lavorando».
Che rapporto vede fra Euripide, Williams e Shakespeare?
«Il legame è il teatro come gabbia del potere è questa la mia ossessione di questi tempi. Nella Gatta sul tetto che scotta va in scena una rappresentazione dell’ipocrisia che viene smontata pezzo, dopo pezzo, ma poi si ricompone, nell’Amleto è il principe di Danimarca a chiedere agli attori di mettere in scena una storia che sbugiardi il re assassino del fratello e sposo della madre di Amleto. È ancora il teatro che mette in crisi il potere. Così accade con Dioniso nelle Baccanti, con il sovvertimento dell’ordine imposto dal re Penteo che nega la natura divina di Dioniso. L’ottusità del potere che cerca di mantenersi sempre in sella, anche al di là delle evidenze, è il tema che mi interessa e il teatro è il mezzo con cui si può mettere in ginocchio un esercizio del potere autoreferenziale e stantio. Per questo fare teatro è un atto oggi più che mai politico. Il teatro è in sé una festa, una festa che può scaturire in dramma, è uno spazio e un luogo in cui si può frequentare l’abisso, emergerne alla fine o esserne irrimediabilmente risucchiati».