lunedì, 14 luglio, 2025
Sei qui: Home / Attualità / I fatti / FESTIVAL OPERA PRIMA XXI EDIZIONE ROVIGO, 11-15 GIUGNO 2025

FESTIVAL OPERA PRIMA XXI EDIZIONE ROVIGO, 11-15 GIUGNO 2025

“Attorno a Troia”. Foto Marina Carluccio “Attorno a Troia”. Foto Marina Carluccio

Festival Opera Prima XXI edizione
Rovigo, 11-15 giugno 2025
Progetto e Direzione: Associazione Festival Opera Prima
Rovigo, sabato 14 giugno 2025

Il vasto programma del festival Opera Prima, che a Rovigo da più di vent’anni muove le diverse anime della città abitando luoghi che al teatro non rispondono se non dopo un accorto lavoro di esplorazione e immaginazione, ospita le più diverse esperienze della scena contemporanea. 

Un tratto peculiare consiste nel non fare di queste esperienze materia per intenditori o addetti ai lavori, ma di innestare negli spazi pubblici qualche traccia almeno della novità, della libertà, del rischio artistico connaturati a un certo lavoro di ricerca.  

Il teatro in uno spazio pubblico urbano può essere paradossale portatore di silenzio; è stato chiarissimo nello spettacolo del duo americano Mignolo Dance nella piazza Vittorio Emanuele: alle 22, nel centro città attraversato dall’onda d’urto della folla estiva e dai suoi fragori, ecco disarmate due giovani danzatrici offrirsi in uno spazio teatralmente nudo, senza difese, se non quella del silenzio dei corpi. Una ironica carrellata di stili di danza snocciolati come una storia del proprio rapporto con le varie tecniche: giochi con le figurazioni  della classica, rotture degli stilemi, gags di complicità a evocare un’infanzia di convivenza (le due performer sono sorelle), su classicissime musiche. 

A contrasto e integrazione, in un discorso che non tende a fare della città un teatro, ma del teatro una città, attraversato cioè dai suoi fremiti e ribollimenti, di contro all’abitudine generalizzata alla non ricezione della differenza, lo spettacolo del Teatro del Lemming, per soli otto spettatori, è una grande scommessa sulla portata dimostrativa, provocatoria e innovativa della differenza: coglie in pieno la questione della necessità del teatro e del rigore di ricerca che ne consegue. 

“Attorno a Troia” fonde tre esiti precedenti che si muovevano attorno al tema iliaco: “Iliade”, “Eneide” e “Troiane”; stragi e fuga, smarrimento ed esilio.

All’inizio gli otto spettatori siedono a terra, lungo una linea disegnata: sul filo di questa scomoda posizione essi possono assistere ai figurati scontri tra due eserciti contrapposti: quattro attori/ci in bianco a sinistra; quattro attori/ci in nero a destra.

E’ una lunga sequenza dove ogni performer, saldo nel proprio campo di solitudine, innesta, di fronte all’altro gruppo, sequenze di lotta, attacchi, cadute. Impulsi di battaglia interiorizzati e ossessivi, dove gli spettatori separano e uniscono, sul filo di lama d’attenzione su cui stanno, le due fazioni in lotta. E’ il loro sguardo che collega le sequenze, su cui aleggia un testo, detto dal regista Massimo Munaro, che suggestivamente fonde in unica scrittura l’elenco delle dotazioni militari achee all’attacco di Troia con il moderno catalogo degli armamenti forniti dall’Occidente a difesa dell’Ucraina.  

L’effetto è atemporale; avvicina d’un colpo umanità distanti nel tempo e nello spazio, e non lascia speranza: il cambiamento radicale, che ci farebbe riconoscere creature affratellate dallo stesso male di vivere e dalla compassione permessa dal cadere di ogni bellicosità, appare sempre più irrealizzabile.

Poi, con la modalità tipica e originale del Lemming, gli spettatori vengono chiamati a un avvicinamento uno ad uno con gli attori/ci, sostenuto dalla potente colonna sonora: ogni performer si scambia con lo spettatore di turno: ci viene chiesto di ripetere le azioni che uno compie con un cavalluccio di paglia; un’altra con un vasetto di riso nero – che va a seppellire un cavallo degli scacchi; un’altra ancora con un involto di stoffa a forma di pupo – che ci viene posto tra le braccia come un morticino. 

Sono frammenti di situazioni archetipiche umane; ma siamo nell’epos di un popolo oppresso dalle guerre che ci chiede partecipazione, pur nella finzione della scena, con la realtà del corpo, non solo con gli occhi: fatalmente e finalmente. 

Franco Acquaviva

Ultima modifica il Lunedì, 30 Giugno 2025 13:44

About Us

Abbiamo sempre scritto di teatro: sulla carta, dal 1946, sul web, dal 1997, con l'unico scopo di fare e dare cultura. Leggi la nostra storia

Get in touch

  • SIPARIO via Garigliano 8, 20159 Milano MI, Italy
  • +39 02 31055088

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.