Con l’estate, arriva il Festival teatrale di Borgio Verezzi, felicemente giunto alla 55^ edizione. Ventitré serate complessive, tredici spettacoli, undici dei quali in prima nazionale, che confermano il ruolo di vetrina della rassegna per la successiva stagione invernale.
Tutte le rappresentazioni sono legate fra loro dal filo sottile di quella “leggerezza della pensosità” citata da Italo Calvino nelle sue “Lezioni americane”, e affrontano temi che spaziano temporalmente da Shakespeare al giorno d’oggi, attraverso una tappa alla vigilia della Prima Guerra Mondiale.
Dice il direttore artistico Stefano Delfino: «Dopo il lungo periodo vissuto nell’incubo della pandemia e dei tanti lutti causati dal covid-19, non è parso il caso di presentare ulteriori drammi, per quanto fittizi, sulla scena teatrale. Si è pensato invece di offrire agli spettatori serate all’insegna del sorriso, per quanto non fine a se stesso, ma accompagnato da spunti di riflessione».
E così in cartellone figurano spettacoli che affrontano con humour tematiche come le inquietudini giovanili (È cosa buona e giusta), la ludopatia (Slot), la solidarietà femminile (Fiori d’acciaio) e gli effetti prodotti dall’arrivo di una neonata su tre scapoli impenitenti (Tre uomini e una culla) e da quello di un vecchio amico in una famiglia (Ti ricordi di me?). Nel programma, anche quest’anno vario e in grado di attirare fasce differenti di pubblico, ci sono anche commedie degli equivoci (Pigiama per sei, Amore sono un po’ incinta), un classico intramontabile (Sogno di una notte di mezza estate), un musical noir (Belle Époque e polvere da sparo) e alcune performance per grandi protagonisti come Emilio Solfrizzi (Roger), Paolo Conticini (La prima volta) e Anna Mazzamauro (Come è ancora umano lei, caro Fantozzi): accompagnati da musicisti, questi ultimi due sono novità assolute. Come lo è anche la curiosa trasposizione sulla scena di un celebre personaggio delle storie a fumetti: Corto Maltese di Hugo Pratt, realizzato in collaborazione con il 58° Festival di Cervo, l’evento dedicato alla musica da camera, ma aperto ad altri linguaggi espressivi, che da qualche anno è gemellato con il Festival di Borgio Verezzi.
Come è consuetudine negli ultimi anni, il cartellone offre non solo una panoramica di autori italiani (come Luca De Bei, Marco Cavallaro, Umberto Marino, Paolo Coletta, e gli attori che hanno lavorato o collaborato alla versione teatrale degli spettacoli che porteranno in scena, come Michele La Ginestra, Paolo Conticini, Anna Mazzamauro, Igor Chierici), ma anche autori stranieri come Shakespeare, gli statunitensi Robert Harling e Sam Bobrick, lo svizzero Marc Camoletti e la francese Coline Serrault.
Conclude Delfino: «Dopo la stagione scorsa, un atto di fede (e di coraggio) che, pur all’insegna dell’emergenza, ha fatto da stimolo e da traino anche per altre manifestazioni similari, l’edizione numero 55 del Festival si presenta nel solco di quelle pre-Covid, come un segnale di ritorno alla normalità».
Ed è proprio in questo filone che si colloca la restaurazione di un premio, diverso dal Veretium. Il Premio Mulino Fenicio (riproduzione dell’antichissima costruzione che si erge sulla collina di Verezzi) è infatti dedicato alla scenografia più significativa tra quelle presenti al Festival, e, a quanto risulta, è il primo premio del genere in Italia.