Edipo a Colono di Sofocle secondo Kokkos
di Sofocle
Traduzione di Federico Condello
Regia e scene di Yannis Kokkos
Interpreti: Massimo De Francovich, Roberta Caronia,
Sergio Mancinelli, Davide Sbrogiò, Eleonora De Luca, Sebastiano Lo Monaco, Stefano Santospago, Fabrizio Falco, Danilo Nigrelli
Coro dei vecchi: Massimo Cimaglia, Francesco Di Lorenzo, Lorenzo Falletti, Tatu La Vecchia, Eugenio Maria Santovito, Carlo Vitiello
Coro, Soldati
Musiche: Alexandros Markeas
Costumi: Paolo Mariani
Disegno luci: Giuseppe Di Iorio
Produzione: Inda (Istituto Nazionale del Dramma Antico) di Siracusa
al Teatro greco di Siracusa dall'11 maggio al 24 giugno 2018
Non devono aversela a male Bertolucci Bernardo e Sorrentino Paolo sceneggiatori e registi di due fantastici film suddivisi in due parti, (Novecento e Loro) se un drammaturgo di nome Sofocle li ha preceduti 25 secoli fa scrivendo Edipo re e il sequel (dopo 24 anni) Edipo a Colono. Un modo ieri come oggi di rendere a tutto tondo vicende e storie di uomini difficili da raccontare in un solo tempo o in solo atto. In questo 54° Festival del Teatro greco di Siracusa (così come ha voluto chiamarlo il suo direttore artistico Roberto Andò) a dirigere questa seconda parte della tragedia di Edipo è stato chiamato il regista greco Yannis Kokkos, che per lui è un ritorno in Sicilia per aver messo in scena nel 1987 a Gibellina L'Oresteïa di Yannis Xenakis. E' un ruolo quello dell'Edipo a Colono, quasi per consuetudine, riservato ad attori agés, come quelli transitati negli anni da Siracusa che rispondono ai nomi di Ninchi, Randone, Mauri, Albertazzi, immortalando ognuno il personaggio secondo le proprie caratteristiche attoriali. Adesso è Massimo De Francovich a prendere il testimone, offrendoci un'interpretazione straordinaria per asciuttezza e chiarezza di linguaggio, propiziato dalla bella traduzione di Federico Condello e per averci consegnato un Edipo vigoroso e dolente allo stesso tempo, di cui serberemo memoria. L'ho scritto qualche altra volta, ma mi fa piacere ricordarlo ancora che questa sciagurata storia dell'Edipo è stata definita dallo stimato saggista di Budapest Peter Szondi "la madre di tutte le tragedie" e che, può darsi, le fortune di Freud si debbano giusto alla sua teoria sul "complesso di Edipo".
Sia come sia la regia di Kokkos è avvolgente e cattura lo spettatore sin dall'inizio, da quando Edipo in compagnia della figlia Antigone (Roberta Caronia) giunge sulla scena firmata dallo stesso Kokkos, su cui spicca al centro una mega scultura calva con le spalle rivolte al pubblico, forata al centro come una via di fuga e di lato una torretta metallica in stile campo nazista. Edipo, come si sa, ha sul groppone colpe che non gli appartengono (ha ucciso il padre Laio, sposato la madre Giocastra da cui sono nati quattro figli, due maschi Eteocle e Polinice e due femmine. Antigone e Ismene) perché compiute senza che ne sapesse niente ed è per questo che s'è accecato: non vuole più vedere e sapere nulla, cerca solo pace, serenità e un posto dove trascorrere gli ultimi giorni della sua travagliata vita. Certo le notizie girano, ieri come e oggi, ed è per questo che il gruppo del Coro dei vecchi ateniesi sanno dei suoi trascorsi e dunque lo vogliono allontanare da Colono, che vuol dire un sobborgo di Atene, governata da un re giusto e magnanimo qual è Teseo che Sebastiano Lo Monaco veste con grande saggezza, senza strafare e senza farsi prendere dalla foga del personaggio, dando a Edipo la sua solidarietà e promettendogli che lo aiuterà in tutti i modi a far ritorno nella sua Tebe. Sia l'entrata in scena di Teseo che quella successiva di Creonte, in spolverino militaresco quello dell'autorevole Stefano Santospago, che vorrebbe vedere morto Edipo per la vergogna che ha portato nella sua famiglia, tra l'altro pure suo cognato da parte della sorella Giocasta, sono accompagnate sempre, forse per una tradizione greca o forse perché Kokkos è stato un fan di Angelopoulos e dei suoi film (per tutti valga come esempio La recita) dalla presenza di un nugolo di donne e uomini vestiti di nero, creando emotivamente un forte impatto visivo e un bell'effetto teatrale.
Il povero Edipo subisce altri colpi dolorosi nell'apprendere da Ismene (Eleonora De Luca) che Eteocle e Polinice si combattono tra loro per impossessarsi del trono di Tebe, restando ancora più afflitto nell'apprendere per bocca di Polinice (interpretato con grande pathos da un ottimo Fabrizio Falco) che vorrebbe col suo esercito fare guerra al fratello Eteocle. Il finale ha un sapore metafisico perché Edipo scomparirà in modo misterioso attraverso quell'apertura sulle spalle di quella mega scultura.-
Gigi Giacobbe