Le nozze di Figaro, ossia la folle giornata, Kv 492
Libretto di Lorenzo da Ponte
tratto da Le mariage de Figaro di Beaumarchais
musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Maestro concertatore e direttore Kristiina Poska
regia Sonia Bergamasco
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci Cesare Accetta
Conte di Almaviva Mattia Olivieri
Contessa di Almaviva Serena Gamberoni
Figaro Simone Del Savio
Susanna Valentina Mastrangelo
Cherubino Miriam Albano
Marcellina Patrizia Cigna
Don Curzio Claudio Zazzaro
Barbarina Costanza Fontana
Don Bartolo Emanuele Cordaro
Basilio Dave Monaco
Antonio Patrizio La Placa
Contadina Elena Bazzo
Contadina Nadia Pirazzini
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Firenze, Teatro dell'Opera di Firenze LXXXII Festival del Maggio Musicale, 17 giugno 2019 (2a rappresentazione)
Non c'erano effetti speciali, nè mini e saltimbanchi e neppure videoproiezioni. Così si può riassumere l'esito della messinscena delle Nozze di Figaro di Mozart allestite a Firenze per la stagione 2019 del Maggio Musicale Fiorentino per la regia di Sonia Bergamasco. Un allestimento che forse non piacerà a chi è fautore del "teatro di regia" eppure lo spettacolo creato dall'attrice/regista al suo debutto in un teatro lirico, si fa piacevolmente vedere. Semplice ed essenziale a partire dall'impianto scenografico di Marco Rossi, modulare e quasi spoglio nei primi due atti, fatto di pochi elementi scenici, nel primo atto dominato da un biliardo, (del resto Mozart era un buon praticante di tale gioco tanto da giocarci grandi fortune), ma essenziali al gioco teatrale, evocativi, nel terzo atto finale, con il giardino al chiaro di luna luogo degli intrighi. Tutto gestito con un buon taglio di luci curate da Cesare Accetta, con contrasto tra i lnero dello sfondo e la luce verde che delimita lo spazio scenico dando risalto ai semplici costumi colorati di Gianluca Sbicca, che identificano i personaggio secondo uno schema da primo ottocento, senza distinzione di classi sociali come ricco è il costume rosso di Figaro come bianca è la semplice lingerie della Contessa, e di un prorompente giallo la veste di Susanna, costumi che non cambiano ma che vengono arricchiti da qualche accessorio, un cappello, un mantello delle scarpe perchè sarà sullo scambio di questi elementi che si gestirà il gioco degli equivoci insiti nella trama delle Nozze mozartiane. Come può aver dato fastidio che una sconosciuta direttrice d'orchestra proveniente dai paesi baltici, ma con esperienze di direzione artistica e musicale tra Germania e Svizzera, sia stata chiamata in un teatro di lunga storia, per titolo non certo semplice; ma se la volontà, largamente espressa dal sovrintendente Chiarot, di affidare la lettura del trittico Mozart/Daponte ad artisti donne, la coerenza ha portato a questa modalità di scelta. Le produzioni di Sonia Bergamasco (Nozze di Figaro), Elena Bucci per Così fan tutte e Don Giovanni affidato a Nikola Raab (settembre 2020), registe donne, andranno a incrementare il "repertorio" del Teatro del Maggio. Seguendo con attenzione le interviste rilasciate da Sonia Bergamasco, si sarebbe immediatamente percepito le sue intenzioni: lavorare sul gesto degli attori senza alcuna necessità né di attualizzazione come neppure di un'individuazione temporale precisa, ma piuttosto di dare fuoco sul racconto e sui rapporti tra i personaggi Un risultato in scena che è stato coerente con gli intenti: una regia misurata, semplice, impostata sulla comprensione della vicenda e dei personaggi senza eccessi, rimanendo il tutto circoscritto su ciò che il libretto racconta, una storia ordinaria, fatta di gelosie, sotterfugi, fatica di vivere, di voler condurre una esistenza "normale". Con alcuni gesti ecclatanti come gli schiaffi dati e ricevuti: quello ricevuto dalla Contessa dal Conte d'Almaviva, doloroso per l'anima e quello di Susanna a Figaro per impertinenza. Eppure il pubblico si è divertito. Di questa gestione "normale" della parte attoriale ha fatto da contraltare la parte musicale con una lettura da parte di Kristiina Poska eccessivamente semplificata della partitura. Certamente è stata attenta al rapporto tra palcoscenico e buca gestendo la produzione del suono dell'orchestra, ma il tutto senza slanci creativi. Anzi l'esecuzione dell'Ouverture è stata condotta con fretta come se volesse al più presto finirla con conseguenza di suoi confusi passaggi poco chiari e squilibrati tra le sezioni orchestrali. Meglio la gestione complessivi delle voci, senza eccessi, fin troppo prudente nel condurre in porto l'esecuzione. E del resto se si voleva far emergere il senso teatrale occorreva puntare tutto sui personaggi e sulle loro qualità vocali. Cast giovane con alcune punte di esperienza come la Contessa del soprano Serena Gamberoni e il Conte d'Almaviva di Mattia Oliveri che hanno dimostrato capacità vocali e interpretative di qualità, la Gamberoni che ha dimostrato di sapersi evolvere vocalmente verso timbri vocali più lirici mantenendo il focus sempre sulla sua natura di soprano leggero. Al suo fianco il basso Matteo Olivieri capace di un cantare sciolto e agile. Sorprendente è stata la Susanna di Valentina Mastrangelo che dimostra molta dimestichezza nel personaggio dando spessore vocale e sicurezza ad un ruolo che si definisce minore ma che potrebbe essere il vero protagonista della vicenda mozartiana, accoppiata perfetta con il Figaro di Simone Del Savio delineato con chiarezza di emissione e capacità interpretativa. La lettura registica semplice e impostata sul gioco delle parti ha fatto in modo che tutti gli attori comprimari si sentissetro protagonisti attivi aiutati dal fatto di possedere ottimi mezzi vocali e voglia di fare bene come il Cherubino di Miriam Albano nella sua sventatezza giovanile, la Marcellina di Patrizia Cigna, Barbarina di Costanza Fontana con la sua aria del III atto, il Don Bartolo di Emanuele Cordaro, il Basilio del tenore Dave Monaco anche lui con i suoi interventi ben riusciti. Non ultimi il Don Curzio Claudio Zazzaro e Antonio di Patrizio La Placa. Successo per tutti ed entusiasmo per i protagonisti vocali con ripetute chiamate alla ribalta.
Federica Fanizza