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SPOLETO FESTIVAL DEI DUE MONDI 2019 - "I CIECHI", regia Mauro Avogadro. -di Pierluigi Pietricola

"I Ciechi", regia Mauro Avogadro "I Ciechi", regia Mauro Avogadro

I CIECHI
di Maurice Maeterlinck

ACCADEMIA NAZIONALE D'ARTE DRAMMATICA SILVIO D'AMICO

Saggio del III anno del Corso di Recitazione
Regia di Mauro Avogadro

Traduzione ed elaborazione drammaturgica Ola Cavagna

Cast 1: Vincenzo Abbate, Gianfilippo Azzoni, Caterina Corbi, Serena Costalunga, Domenico De Meo, Raffaele De Vincenzi, Diego Giangrasso, Sara Mafodda, Elisabetta Mancusi, Marco Selvatico, Mersilia Sokoli

Cast 2: Matteo Binetti, Giulia D'Aloia, Michele Lorenzo Eburnea, Adriano Exacoustos, Francesco Florio, Luca Forlani, Leonardo Ghini, Dora Macripò, Gaja Masciale, Iacopo Nestori, Alberto Penna

ALLIEVI REGISTI: Danilo Capezzani, Federico Orsetti
SCENE E COSTUMI: Ivan Bicego Varengo
MUSICHE ORIGINALI: Gioacchino Balistreri
LUCI: Emanule Lepore
Spoleto62 Festival dei 2Mondi, 8 luglio 2019

Giovani, alti, di belle speranze, avanza dalle quinte, pian piano conquistando la scena, un gruppo di ragazzi. Lo sguardo, l'incedere dei corpi tradiscono agitazione. Gli animi sono ottenebrati. Giunti al centro del palco eccoli distendersi e prendere sonno. Parte una musica, con melodie che stridono, che non lasciano presagire nulla di buono. In scena una luce diafana, che pian piano si espande fino a colorare d'un bianco spettrale gli attori. Le note, d'improvviso, si fermano. I ragazzi, a turno, si alzano, e lo spettacolo – I ciechi di Maeterlinck – ha inizio.
"Non capisco dove siamo", "Lui ha detto che fra poco tornerà", "Ma noi, intanto, siamo qui soli e non sappiamo che fare né dove andare". Poche battute, brevi e secche, già delineano una situazione tragica. Questi ragazzi sono tutti ciechi. Non hanno altri cui affidarsi che una guida che, però, li ha abbandonati. Non sappiamo il perché. Sarà scomparsa? Oppure è fuggita? Ed ora eccoli tutti lì, questi giovani: inermi, distesi, che dialogano aspettando il loro mentore fare ritorno per riportarli a casa.
Man mano che trascorrono le ore, tutti vogliono nutrire una speranza, una certezza. Gli uni chiedono agli altri di farsi più vicini, di abbracciarsi per attenuare questo senso di solitudine, di spaesamento, di mancanza di certezza.
"Sento qualcosa di freddo", dice d'improvviso uno di loro. Tutti, per come possono, si fanno prossimi al loro compagno di sventura e tastano ciò che costui per primo ha toccato. Cos'è? O per meglio dire: chi è? Forse la loro guida che, veniamo a scoprire, non li ha abbandonati. È semplicemente morta e, chissà da quanto, giace esanime lì, in mezzo a loro.
Ora i giovani ciechi sono davvero perduti. Non hanno più nessuno cui riferirsi. Ma d'improvviso ecco le foglie del sottobosco agitarsi in modo inconsueto. "C'è qualcuno che si avvicina", afferma uno del gruppo. Pian piano finiscono tutti per crederlo. E insieme, ciechi e inermi, implorano questa presenza di avere pietà e di far loro da guida. Su questa speranza, la luce cala lasciando pian piano il passo al buio.
Tutta imperniata sulla parola la riduzione curata da Mauro Avogadro della pièce di Maeterlinck. Intenzione dello spettacolo è quella di ricercare la forza "emotiva ed evocativa... strumento essenziale, spesso emarginato dalle attuali mode, dalle comunicazioni teatrali" del mezzo verbale. Operazione non nuova, c'è dire, poiché già tentata – per altro con esiti felicissimi – da Beckett e Ionesco.
Gli interpreti hanno dato discreta prova attoriale. Non si sono, però, appropriati dei personaggi, quasi provassero paura o soggezione. I tempi recitativi, benché buoni e ben gestiti, non hanno lasciato spazio ad alcuna sfumatura ironica.
Metafora della perdita di modelli cui riferirsi e progetti da realizzare, questa versione de I ciechi dipinge una società abbandonata, vilipesa. Solitudine accentuata da una scena vuota, scura di colore, contrapposta agli abiti sgargianti e variopinti indossati dai giovani protagonisti.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Sabato, 27 Luglio 2019 09:17

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