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OPERAESTATE FESTIVAL DI BASSANO 2020: "Diary of a move" di e con Masako Matsushita e "DENTRO. Una storia vera, se volete", regia Giuliana Musso. -di Federica Fanizza

Opera Estate festival di Bassano 2020. Foto Giancarlo Ceccon Opera Estate festival di Bassano 2020. Foto Giancarlo Ceccon

Diary of a move
di e con Masako Matsushita
con la collaborazione di
Vittoria Caneva e Ilaria Marcolin
con il contributo dei diari di 64 cittadini
con il supporto di Nanou Associzione Culturale
grafica Giacomo Rastelli
illustrazione Luca PIerini
produzione Operaestate Festival Veneto
Bassano del Grappa, Chiostro del Museo Civico, 20 Agosto 2020

DENTRO. Una storia vera, se volete.
drammaturgia e regia Giuliana Musso
con Elsa Bossi e Giuliana Musso
musiche originali Giovanna Pezzetta
consulenza musicale e arrangiamenti Leo Virgili
Scene Francesco Fassone
assistenza e direzione tecnica Claudio Parrino
produzione La Corte Ospitale
coproduzione Operaestate Festival Veneto
SPETTACOLO IDEATO PER LA BIENNALE TEATRO ATTO IV NASCONDI(NO)

Bassano del Grappa, Teatro al Castello "Tito Gobbi”, 25 Agosto 2020

Anime in cerca d'autore: danza e prosa alla ricerca della verità interiore

La particolarità di Opera Estate festival di Bassano è incentrata nella sezione Bmotion che, articolata in danza, teatro e musica, raccoglie le nuove frontiere delle arti performative italiane, progetti sostenuti e coordinati da finanziamenti europei, e in cooproduzione con omologhe rassegne nazionali ed estere. Possiamo assistere a eventi che hanno circuitato tra i principali festival e rassegne di avanguardia, Centrale Fies di Dro, Pergine Spettacolo Aperto, Ferrara Off per approdare alla Biennale Teatro di Venezia. Nella sezione danza, quest'anno si è assistito a performance coreografiche travasati dallo spazio digitale, in cui sono stati concepiti, in spazi urbani raccolti e controllati. Sarebbe più opportuno parlare di processi creativi quello che ci induce a vedere i prodotti di attività collettive come Silva Gribaudi e Chiara Frigo, con le loro esperienze sulla fisicità corporale, come l'attività laboratoriale della coreografa italo-giapponese Masako Matsushita che, causa quarantena, hanno condotto i loro progetti collettivi da remoto, riuscendo a rilasciare il risultato in una narrazione in presenza. In Diary of a Move di Masako Matsushita prendono forma i diari di oltre sessanta partecipanti invitati dalla coreografa a registrare ogni giorno un movimento, durante il lockdown, in un processo creativo digitale e analogico, che l’artista traduce in una performance al confine tra ricordi, momenti effimeri, tra spazio pubblico e spazio privato L'archivio diventa così patrimonio culturale della città e materiale coreografico per raccontare un'esperienza collettiva in tempi di distanziamento. “In un momento storico così straordinario e incerto – spiega Masako Matsushita - dobbiamo farci forza e andare avanti pensando a quando tutto sarà finito: a come potremmo raccontare la nostra esperienza, a come ricordare per non dimenticare!” Come viene attivata la memoria se il focus è sul movimento? Come si attiva la memoria del corpo? Come si trasmette. Nel chiostro del locale Museo Civico, fatto di prato e di pietre antiche, con un pubblico riunito attorno al porticato la coreografica ci ha introdotti nello spazio provato dell'anima di chi ha voluto raccontarsi in questa esperienza di reclusione, in una spiegazione delle singole storie prescelte raccolte in un diario quotidiano, fatto di sensazioni e di gesti abituali che nelle mani della coreografa diventano azioni coreografiche che si collegano in un insieme narrativo fatto azioni semplici che nel fisico della Matsushita, coadiuvata da de allieve e Ilaria Marcolin, fanno riemergere le antiche gestualità della danza orientale. 
Ancora protagonista il teatro di narrazione e di inchiesta, nella sezione teatrale principale del festival, con Dentro Una storia vera, se volete, drammaturgia e regia di Giuliana Musso. Attrice e regista Giuliana Musso, tra le maggiori esponenti del teatro di narrazione e d’indagine nel suo ultimo lavoro, coprodotto da Operaestate, indaga i temi degli abusi familiari e della loro censura in una ricostruzione incalzante di una storia che non si sa quanto sia immaginata o effettivamente reale per la sua crudeltà, diario e cronaca allo stesso tempo, suddiviso in capitoli per ciascuno delle fasi di questa istruttoria di violenza familiare. Si tratta di una messa in scena del suo incontro con una donna e con la sua storia segreta: la storia di una verità chiusa dentro ai corpi, quella di una madre che scopre la peggiore delle verità, di una figlia che la odia e di un padre innocente fino a prova contraria. Una vicenda che la Giustizia ha archiviato ma come madre cerca che qualcuno la faccia conoscere e la metta in scena come ricerca di una verità. Scena spoglia con solo delle sedie, rosse, colore simbolo della violenza sulle donne, che mutano posizione nella sequenza del dramma. Tanti gli attori evocati attorno a loro, una platea di terapeuti, consulenti, educatori, medici, assistenti sociali, poliziotte, avvocati… che non vogliono sapere la verità, un arcaico tabù che solo la tragedia greca e la psicanalisi freudiana hanno fatto emergere dagli angoli bui della mente e dell'animo umano. E proprio davanti a un tema così delicato, con abilità drammaturgica e sensibilità artistica, Giuliana Musso sceglie di andare ad indagare la censura dolorosa e il tema del segreto. Un segreto che ha un contenuto preciso e un fine positivo: protegge qualcosa o qualcuno, ma che allo stesso tempo silenzia una verità che potrebbe danneggiare degli innocenti. Una ricerca tra il significato di chiedere Giustizia e di conoscere la Verità, spesso in conflitto tra loro in un percorso di indagine dove spesso questi due termini divaricano. E forse l'unica prospettiva di verità è quella non di proteggere la propria figlia dal proprio segreto ma di farla vivere nella consapevolezza di quello che le è successo e di cui non avere paura. La narrazione incalzante è sostenuta dalla Musso nella sua funzione di ricercatrice dell'essenza del dramma coadiuvata da Elsa Bossi nella parte della madre che reclama che il suo dramma sia fatto conoscere e messo in scena per reclamare la sua richiesta di giustizia e Verità per il dramma che la figlia ha vissuto. Un lavoro sulle dinamiche complesse sull’occultamento della violenza, un piccolo omaggio teatrale alla verità silente dei figli. Una proposta che ha trovato nel pubblico, che ha affollato i posti disponibili del teatro aperta al castello, una calorosa accoglienza, prova di affetto, nei confronti di una presenza, quella della Musso, consolidatasi nel corso delle stagioni della rassegna.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Domenica, 06 Settembre 2020 11:50

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