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BORGIO VEREZZI FESTIVAL 55ma edizione - "E’ COSA BUONA E GIUSTA", di Michele La Ginestra e Adriano Bennicelli, regia Andrea Palotto. -di Roberto Trovato

E’ COSA BUONA E GIUSTA
di Michele La Ginestra e Adriano Bennicelli
Scene di Teresa Caruso. Costumi di Mary Mataloni
Interprete: Michele La Ginestra,
affiancato da quattro giovani attori Ilaria Nestovito, Alessandro Buccarella, Alessandro La Ginestra e Ilaria Mariotti,
allievi dell’Accademia del Sistina
Regia di Andrea Palotto
Produzione Teatro 7
Borgio Verezzi, Piazza S. Agostino, 9 luglio 2021

La LV edizione del Festival Teatrale di Borgio Verezzi, diretto artisticamente da Stefano Delfino, che quest’anno durerà 22 sere, dal 9 luglio al 23 agosto, ha come anteprima questo spettacolo scritto e interpretato da Michele La Ginestra che segue il grande successo dello scorso anno di M’accompagno di me. La rappresentazione della serata è una brillante e gioiosa commedia musicale che, avvalendosi della lineare regia di Andrea Palotto, affronta con humour e finezza la tematica delle attuali inquietudini di tanti giovani. L’autore che interpreta con bravura vari ruoli individua con intelligenza e precisione i maggiori cambiamenti avvenuti nell’ultimo trentennio nei rapporti tra genitori e figli, docenti e allievi. Lo spettacolo è godibile in virtù non solo dei movimenti coreografici, che sottolineano con efficacia i passaggi temporali della vicenda sceneggiata con sapienza, ma anche per la forza trascinante della musica. La rappresentazione è un continuo viaggio tra presente e futuro condotto con estrema delicatezza e garbo. La commedia del popolare comico romano è ambientata nella strada, luogo della vita di molte persone negli anni Settanta, considerato come luogo di aggregazione in cui emergono amicizie, desideri e sogni dei ragazzi. Vanno segnalate, oltre alla interpretazione di Michele La Ginestra nel ruolo, sul finire della rappresentazione, dell’accattivante parroco don Michele, uno dei suoi cavalli di battaglia, quella dei quattro giovani e promettenti attori e cantanti sopra ricordati. Le battute recitate sono accompagnate dalla esecuzione di popolari brani musicali: Baciami piccina, How deeps in your love, Il gatto e la volpe, Penso positivo e Vanità delle vanità.
Nonostante l’impianto narrativo a tratti non sempre scorrevole, lo spettacolo offre al pubblico un intrattenimento di notevole qualità che si rivela capace di affrontare col sorriso e con ottimismo tematiche serie quali la famiglia, il bullismo, la fascinazione di quelle che vengono definite protesi tecnologiche, la necessità di seguire i propri sogni, di godersi la bellezza in maniera totale attraverso i cinque sensi, evitando le tentazioni di prendere facili scorciatoie o di accettare facili e mortificanti compromessi. La bravura e l’eclettismo interpretativo del popolare attore romano costituisce il collante di uno spettacolo ritmato, a momenti esilarante e sempre convincente. In un paio di momenti cantati il pubblico applaude convinto. A quanto è stato già rilevato da un critico in occasione del debutto avvenuto tra il 4 e il 20 maggio 2018 al Sistina di Roma, l’autore-attore, in quell’occasione affiancato oltre che dal brillante Andrea Perozzi da un cast di ventisette giovani allievi del Sistina, creava un fluida ed efficace rete di svelamenti che suscitava languidi amarcord nei cinquantenni e i sinceri stupori nei teenagers”. Lo spettacolo musicale di Michele La Ginestra presentato a Borgio Verezzi, pur con alcune sforbiciature rese necessarie dallo spazio in cui è stato recitato, ha l’indubbio merito di avere risvegliato, nell’ora e mezza della sua durata, la curiosità dei giovani, presente e futuro della società. La rappresentazione conferma l’esattezza di due riflessioni del grande scrittore russo Dostoevskij:
“Il segreto dell’esistenza umana non è vivere per vivere, ma avere qualcosa per cui vivere” e “La bellezza salverà il mondo”.
A dispetto delle modifiche apportate nel testo, che è centrato tutto sui modi di agire nella odierna società determinate sempre più dalla tecnologia e dalla globalizzazione, con ricadute sul modo di affrontare i rapporti di amicizia, lo spettacolo riesce ad evidenziare bene le relazioni di amore dei giovani sollecitando i loro sogni nel cassetto. In altri termini lo spettacolo, il cui titolo deriva dalle battute dette nel finale da La Ginestra, rompe con delicatezza, garbo e insieme e determinazione le barriere esistenti tra le generazioni. Inoltre la pièce, che si avvale di scarni elementi scenografici e di costumi essenziali, è un interessante confronto generazionale che intende instradare in maniera non scontata e banale i ragazzi nel mondo. Vanno sottolineate pure le considerazioni relative alla difficile vita degli attori e il ricordo struggente e affettuoso del padre morto col sorriso sulla labbra.

Roberto Trovato

Ultima modifica il Lunedì, 12 Luglio 2021 06:12

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