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21ᵃ Edizione CAMPANIA TEATRO FESTIVAL - "Ho visto Maradona", regia Clara Bauer. -di Gigi Giacobbe

"Ho visto Maradona", regia Clara Bauer. Foto Salvatore Pastore "Ho visto Maradona", regia Clara Bauer. Foto Salvatore Pastore

Ho visto Maradona
di Daniel Pennac
da un’idea di Clara Bauer, Pako Ioffredo, Ximo Solano e lo stesso Pennac
Regia di Clara Bauer
Coreografia: Lisi Estaràs
Interpreti: Gennaro Cassini, Habib Dembelé, Jesus Dupaux, Greta Esposito, Lisi Esteràs,
Francesca Fedeli, Peppe Fonzo, Irene Grasso, Pako Ioffredo, Demi Licata, Gaetano Lucido,
Daniel Pennac, Giorgio Pinto, Fabio Rossi, Ximo Solano, Giuseppe Supino
Scene: Clara Bauer, Pako Ioffredo, Ximo Solano
Luci: Alessandro Messina. Costumi: Antonietta Rendina
Produzione esecutiva: Claudio Ponzana- Mister Vertigo Performing Arts
Produzione: Compagnie Mia – Mouvement International Artistique. Coproduzione: Societat Sardina Toné – Franché in collaborazione con Ente Teatro Cronaca- Vesuvioteatro, 360 Paris Music Factory
21ª Edizione di Campania Teatro Festival
Cortile della Reggia di Capodimonte 10 luglio 2021

Diego Armando Maradona ha vissuto come un re ed è morto come un clochard. Solo, in un letto d’ospedale di Buenos Aires dopo essere stato operato al cervello, senza capire i neurochirurghi perché non sia riuscito a riprendersi dopo l’intervento operatorio. Inizia così lo spettacolo Ho visto Maradona di Daniel Pennac, con quattro medici in camice bianco che dissertano con termini anatomici, incomprensibili a tanti, dopo che tutta la colorita e colorata compagnia si era esibita a danzare e cantare canzoni in spagnolo che avevano reso grande Raffaella Carrà. Lo spettacolo andato in scena nel Cortile della Reggia di Capodimonte con l’arruffata regia di Clara Bauer, nasce da un’idea condivisa oltre che da lei, pure da Pennac, Pako Ioffredo e Ximo Solano, pure loro in scena a rimpolpare un cast variegato da filodrammatica. Questo spettacolo rinforza ancora una volta l’idea di ciò che Maradona ha rappresentato nel mondo e in particolare per Napoli. Un pibe de oro diventato una sacra icona al pari d’un San Gennaro raffigurato in vari modi, pure come una statuina da presepe visibile in tutte le botteghe di souvenir partenopei e che ha contribuito fortemente con i suoi gol ad innalzare sugli scudi il Napoli calcio e fargli vincere due scudetti e alcune coppe, Italia e Uefa. Daniel Pennac, come la gran parte dei napoletani, gli perdona tutto (droghe, fisco inevaso, pargoli illegittimi, tresche a go-go etc..), facendolo entrare nella famiglia Malaussène di Belleville, un quartiere popolare di Parigi, composta da sorellastre e fratellastri e da una madre sempre innamorata e in cinta, protagonisti d’una serie fortunata di romanzi. Pennac in scena racconta in francese ciò che qualcuno traduce in italiano, incentrando il suo sogno su un gruppo di uomini e donne che ballano insieme a degli angeli su un prato di margherite, mentre il mondo piange di dolore per la morte Maradona, il quale dopo aver girovagato agli inferi in lungo e in largo vede la porticina del paradiso e qui chiede a San Pietro cosa sia e il Santo gli risponde che è la porta dell’inferno ritagliata nel Paradiso. Segue una storia raccontata da chi aveva tradotto le parole di Pennac, incentrata su un migrante di nome Bubakar che dopo tre mesi di viaggio, non per turismo, morirà di fame e sete su un gommone, avvolto da un dorato lenzuolo termico che nascondeva sotto una maglietta celeste di calciatore, forse col numero dieci. Non manca l’episodio della mano de dios quando Maradona segna due gol agli inglesi, protagonisti quest’ultimi nel 1982 della cosiddetta guerra tra Regno Unito e Argentina per le isole Falkland rivendicate da quest’ultima che le considera tuttora parte integrante del proprio territorio nazionale. Il conflitto finì con la vittoria degli inglesi della Lady di ferro, Margaret Thatcher, che uccisero 323 argentini. Adesso sulla scena c’è un danzatore sufi e si rinnovano i fasti della vittoria a Messico 86 quando l’Argentina vince l’incontro finale con la Germania aggiudicandosi il secondo campionato del mondo per 3 a 2 segnando Burruchaga il gol vincente. Napoli è stata un gioco della vita per Maradona, una città che l’ha amato alla follia dedicandogli lo stadio che un tempo si chiamava San Paolo e che adesso porta il suo nome. Un’immagine pop diventata virale che sventola in questo spettacolo e in ogni angolo della sua Napoli che non smette di cantare Oh mama mama mama, Sai perchè mi batte il Corazon, Ho visto Maradona, Ho visto Maradona…..-

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Venerdì, 16 Luglio 2021 16:18

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