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BORGIO VEREZZI FESTIVAL 55ma edizione - "SLOT", regia Luca De Bei. -di Roberto Trovato

Paola Barale e Mauro Conte in "Slot", regia Luca De Bei Paola Barale e Mauro Conte in "Slot", regia Luca De Bei

SLOT
di Luca De Bei
Scenografia di Valeria Mangiò
Costumi di Sandra Cardini. Musiche di Paolo Anello
Luci di Marco Laudano
Interpreti: Paola Quattrini, Paola Barale e Mauro Conte
Regia di Luca De Bei
Produzione Marioletta Bideri per Bis Tremila
Borgio Verezzi, Piazza S. Agostino, 14 e 15 luglio 2021

La primitiva redazione di questa prima nazionale prevedeva inizialmente due soli personaggi: Alessandra, vittima della ludopatia, e suo figlio, Marco, insegnante precario di scuola media il cui sogno da ragazzo era di diventare campione di nuoto. Il figlio cerca di far vedere alla madre, che pure è stata sempre disattenta nei suoi confronti, la realtà e di aiutarla a uscire dalla trappola del gioco d’azzardo in cui è caduta. I due ruoli sono interpretati con bravura da Paola Quattrini e Mauro Conte. L’autore e regista Luca De Bei, in accordo con gli interpreti, ha aggiunto un terzo personaggio, Giada, la seconda moglie dell’ex marito di Alessandra, che viene resa in maniera convincente da Paola Barale. Il figlio rimane a lungo in scena in quanto costituisce il trait-d’union tra le due figure femminili. Ricordo che le due attrici, affiancate da Antonio Catania, Gianluca Ramazzotti e Nini Salerno, già avevano recitato assieme due anni fa al Festival di Borgio Verezzi in Se devi dire una bugia dilla grossa di Ray Conney.
Il copione proposto questa sera è divertente, caratterizzato come è da un ritmo spigliato, numerosi colpi di scena e dialoghi serrati, a tratti caustici e taglienti, che hanno per oggetto lo stato che approfitta del vizio del gioco per incassare soldi. I tre interpreti, che si incrociano e si scontrano durante l’intera durata dallo spettacolo, sono insieme vittime e carnefici degli altri. Tutti sono ricchi di sfumature. Le cose dette, come quelle non dette, nelle due ore di durata dello spettacolo, alternano in maniera funzionale comicità frizzante, a tratti agro-dolce, e momenti toccanti. La pièce è suddivisa in due atti con altrettanti cambi a scena a vista, uno tra il primo e il secondo e l’altro in quello finale. Paola Quattrini recita il ruolo di una madre ingombrante, ma anche di una moglie ferita dai continui tradimenti del marito Carlo, un politico e scrittore, nel contempo è anche una donna dura e cinica ma vulnerabile. Il vizio del gioco le ha fatto perdere i risparmi, le energie e il sonno, inducendola ad essere morosa nei pagamenti dovuti all’amministrazione del caseggiato e a rubare. Nel finale tenta il suicidio ingerendo una grande quantità di pillole. Per parte sua Paola Barale, una avvenente ex modella ora insegnante di yoga, pur essendo una donna in apparenza equilibrata, perderà presto le certezze che credeva di possedere, quando scopre di essere anche lei stata tradita dal marito con cui ha fatto un figlio, Giacomino. Ad aiutare Alessandra che dietro il carattere solare, infantile e ironico maschera la condizione di disperazione in cui versa da molti anni sarà proprio la giovane rivale, che pure sta all’origine delle sue depressioni dovute anche alla dipendenza dal gioco. Grazie alla sua amicizia troverà il coraggio di guardare in profondità in se stessa iniziando così un percorso di risalita che la porterà, grazie all’aiuto di uno psicologo, a liberarsi dalla schiavitù del gioco. Un aiuto importante gli verrà dato anche dal figlio che non si fa ingannare dalla di lei allegria artefatta, dalle bugie che dice e dai sogni che la dominano. Marco comunicherà alla madre, sdraiata sul letto di un ospedale dopo la lavanda gastrica che le ha salvato la vita, di avere da poco iniziato una storia con una collega, la ventiseienne Maria Letizia. Quest’ultima, al pari di Carlo, Giacomino e della sua nurse, sono assenti dalla scena.
Il tema che percorre e innerva lo spettacolo, la cui vicenda è ambienta a Roma, è il fascino ipnotico del sogno d’azzardo, che promette una vita di riscatto da errori compiuti e mortificazioni subite. Detto altrimenti abbiamo tre personaggi ben delineati da Luca De Bei, attore, drammaturgo, regista e sceneggiatore molto apprezzato. Tutti e tre sono individui colti sull’orlo di una crisi di nervi tesi a tentare, a tratti in maniera maldestra, ma sempre con determinazione, di trovare un equilibrio con se stessi e con gli altri. Nel concludere preciso che il testo di Luca De Bei è frizzante, arguto e piacevole. Nonostante qualche lentezza e caduta di ritmo nel finale, la commedia è una prova convincente perché scandaglia bene l’animo umano, analizzando talora con finezza i problemi di una famiglia travagliata da molti problemi. Come regista poi De Bei sa accompagnare ed esaltare con mano sicura le doti dei tre bravi protagonisti sulle cui corde ha costruito il suo applaudito copione.

Roberto Trovato

Ultima modifica il Sabato, 17 Luglio 2021 16:59

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