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BORGIO VEREZZI FESTIVAL 55ma edizione - "TRE UOMINI E UNA CULLA", regia Gabriele Pignotta. -di Roberto Trovato

I sei interpreti di “Tre uomini e una culla". Foto Luigi Cerati: I sei interpreti di “Tre uomini e una culla". Foto Luigi Cerati:

TRE UOMINI E UNA CULLA
di Coline Serreau
Traduzione: Marco M. Casazza
Adattamente teatrale: Coline Serreau e Samuel Tasinaje
Regia: Gabriele Pignotta
Costumi: Silvia Frattolillo. Scene: Matteo Soltanto
Interpreti: Giorgio Lupano, Gabriele Pignotta, Attilio Fontana, Fabio Avaro, Siddhartha Prestinari e Malvina Ruggiano
Produzione: a. ArtistiAssociati di Gorizia.
Borgio Verezzi, Piazza S. Agostino, 20-22 agosto 2021

Autrice di questo testo, che è stato felicemente derivato dal riadattamento della sceneggiatura di un film del 1985, Tre uomini e una culla, è la regista, sceneggiatrice e attrice francese Coline Serreau, classe 1947. La trama è la seguente. In un grande e centralissimo appartamento parigino vivono in perfetta amicizia tre scapoli impenitenti: il noto donnaiolo Jacques, steward dell'Air France; Pierre, impiegato presso una agenzia; Michel, disegnatore tecnico per uno studio di progettazione. I tre ruoli sono interpretati in maniera impeccabile nell’ordine da Attilio Fontana, Giorgio Lupano e Gabriele Pignotta. Nel corso di una delle consuete baldorie serali, un comune conoscente, Paul, impersonato da Fabio Avaro (l’attore interpreta anche le parti di un rapinatore e poi quella del commissario di polizia), prega Jacques di tenere presso di sé, per qualche giorno di sua assenza, un pacchetto che verrà presto recapitato loro e poi ritirato al suo ritorno. Jacques, in partenza per la Thailandia, acconsente, dimenticando di avvertire Pierre e Michel. Il pacchetto che contiene droga arriva. Poco dopo giunge anche un passeggino con una una neonata, Marie, che Sylvia (impersonata da Malvina Ruggiano), ha partorito a Jacques, ma che ora per impegni di lavoro negli Stati Uniti, non può accudire. I due amici sono sorpresi e smarriti. Comincia per i due un massacrante tour de force: costretti a chiedere congedi di lavoro, devono combattere con orari, pannolini, biberon, bagnetti e sveglie dalla suoneria implacabile. La splendida bambina, tuttavia, fa presto a conquistarne l'affetto. Nel frattempo, il misterioso pacchetto che contiene droga arriva davvero. Di qui una incursione in casa di un losco figuro, che cerca senza trovarla: la droga è stata nascosta dall’astuto Michel tra i pannolini della piccola Marie. Anche la polizia irrompe nell'alloggio alla ricerca della droga, ma i due amici, sono stati abili a farla sparire. Poco dopo Michel porta la droga in un parco, dove gli interessati la troveranno. Al ritorno di Jacques, sollecitato per telefono ad interrompere le ferie, perché gli amici si trovano in difficoltà, ogni equivoco viene chiarito tra lui e Paul. Le avventure dei nostri tuttavia non sono finite. La madre di Jacques non può occuparsi, come lui sperava, della piccola perché deve partire con un’amica in crociera. Jacques, Michel e Pierre (pur tra battibecchi e tensioni) continuano a tenersi con grande affetto Marie. Poco dopo, chiamata da Jacques, ritorna Sylvia, portandola via. Ora i tre soli e sconsolati, riprendono il lavoro e le loro squallide avventure, ma tutto sembra triste e sbiadito. Un giorno si ripresenta Sylvia con Marie: ora, impegnata in pose fotografiche, non riesce né a dormire abbastanza, né ad assicurarle assistenza. Per questo chiede di poterla lasciare a loro qualche tempo. Jacques, Pierre e Michel felicissimi si coccolano la bambina, mentre Sylvia si addormenta sdraiata sul divano.
La pellicola ha conosciuto un successo planetario con oltre dodici milioni di incassi, uno dei record del cinema francese, a fronte di un modesto investimento finanziario. Della pellicola venne realizzata nell’87 negli Stati Uniti un remake intitolato Tre scapoli e un bebè, diretto da Leonard Nimoy. A quanto ha dichiarato la stessa Serreau, Trois hommes et un couffin (questo è il titolo originale), non è una commedia leggera perché le premesse sono tragiche. In effetti i tre giovani inizialmente vorrebbero liberarsi della neonata. Il film, come pure lo spettacolo che ha la durata di un’ora e cinquanta senza intervallo, emoziona il pubblico con un sapiente mix di tenerezza e divertimento perché tratta “con levità e brio il ruolo dei padri e i nuovi modelli di famiglia”. Inoltre illustra con finezza, garbo e nel contempo incisività non solo la scoperta della maternità da parte di tre uomini, ma anche quella del femminile che è in noi. All’inizio i tre, che sono archetipi dell’uomo che una donna può incontrare e amare (l’uomo padre, il Don Giovanni e il fratello), rifiutano ogni responsabilità perché non vogliono perdere la propria infanzia. Presto però verranno conquistati dall’affetto per la piccola creatura che ne rivoluzionerà positivamente l’esistenza. In effetti capiscono che l’unica maniera per liberarsi dell’infanzia è quella di occuparsi di un bambino. La trovata comica della madre addormentata non piacque negli anni ’80 al movimento femminista. Lo spettacolo, interpretato con grandissima bravura da Giorgio Lupano, Gabriele Pignotta (anche nella veste di regista), Attilio Fontana, Fabio Avaro, Siddhartha Prestinari (nelle parti della portinaia del palazzo e di una poliziotta) e Malvina Ruggiano (che recita anche il ruolo di una farmacista e di una seconda poliziotta), non sono la descrizione di una realtà, ma una favola e un’utopia per far nascere un desiderio di un profondo e necessario cambiamento nella società. La Serreau cerca di trascendere la realtà con un fine e delicato umorismo. L‘esito convincente della rappresentazione molto divertente e applaudita a più riprese dal pubblico deve molto alla traduzione di Marco M. Casazza e all’adattamento teatrale, frizzante, dai dialoghi serrati, dal ritmo vivace e dai continui colpi di scena, curato dalla stessa Serreau e da Samuel Tassinaje. La pièce, ricca di spunti comici e momenti toccanti si conferma un lavoro originale, capace di offrire, al pari di altri testi della Serreau, un ritratto ricco dei rapporti tra i sessi nella Francia dell’ultimo ventennio del Novecento. Le varie sequenze in cui è articolato questo testo, inframmezzato in maniera funzionale da brevi brani di canzoni francesi degli anni Ottanta, è vivacizzato da alcune scene parallele in cui sono alternati esterni e interni della vicenda sceneggiata con maestria, sveltezza e brio. A mio parere, il forte impegno produttivo di Artisti Associati ha posto le premesse per un sicuro successo quando verrà riproposto sui palcoscenici nazionali a partire del marzo 2022.
L’allestimento dello spettacolo è stato preceduto dalla consegna da parte di Maddalena Pizzonia, vicesindaco di Borgio Verezzi, all’attore Maximiliam Nisi e alla drammaturga Raffaella Bonsignori, della menzione speciale della Camera di Commercio Riviere di Liguria per Giuda, presentato al Gassman nel Festival dello scorso anno.

Roberto Trovato

Ultima modifica il Domenica, 22 Agosto 2021 12:52

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